Ucraina a un bivio. Domani il referendum. A Mosca in 50mila contro la politica di Putin

MOSCA – L’ucraina si prepara l ‘votò del referendum in Crimea, che potrebbe portare, nonostante la minaccia di sanzioni rigide, la penisola di fatto in Russia e spingere così le tensioni est-ovest ad un punto di rottura. Fallito il tentativo last minute degli USA di trovare una soluzione diplomatica, con il Cremlino che ha rifiutato ogni decisione prima di conoscere l’esito del referendum.

La maggioranza di lingua russa della strategica penisola del mar Nero ha così due scelte, predisposte per la consultazione dalle nuove autorità filo-mosca sorte in risposta alla rivolta pro-UE di Kiev: si può infatti sia votare per l’unione con la Russia che, però, per «il significativo rafforzamento dell’autonomia della crimea all’interno dell’ucraina». I primi risultati preliminari del referendum di annessione della Crimea alla Russia saranno resi noti «poco dopo» la chiusura delle urne, prevista alle 19 di domenica: lo ha annunciato il responsabile del comitato organizzatore del voto, Mikhailo Malychev.  Secondo i dati forniti da Malychev saranno presenti 623 giornalisti di 129 testate – e che saranno autorizzati a filmare le operazioni di spoglio delle schede – e 135 osservatori provenienti da 23 Paesi; inoltre, verrà reso noto un exit poll subito dopo la chiusura dei seggi. 

Verrà inoltre permesso il voto dei militari ucraini di stanza in Crimea, «sempre che i loro superiori li autorizzino» ha concluso Malychev, precisando che sono state stampate 1,5 milioni di schede, numero pari alla popolazione adulta della Crimea più un margine dell’1%.

 

A Mosca corteo

Sono almeno 50.000 le persone sfilate in corteo a Mosca per manifestare contro l’iniziativa del governo russo in Crimea. La manifestazione si tiene alla vigilia del voto referendario che molto probabilmente deciderà la secessione della penisola dall’Ucraina, ma che non sarà riconosciuto come legale da Kiev. Sono numerosi i manifestanti che urlano slogan come «L’occupazione della Crimea è un disonore per la Russia» e «Giù le mani dalla Crimea».  Da giovedì sera, intanto, su decisione dell’Authority per il controllo dei media, è bloccato l’accesso al blog dell’oppositore Alexei Navalny su LiveJournal, al sito vicino all’opposizione Ej.ru e al sito dell’ex campione di scacchi e figura anti-Putin, Garry Kasparov (kasparov.ru).

 

Secondo stime di alcuni media indipendenti, almeno 20.000 persone sono scese in piazza oggi a Mosca per manifestare contro la politica della Russia in Ucraina e Crimea. Gli organizzatori – alcuni dei partiti extraparlamentari russi – parlano di almeno 50.000 persone. Molto inferiori le cifre della polizia, che parlano di appena 3.000 persone.  La «Marcia della Pace» – che aveva l’autorizzazione dell’amministrazione comunale – è partita da piazza Pushkin e arrivata in viale Sakharov dove si è tenuto un comizio, a cui hanno partecipato figure di spicco dell’opposizione di piazza: l’ex premier Boris Nemtsov, il deputato Dmitri Gudkov e le due Pussy Riot Nadia Tolokonnikova e Maria Aliokhina. Dietro il piccolo palco allestito per l’occasione, anche Irina Prokhorova, sorella del miliardario Mikhail Prokhorov, fondatore del partito Piattaforma Civile. Tanti gli studenti e gli intellettuali. Molti anche i bambini, con i genitori venuti a manifestare «per dare loro un futuro, perchè non si torni indietro dritti in Urss», racconta Ayder, tataro nato a Mosca, ma con molti parenti in Crimea. Tra le numerose bandiere azzurro e giallo e quelle nazionali, gli slogan più sentiti sono stati «Per una Russia e un’Ucraina senza Putin», «Putin ladro» e «Ucraina siamo con te». Pacifisti, attivisti per i diritti della comunità Lgbt, anarchici, ex detenuti politici. Alcuni marciavano indossando la tuta della nazionale ucraina alle Olimpiadi di Sochi, altri avevano fiori in mano dei colori della bandiera ucraina. I cartelli che tenevano in mano recitavano: «Per la vostra e la nostra libertà», «Gloria agli eroi di Maidan», «Non vogliamo vivere nel Reich», «Non vogliamo vivere in Urss».

 

Tutte queste persone che sono oggi qui, rappresentano la speranza della Russia, la sua possibile salvezza – ha detto Nadia Tolokonnikova all’Agi – ma in questo momento siamo preoccupati per il futuro dell’Ucraina e per quello del nostro Paese». «Putin dovrebbe fare un referendum anche da noi e chiedere se la gente vuole stipendi dimezzati e prezzi alle stelle, perchè la Crimea diventi Russia», ha dichiarato Nemtsov alludendo alle ripercussioni dell’escalation ucraina sull’economia russa. Su suggerimenti del blogger e oppositore Alexei Navalny,

che si trova agli arresti domiciliari, il corteo è stato dedicato all’ultimo minuto anche alla libertà di stampa, contro quella che gli organizzatori ritengono la censura avviata da Putin sui pochi media ancora indipendenti e internet. L’accesso al popolare blog di Navalny è stato bloccato questa settimana insieme ad altri siti d’informazione legati all’opposizione. Tra i più applauditi in piazza, i giornalisti del sito Lenta.ru, la cui direttrice è stata licenziata pochi giorni fa, dopo la pubblicazione di un’intervista a un attivista dell’estrema destra ucraina e sostituita da una figura vicina a Cremlino.  Contemporaneamente, nella capitale, si è svolta una marcia «in sostegno della Crimea e contro il fascismo». Tra i partecipanti – 15.000 secondo le autorità – molte bandiere russe e quelle del partito putiniano «Russia Unita», la formazione di maggioranza alla Duma.

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