Elezioni in Algeria. Tempo di cambiamenti ma bassa affluenza

ROMA – È tempo di urne per l’Algeria, e probabilmente anche di cambiamento. Ali Benflis, leader del partito Barakat, in questo momento è l’unico candidato valido in grado di apportarlo, questo cambiamento, superando il veterano Abdelaziz Bouteflika, attuale presidente in carica, nonché al potere, da 15 anni.

Malgrado il disinteresse e l’assenteismo aleggino sul paese, e infatti l’afflusso alle urne sarà sicuramente inferiore di molto rispetto ai complessivi 23 milioni di elettori registrati, l’oppositore Benflis non si arrende di fronte all’orientamento diffuso: conservare lo status quo nel paese. Difatti continua a sostenere che una sua probabile sconfitta sarebbe causata da brogli elettorali. Ma di fronte a questo viavai di voti qual è la posizione dell’Europa? In Italia i media non hanno dato grande risalto alla notizia, eppure l’Italia dipende per più di un terzo dall’importazione del gas algerino. Tuttavia la questione non è irrilevante, infatti, considerando la crisi ucraina e la necessità di sganciarsi dalla dipendenza dalla Russia e l’impossibilità di attingere da altre fonti, la fornitura di gas algerino diventa di primaria importanza. Tutto questo si spiega forse con la consapevolezza che nulla cambierà nel paese. In effetti la vittoria di Bouteflika è quasi scontata, il popolo sembra alienato e rassegnato, tant’è che, da parte degli oppositori, non ci sono stati episodi degni di rilievo. Nonostante sia in carica dal 1999, è bene ricordare che Bouteflika, ormai un uomo attempato e malato, è stato un grande mediatore perché è riuscito a contemperare insieme le due forze del paese: le Forze Armate e Direzione Informazioni e Sicurezza (DRS). Nonostante abbia appoggiato la sua terza candidatura, la DRS è contraria a questo suo possibile quarto mandato in quanto già da un anno a questa parte Bouteflika ha ridimensionato i suoi poteri. Anche se dotato di grandi qualità di mediatore, bisogna ricordare che l’Algeria soffre di gravi problemi socio-economici, accentuati dalla crisi europea. Due terzi della popolazione ha meno di trent’anni, la disoccupazione è elevata, e la metà dei prodotti alimentari deve essere importata. Inoltre, il grande bisogno di ammodernare continuamente le infrastrutture energetiche richiede enormi risorse.  

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