Afghanistan: continua la strategia destabilizzante dei Talebani. Kamikaze uccide 9 persone

KABUL – Oggi si è consumato l’ennesimo bagno di sangue in Afghanistan. Un attentatore suicida, in divisa militare, si è fatto esplodere davanti alla base militare di Lagham a Jalalabad nella provincia orientale di Nangarhar in Afghanistan. Si tratta di una base mista dell’esercito afghano e Forza internazionale di assistenza alla sicurezza Isaf, sotto comando NATO.

A rimane uccisi dalla deflagrazione nove soldati, cinque dell’Isaf e 4 afghani, mentre almeno altri 8 militari afghani sono rimasti feriti. L’attentato è stato rivendicato dai Talebani. Il loro portavoce, Zabiullah Mujahid nel rivendicare l’attacco ha spiegato che l’attentatore si era infiltrato nell’esercito un mese fa. Un attacco quindi premeditato e pianificato da tempo e che si è verificato significativamente nel giorno in cui il primo ministro pakistano, Yusuf Raza Gilani è arrivato a Kabul. Scopo della visita, avvenuta su invito del presidente afghano, Hamid Karzai, è quella di  discutere con quest’ultimo l’adozione di  una strategia comune per combattere il terrorismo. Con il primo ministro pakistano a Kabul anche una delegazione composta dal capo di stato maggiore, il generale Ashfaq Kayani, il capo dei servizi segreti, Isi, il generale Shuja Pasha, e il ministro dell’Interno, Rehman Malik. Si tratta della seconda visita ufficiale di Gilani a Kabul dopo quella del dicembre dello scorso anno. Nel mese di gennaio Islamabad e Kabul hanno già formato una commissione congiunta per studiare la possibilità di aprire un dialogo diretto con i Talebani. L’attentato di oggi rientra quindi nella scia della sfida che i Talebani hanno lanciato al governo di Kabul e alla coalizione militare internazionale che lo appoggia. Di fatto stamani i ribelli afghani hanno voluto mettere a segno un altro  duro colpo contro quelli che considerano dei traditori e dei servi degli americani. L’attentato infatti, giunge all’indomani dell’uccisione del capo della polizia della provincia di Kandahar, il generale Khan Mohammad Mujahid ucciso in un attentato suicida. Il generale Mujahid era finora sopravvissuto a due precedenti attentati, uno nella propria abitazione e l’altro mentre viaggiava a bordo della sua automobile.

 

Un assassinio subito rivendicato dai Talebani e che è avvenuto giusto ad un mese da un altro con cui era stato assassinato il capo della polizia di Kunduz. Si è trattato di certo di un duro colpo voluto assestare alle forze di sicurezza afghane per abbassare il loro morale e la loro capacità operativa. L’attacco di ieri era stato immediatamente condannato dal presidente afghano e dal comandante Isaf-NATO.  In Afghanistan sono stati messi a segno diversi attentati suicida e assalti contro le forze di sicurezza afghane e Isaf. Un segnale questo che la situazione nel Paese asiatico è tutt’altro che tranquilla e indirizzata verso la normalità. Gli attacchi degli insorti si stanno verificando principalmente nelle aree che confinano con le zone tribali pachistane. E’ in queste aree che infatti si giocano la loro carta i talebani decisi a fronteggiare in ogni modo possibile l’intervento del governo di Kabul e dei soldati stranieri della coalizione a guida Isaf-NATO presenti nel Paese. Questi sono da mesi ripetutamente impegnati in interventi miranti, attraverso operazioni militari, alla repressione dell’insorgenza prima dell’inizio del loro graduale disimpegno dal Paese asiatico. Un disimpegno previsto dal prossimo mese di luglio. A partire da questa data, nel giro di quattro anni, la responsabilità della sicurezza su tutto il territorio nazionale dovrebbe passare poi, alle forze di sicurezza afghane. Le azioni dei ribelli rientrano in un disegno terroristico basato sul terrore e sulla volontà di voler mettere a tacere le voci più rappresentative dell’Afghanistan in modo da creare un vuoto intorno al governo di Kabul nell’intento di isolarlo. Per questo motivo gli insorti afghani, oltre agli obiettivi stranieri e governativi, stanno prendendo  di mira anche le figure tribali e militari vicine al regime. Proprio in questa settimana che si sta chiudendo sono stati assassinati due importanti figure rappresentative tribali. Lo scorso 13 aprile nella provincia settentrionale afghana di Kunar è stato ucciso Haji Malik Zareen. Si trattava di un anziano tribale molto influente nella zona. Il giorno prima è stato assassinato un leader tribale nella provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan. A cadere sotto i colpi dei ribelli Ghulam Dastagir, membro del consiglio distrettuale locale ucciso a colpi d’arma da fuoco nel distretto di Nawa.

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