Yemen. All’orizzonte un altro Vietnam

SANAA – E’ un quadro che fa tremare i polsi alle autorità saudite quello che si delinea in Yemen a due settimane dall’inizio della campagna militare ribattezzata ‘Tempesta Decisiva’ contro i ribelli houthi (sciiti).

I raid aerei della coalizione guidata da Riad non sembrano, almeno per il momento, riuscire a fiaccare la resistenza dei miliziani sciiti che conquistano ad avanzare nella zona est. Tra la popolazione locale cresce l’insofferenza per un conflitto che ha ridotto la capacità di accesso ad acqua e cibo, in un paese già sofferente per alti livelli di malnutrizione.

Ad Aden, la roccaforte del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, di cui Riad è il principale sponsor, gli abitanti sembrano voltare le spalle al governo, ‘colpevole’ di essersi affidato completamente agli stranieri per ripristinare l’ordine invece di organizzare un fronte locale anti-houthi. Lo stesso vuoto di potere delle ultime settimane sembra creare le condizioni perfette per un rafforzamento di milizie locali e soprattutto di al-Qaeda.  Alcuni analisti come lo yemenita Farea al-Muslimi, che collabora con il Carnegie Middle East Center, sottolineano che lo Yemen, considerato da Riad una sorta di ‘cortile di casa’, sta diventando per i sauditi “il loro Vietnam”.

Al-Muslimi evidenzia in particolare il rischio che il paese si tramutiin una roccaforte del terrorismo islamico proprio alle porte della monarchia di Salman. Secondo l’analista, infatti, il caos sta creando terreno fertile per gruppi come Aqap, il braccio yemenita di al-Qaeda,che negli ultimi giorni avrebbe preso il controllo di Mukalla, la quinta città del paese, e di una base militare al confine con l’ArabiaSaudita.

Anche l’obiettivo dichiarato dei raid, ovvero reinsediare al suo posto Hadi, cacciato da Sanaa dai ribelli e riparato per breve tempo ad Aden prima di volare a Riad, rischia di fallire. Da tempo tra gli anti-houthi, che in teoria formano lo zoccolo duro dei sostenitori del governo, è forte l’insofferenza nei confronti del presidente, che viene accusato di aver chiesto subito l’intervento straniero per fermare i ribelli, mentre le milizie locali sono impegnate in prima linea.

Ci ha assolutamente deluso”, afferma Ali Mohammed, un 28enne disoccupato di Aden, riferendosi a Hadi. Wadah al-Dubaish, leader di una delle milizie che stanno combattendo gli houthi in città, spiega che il presidente non è più ilbenvenuto. “Non vogliamo più vedere la sua faccia qui”, dice. 

‘Tempesta Decisiva’ rischia poi di trasformarsi in un flop anche nell’ottica della strategia regionale di Riad, che punta a limitare ‘influenza dell’Iran in Yemen (Teheran è il principale sponsor degli houthi). Malgrado i raid, i ribelli sembrano essere riusciti a mettere al sicuro i depositi di armi nelle loro roccaforti del nord intorno a Saada. Le loro capacità militano non sembrano risentire particolarmente degli attacchi della coalizione. Secondo Theodore Karasik, un analista di Dubai esperto di strategia militare, per costringere gli houthi alla resa è necessaria un’operazione di terra. Al momento gli alleati dell’Arabia Saudita guardano con molta cautela a quest’opzione. Dopo aver lanciato i raid, tocca ancora a Riad fare una nuova massa. Ma i fantasmi del Vietnam iniziano ad aleggiare tra i corridoi del palazzo di Salman.

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