Grecia. No a ultimatum, ai ricatti e alla campagna della paura

ROMA – Anche oggi occhi puntati sulla Grecia. La prima notizia degna di nota  riguarda il Consiglio di stato greco, il quale ha respinto l’appello per cancellare il referendum in cui i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi sulla proposta di accordo avanzata in Europa il 25 giugno.

Nel frattempo il premier greco Alexis Tsipras ha nuovamente esortato in tv gli elettori greci a dire di “no agli ultimatum, ai ricatti e alla campagna della paura”, a poche ore dal referendum sul piano di salvataggio dei creditori internazionali che lo vede schierato per il “no”.”E’ giunto il tempo della responsabilità e della democrazia. Quando il popolo può tenere il suo futuro nelle proprie mani non deve avere paura” ha detto. E ancora: “Votare no non significa rompere con l’Europa, ma continuare i negoziati in termini migliori per il popolo greco”.Tsipras ha rilanciato  chiedendo un taglio del 30% del debito su 20 anni, in modo da renderlo sostenibile. In questo modo, secondo lui Atene ce la farebbe. Ma il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, alla conferenza stampa per l’inizio della presidenza di turno lussemburghese del Consiglio, ha avvisato:”Se i greci voteranno no, la posizione greca ne sarà drammaticamente indebolita”.Gelido anche il ministro delle Finanze

 tedesco Wolfgang Schaeuble che in risposta alle promesse di Tsipras di chiudere in 48 ore un accordo in caso di vittoria del “no” ha detto.

Nel frattempo continuano a moltiplicarsi le voci sulle conseguenze della chiusura delle banche, che al momento avrebbero una liquidità limitata.  Oltre alle limitazioni dei prelievi bancomat i greci  acquistano col contagocce, concentrandosi sui beni essenziali: riso, pane, zucchero, fagioli, cibi in scatola. Solo nei negozi alimentari ancora si trovano compratori, mentre negli altri nessuno entra, il contante e la liquidita’ sono razionati. Anche i soldi per pagare gli stipendi iniziano a scarseggiare.  Il timore e’ che dalla settimana prossima potrebbe esserci penuria di alcuni beni e che gli scaffali dei negozi possano iniziare a svuotarsi.  

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