Pirateria somala: si registra un calo ‘stagionale’

ROMA – Alla vigilia della stagione dei monsoni si registra un calo negli attacchi pirati ai mercantili che solcano le acque del mare del Corno D’Africa e Oceano Indiano. Nel corso della settimana che si è appena conclusa si sono registrati solo sei attacchi pirati. Attacchi che sono stati tutti respinti. Ad essere state attaccate la MV ARTEMIS GLORIA , la MV FELICITY ACE, FV ALAKRANTXU, MV CAPE SPENCER, MV FORTUNE CLOVER e la MV YOSA GOLDEN. I due attacchi che hanno riguardato la GOLDEN e l’FV ALAKRANTXU sono stati respinti  dalle guardie armate imbarcate a bordo del battello.

Nel caso dell’ FV ALAKRANTXU c’è poi, una particolarità. Si tratta di una nave ausiliare dell’Alakrana, il peschereccio d’altura spagnolo che venne catturato nel 2009 dai pirati somali e per il quale il governo spagnolo ha pagato 4 mln di dollari di riscatto come il governo stesso ha confessato. Si è trattato, allora, del secondo più alto riscatto pagato dopo quello versato nelle casse dei predoni del mare, sempre di 4 mln di dollari,  dal governo italiano per il rilascio del rimorchiatore d’altura italiano ‘Buccaneer’ catturato insieme al suo equipaggio nello stesso anno.  Il fatto più preoccupante è però, che alcuni degli attacchi pirati sono stati portati nel sud del Mar Rosso e al largo della Tanzania. Un fatto questo che porta a pensare che con l’inizio del monsone, tra giugno e agosto, le attività di pirateria potrebbero spostarsi in quell’area come accade nello stesso periodo dello scorso anno. Mentre da un lato cala l’attività criminale dei predoni del mare dall’altro le loro casse continuano ad essere riempite con i dollari pagati per i riscatti. Nella settimana che è trascorsa è stato pagato il riscatto per ottenere il rilascio della MV KHALED MUHIEDDINE K e il suo equipaggio di 25 marittimi, 22 siriani e 3 egiziani. Il cargo era stato catturato il 20 gennaio scorso.

 

A negoziare il rilascio è stata la compagnia marittima siriana proprietaria del cargo. Ora si aspetta che i pirati somali lascino la nave. Molto probabilmente passerà ancora qualche giorno prima che si abbia l’effettivo rilascio di nave e uomini. I pirati in genere ne ritardano il rilascio, dopo aver incassato il riscatto, non sbarcano subito dalla nave catturata se non sono certi di trovarsi in sicurezza. Da giorni si aspetta anche il rilascio della FV PRANTALAY 12 catturata nell’aprile 2010. Per il rilascio della nave e dei 24 suoi membri dell’equipaggio è stato pagato un riscatto, ma purtroppo un gruppo pirata rivale si è impossessato della nave dopo che è stata abbandonata dai ‘legittimi’ sequestratori ed ora l’hanno dirottata al largo del porto pirata di Eryl  dove la trattengono in ostaggio. Pagato anche il riscatto per la nave battente bandiera panamense ‘Dover’e i 20 marittimi membri del suo equipaggio. La nave catturata lo scorso mese di febbraio e ora, ma non per molto ancora, alla fonda al largo delle coste somale. Per la nave di proprietà greca la prigionia è finita, ma non si può dire lo stesso per i coniugi Johansen e i loro tre figli che ora verranno di nuovo spostati.

 

Si tratta di un intera famiglia di Copenaghen, Jan e Marie, e dei loro tre figli adolescenti, Rune, Hjalte e Naja, rispettivamente di 17, 15 e 13 anni. I cinque danesi sono caduti nelle mani dei predoni del mare lo scorso 24 febbraio, mentre erano in navigazione nell’Oceano Indiano a bordo del loro Yacht ‘ING’. I Johansen stavano compiendo il giro del mondo in barca a vela dall’agosto 2009. Con loro catturati anche altri due danesi membri dell’equipaggio. Gli ostaggi danesi, che in un primo momento erano stati trasferiti a terra, ora si trovavano ‘ospiti’ a bordo della ‘Dover’. In tutto sarebbero nove i danesi prigionieri in Somalia. Nelle mani dei pirati somali c’è anche un marittimo con doppia nazionalità, cilena e danese. Si tratta di Eddy Opolo Lopez comandante del cargo danese ‘Leopard’ di proprietà della compagnia marittima Schipcraft catturato lo scorso 12 gennaio. Con lui prigioniero anche un altro marinaio membro dell’equipaggio della nave. Per il loro rilascio sta trattando la compagnia proprietaria del cargo. Purtroppo il governo di Copenaghen si è da sempre detto contrario a trattare con i predoni del mare. Per cui proseguono, su fronti diversi, invece, i negoziatori per ottenere il rilascio degli altri sette cittadini danesi tuttora trattenuti dai pirati somali in ostaggio in attesa che venga pagato per loro un riscatto. I loro familiari hanno avuto contatti sia con gli ostaggi sia con i  pirati somali.

 

In particolare per i Johansen è stato chiesto un riscatto di 5 milioni di dollari.  Purtroppo i coniugi danesi non hanno grosse risorse economiche e l’assicurazione che avevano non copriva il rischio pirateria. In Danimarca amici e parenti sono finora riusciti a raccogliere solo 1,2 milioni di dollari. Nel 2010 i marittimi sequestrati dai pirati somali e tenuti in ostaggio hanno raggiunto il numero record di 1181 marittimi. Un bottino in uomini mai registrato finora.  Secondo Ecoterra i pirati somali attualmente trattengono in ostaggio almeno 40 navi e almeno 650 marittimi di diverse nazionalità tra cui anche dei cittadini europei. In mano ai pirati vi sono soprattutto 11 marittimi italiani membri dell’equipaggio della petroliera ‘Savina Caylyn’ e della motonave ‘Rosalia D’Amato’ catturate rispettivamente l’8 febbraio e il 21 aprile scorsi dai predoni del mare somali. Tutti sono trattenuti in ostaggio dai pirati somali finchè qualcuno non pagherà per il loro rilascio un riscatto. Nelle acque al largo della Somalia e nell’Oceano Indiano sono intervenute le marine militari di 25 Paesi che hanno inviato decine di navi da guerra a pattugliare il mare dei pirati. Uno sforzo, quello della comunità internazionale, dal costo di diversi milioni di dollari annui che però, non sembra dare i frutti sperati almeno dal punto di vista del contrasto alla pirateria marittima. Una dimostrazione è il fatto che i pirati somali sono sempre di più i padroni del mare visto che continuano indisturbati nella loro attività criminale in lungo e in largo nell’Oceano indiano e nel mare del Corno D’Africa.

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