Egitto. Aperte le urne per eleggere un nuovo parlamento

IL CAIRO – Al via oggi le legislative in Egitto, una tornata elettorale in due fasi, che si concluderà il 2 dicembre e che darà al Paese un nuovo parlamento, a tre anni dallo scioglimento dell’ultima assemblea.

Sono oltre 54 milioni gli egiziani chiamati alle urne per la terza e ultima tappa della road map presentata dalle autorità di transizione dopo la destituzione del presidente islamista Mohammed Morsi (luglio 2013): le prime due sono state la nuova Costituzione e l’elezione del presidente Abdel Fattah al-Sissi.Il sistema di voto è complesso e favorisce i candidati indipendenti piuttosto che i partiti politici. Su 596 seggi in palio, 448 sono riservati agli indipendenti, 120 alle liste di partito e 28 saranno nominati dal presidente. Secondo alcuni osservatori, come fa notare il politologo Clément Steuer su Le Monde, il pericolo è che torni in auge il vecchio regime, i rais del Partito nazionale democratico (sciolto nel 2011) dell’ex presidente Hosni Moubarak, i potentati locali, le elite in genere. “La questione è vedere sino a che punto si tornerà a un sistema clientelistico sul modello del PND, cosa che non è molto probabile, oppure se il sistema si ricostituirà attorno ai partiti politici”.

Un quadro su cui pesa l’incognita del tasso di partecipazione, anche alla luce del complicato sistema di voto.Qualche piccolo partito nato dopo la rivoluzione del 2011 ha preferito boicottare la chiamata alla urne, ma gran parte delle formazioni si sono unite in coalizioni, con la lotta al terrorismo e il sostegno al presidente Sissi come denominatore comune, oltre ad opporsi ai Fratelli Musulmani. Lotta alla disoccupazione e alla povertà è l’altro tema su cui hanno insistito più o meno tutti i candidati.

I sondaggi danno per favorita la coalizione “”Per Amore dell’Egitto””, una galassia di decine di partiti liberali e social-democratici, che potrebbe ottenere la maggioranza dei 120 seggi a disposizione per lo scrutinio di lista.Grandi assenti del voto, i Fratelli Musulmani, che nelle legislative del 2012 avevano ottenuto il 46% dei voti e oggi sono fuori legge come partito, classificati come “”terroristi””. L’unica formazione islamista in gara è il partito salafista Al Nur, che ha scelto di schierarsi contro i Fratelli e a favore dei militari: benché in difficoltà a fronte di una campagna che mira ad eliminare i partiti a base religiosa, Alò Nur conta di mantenere un certo peso sulla scena elettorale egiziana. Nel 2012 aveva ottenuto il 25% delle preferenze.

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