Gran Bretagna. Blair ammette, l’invasione in Iraq ha rafforzato l’Isis

LONDRA – Tony Blair ha ammesso per la prima volta che “ci sono elementi di verita’” nella teoria che l’invasione dell’Iraq nel 2003 – in cui e’ emerso che lui si era impegnato con George W. Bush a partecipare con le truppe britanniche gia’ un anno prima – abbia causato lo sviluppo di Isis.

“Ovviamento non si puo’ dire che quanti tra noi che hanno rimosso Saddam (Hussein) nel 2003, non portino alcuna responsabilita’ per la situazione (nell’area) del 2015”, ha detto l’ex premier laburista britannico a Fareed Zakaria della Cnn in un’intervista che andra’ in onda questo pomeriggio. Solo nel 2007 Blair ripeteva: “Non penso che dovremmo scusarci per nulla di quanto stiamo facendo in Iraq”.

Blair non ha comunque chiesto scusa per l’invasione dell’Iraq, che a 12 anni di distanza continua di fatto a difendere: “Chiedo scusa per il fatto che le informazioni di intelligence che avevamo fossero sbagliate. Chiedo anche scusa, ovviamente, per alcuni degli errori commessi nella pianificazione (dell’intervento) e certamente per i nostri errori nella (mancata) comprensione di quanto sarebbe avvenuto una volta abbattuto il regime. Ma ritengo che sia per me difficile chiedere scusa per aver rimosso Saddam” dal potere. E per giustificare il refrain della sua difesa per aver supinamente fatto propria la posizione di Bush, Blair si spinge fino a fare un paragone tra come alla fine sia stato giusto abbattere Saddam, malgrado tutte le conseguenze, se si confronta all’inazione dell’Occidente di fronte agli orrori in Siria. Per Blair gli Usa e l’Europa sono rimasti fermi mentre centinaia di migliaia di persone venivano uccise. Critiche, pur senza espliciti riferimenti, rivolte in primis a Barack Obama e alla mancata decisione di intervenire nell’agosto del 2013 quando ebbe le prove che Bashar Assad aveva superato la “linea rossa” da lui stesso tracciata dell’uso di armi chimiche contro il suo popolo.

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