Referendum. In Svizzera si vota per il reddito di cittadinanza

2.500 franchi per tutti, anche per chi non lavora

GINEVRA – In Svizzera oggi si vota per il referendum che chiede il via libera all’introduzione di un “reddito di base incondizionato” e non tassato, per garantire una vita dignitosa a tutti, anche a chi non lavora. Si tratta del cosiddetto “reddito di cittadinanza”, rivolto anche ai minori per una somma di 625 euro.  Se l’esito del referendum diventasse realtà, la Svizzera sarebbe il primo Paese al mondo con un reddito di 2.500 franchi (circa la stessa somma in euro) assicurato dallo Stato a tutti i suoi cittadini. Una svolta epocale, che mette inevitabilmente gli altri Paesi, specie in Italia, ad un livello di arretratezza per le mancate iniziative politiche a vantaggio delle fasce più deboli. Non a caso di questa forma di sostentamento si parla da anni anche nel nostro Paese, specie dopo i devastanti effetti della crisi economica. Ma nulla è stato fatto in tal senso.

L’iniziativa svizzera prevede una integrazione per coloro che lavorano ma che guadagnano meno di questa cifra, mentre l’intero importo andrebbe a chi non lavora. Se passasse il ‘si”, il reddito di cittadinanza spetterebbe anche agli stranieri che risiedono da almeno 5 anni nel Paese. Il referendum in realta’ non stabilisce questi importi, venuti pero’ alla luce nelle impostazioni date al dibattito dai promotori della consultazione. Ma gli ultimi sondaggi vedono il ‘no’ in netto vantaggio, anche il governo si e’ detto contrario e ha indicato agli elettori un voto contrario alla proposta a causa delle spese difficilmente sostenibili, che prevederebbero un contro federale da 25 miliardi di franchi. Anche il Parlamento ha risposto in modo freddo, con la destra e il centro decisamenti contrari e una tiepida accoglienza della sinistra rosso-verde. I piu’ critici hanno bollato l’inziativa come “utopia marxista”. “Se paghi la gente per non fare niente, la gente non fara’ niente”, ha commentato Charles Wyplosz, docente di economia al Graduate Institute di Ginevra. “Per secoli l’idea e’ stata considerata una utopia, oggi invece non solo e’ diventata possibile, ma indispensabile”, ha ribattuto il leader della campagna per il ‘si’, Ralph Kundig.

 

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