Iraq. Massacro base Speicher, fosse comuni nel Tigri

BAGHDAD- I funzionari del ministero della Sanita’ iracheno e dell’Istituzione dei martiri hanno trovato i resti di 80 corpi delle vittime del massacro nella base militare di Speicher, nei pressi della citta’ di Tikrit (provincia di Salah al Din) dove nel 2014 membri dello Stato islamico hanno giustiziato oltre mille reclute dell’esercito iracheno.

I resti delle 80 reclute sono stati trovati sommersi nel fiume Tigri, sotto i rami degli alberi, nei pressi del palazzo presidenziale dell’ex rais Saddam Hussein. I corpi sono stati trasferiti all’istituto di medicina forense provinciale per effettuare il test del Dna. Lo scorso 21 agosto le autorita’ irachene hanno eseguito la condanna a morte per impiccagione per 36 persone condannate per aver preso parte al massacro della base militare di Speicher

Oltre un migliaio di persone, in gran parte giovani sciiti, hanno perso la vita nel massacro delle reclute avvenuto nel giugno 2014 nella base militare di Speicher, nei pressi della citta’ di Tikrit (provincia di Salah al Din). Nel mese di luglio 2015 lo Stato islamico ha diffuso un video della durata di 23 minuti in cui emergono nuovi dettagli sull’esecuzione di massa. Le immagini mostrano centinaia di giovani posti in fila l’uno a fianco all’altro, in ginocchio e incappucciati, per essere in seguito freddati da colpi di pistola e mitragliatrice e gettati in una fossa comune. Dopo la conquista di Tikrit da parte dell’esercito iracheno e delle milizie della Mobilitazione popolare sciita avvenuta ad aprile 2015, le autorita’ di Baghdad hanno dato il via ad una serie di indagini nei pressi del luogo del massacro. 

Il 18 febbraio scorso il Tribunale penale centrale iracheno ha condannato a morte 40 persone per coinvolgimento nel massacro di Camp Speicher. Lo scorso 8 luglio il Consiglio giudiziario supremo iracheno ha comminato la pena di morte a 24 detenuti accusati di aver partecipato alla strage. L’Is ha rivendicato pubblicamente l’uccisione di 1.700 sciiti, mentre il 17 settembre 2014 il governo iracheno in una dichiarazione ufficiale ha stabilito in 1.095 il numero delle vittime. In base alle foto e ai video pubblicati dai membri dell’Is, i terroristi hanno sparato da distanza ravvicinata, quindi hanno sepolto i corpi in fosse comuni, come ribadito anche dai rapporti stilati dalle organizzazioni internazionali, con le Nazioni Unite che hanno definito l’eccidio un “crimine di guerra”. Il massacro di Camp Speicher ha suscitato indignazione in tutto l’Iraq e ha in parte alimentato la mobilitazione delle milizie sciite nella lotta contro lo Stato islamico. Il primo ministro Haider al Abadi ha tentato di accelerare l’attuazione delle condanne a morte a seguito di una serie di attentati su larga scala nel centro e nei dintorni di Baghdad avvenuti negli ultimi mesi. Le Nazioni Unite hanno criticato queste misure politiche, sottolineando che “data la debolezza del sistema giudiziario iracheno”, il rischio di esecuzioni sommarie poteva portare alla morte di persone non direttamente coinvolte nel massacro. 

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