Venezuela, respinto attacco a base militare, caccia agli assalitori

CARACAS – L’esercito venezuelano sta dando la caccia a un gruppo di “mercenari” armati che si sono dati alla fuga dopo un attacco a una base militare contro quella che hanno definito la “tirannia assassina” del presidente Nicolas Maduro.

Circa 20 uomini guidati da un ufficiale disertore ieri mattina hanno combattuto per tre ore contro l’esercito regolare nella base militare nella terza città del Paese, Valencia. Il raid è terminato con l’uccisione di due assalitori e la cattura di altri otto, ha detto Maduro alla tv di Stato. Altri dieci sono fuggiti con armi prese nella base, secondo gli ufficiali che hanno avviato un'”intensa ricerca” agli autori dell’attacco. Maduro ha sostenuto che il gruppo “terrorista” ha legami con gli Usa e la Colombia. L’incidente acuisce i timori che la crisi politica ed economica venezuelana possa sfociare in violenze generalizzate o addirittura in un conflitto armato. Secondo il governo le situazione nel Paese è normale. Gli elicotteri sorvolano le strade di Valencia, pattugliate da veicoli blindati, in un clima di grade tensione. Gli abitanti della grande città nel nordest del Venezuela dicono che è stato imposto un coprifuoco. La polizia ha disperso i manifestanti che avevano incendiato barricate lungo la strada. Le forze armate in una nota hanno detto che “un gruppo di civili che indossavano uniformi militari e un tenente, che ha disertato” hanno compito l’attacco. Maduro ha detto che il tenente, tra i catturati, “sta fornendo attivamente informazioni e abbiamo testimonianze da sette dei civili”.

Maduro ha lodato l’esercito per l'”immediata reazione” all’attacco, dicendo che ha avuto la sua “ammirazione”. L’opposizione venezuelana ha sollecitato ripetutamente l’opposizione ad abbandonare Maduro. Ma il ministro della Difesa Vladimir Padrino ha detto che la lealtà delle forze armate è irremovibile. In un video messo online poco prima dell’attacco un uomo che si presenta come il capitano Juan Caguaripano dichiara una “legittima ribellione … per respingere la sanguinosa tirannia di Nicolas Maduro”. Circondato da 15 uomini in tuta mimetica, alcuni dei quali armati, il militare chiede un governo di transizione ed “elezioni libere”. Non è chiaro se il tenente a cui si far riferimento nel comunicato dell’esercito, rimosso per diserzione, sia la stessa persona o se si tratti di un altro militare rinnegato. Secondo la nota il tenente ha disertato tre anni fa e ha trovato rifugio a Miami, in Florida. 

Il Venezuela è sempre più isolato sul piano internazionale e Maduro ha stretto le redini sul potere con la creazione di una controversa Assemblea costituente, composta dai suoi alleati, insediata nel weekend. L’opposizione, che controlla il parlamento, è stata tagliata fuori. I suoi leader sono sotto minaccia di arresto dopo aver organizzato manifestazioni di protesta represse duramente dalle forze di sicurezza, con 125 morti in quattro mesi. La nuova Assemblea costituente, nella quale siedono anche la moglie e il figlio di Maduro, ha subito usato i suoi poteri per reprimere la protesta. Sabato ha ordinato la rimozione del procuratore generale, Luisa Ortega, che ha rotto con Maduro per diventarne uno degli oppositori più espliciti. Gli Usa accusano Maduro di “dittatura autoritaria” che ha isolato il Paese. Insieme a Brasile, Colombia, Cile, Guatemala, Messico, Panama e Peru hanno condannato la rimozione “illegale” di Ortega. Argentina, Uruguay, Paraguay e Brasile hanno sospeso indefinitamente il Venezuela da blocco commerciale sudamericano Mercosur per “rottura dell’ordine democratico”. “Ogni iniziativa dell’Assemblea costituente è un passo verso il precipizio da parte del governo” ha detto il presidente del parlamento d’opposizione, Julio Borges, in una conferenza stampa a Caracas. “L’unica cosa che gli è rimasta è la forza bruta… L’unica cosa che vuole è restare al potere”. 

Condividi sui social

Articoli correlati