Seul G20. I Grandi fra scenografie e mancati accordi

SEUL – Una ‘scorta’ di due ragazze nei tradizionali abiti coreani delle grandi cerimonie, con tanto di lanterna rossa in mano, ha accompagnato – uno alla volta – i Grandi della Terra al loro ingresso alla cerimonia inaugurale del G20 di Seul. La ‘sfilatà dei leader, alcuni accompagnati dalle consorti (ma non c’erano nè Michelle ne Carla) che rimbalzava sui monitor in sala stampa – dove oggi e domani centinaia di cronisti sono arrivati da tutto il mondo per seguire il vertice – dava l’idea del clima di Seul in questi giorni: calma e preparata all’appuntamento.

Le temute proteste – che hanno fatto da protagoniste agli ultimi vertici di Toronto e Pittsburgh – almeno oggi non hanno creato problemi. Anzi. Le manifestazioni organizzate da lavoratori metalmeccanici e da un’ottantina di organizzazioni della società civile, si sono trasformate in una grande festa. Compiti, ordinati, non senza rivendicare le loro ragioni – molti i cartelli in cui si inneggiava a proteggere il pianeta e non occuparsi solo dei cambi – i cortei si sono snodati per la città ma senza creare nessun problema. Complice probabilmente l’azione di prevenzione messa in atto dal governo coreano e le difficoltà a raggiungere la Corea del Sud considerata anche la stretta operata sui ‘vistì di ingresso. I Leader – arrivati tra ieri, come il presidente americano Obama o stamattina come il caso del premier italiano – si sono ritrovati stasera attorno ad un tavolo con un ‘poker’ di donne: 4 le leader, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel al premier australiano, Julia Gillard, dalla presidente Argentina Cristina de Kirchner fino a Dilma Roussef a Seul come ‘osservatricè dopo le elezioni della scorsa settimana che l’hanno designata alla guida del Brasile. Nicolas Sarkozy, impegnato in patria per la festa dell’armistizio, arriverà invece domani mattina. E volerà a Seul con il primo volo del nuovo aereo presidenziale francese, l ‘Air Sarkò one’ come è stato scherzosamente battezzato sulla scia dell’Air Force One americano. Un tavolo quello della cena di stasera con un menù a scelta – tra vegetariano, di carne o di pesce – a base di prodotti tipici sudcoreani, che non ha mancato di attirare l’attenzione sulla disposizione dei ‘postì a sedere. Obama era alla sinistra del padrone di casa, il presidente Lee, e sedeva davanti proprio a quello cinese Hu Jintao. Al ‘rivalè di questi giorni nella guerra tra Usa e Pechino sulle politiche valutarie e gli squilibri commerciali, che ha caratterizzato le tensioni dei lavori del vertice. Silvio Berlusconi, invece, è finito tra il presidente del Sudafrica Jacob Zuma e quello del Malawi, Bingu Wa Muharika. Un nome quest’ultimo che non ha visto risparmiare, in sala stampa, qualche battuta ironica riferita alle ultime vicende italiane. Per le First Lady, accolte dalla moglie del presidente Lee, in abito tradizionale, stasera cena a loro dedicata e programma ad hoc tra appuntamenti culturali e umanitari. Per loro un dono dalla first lady coreana, famosa per le sue arti culinarie: un libro di ricette sudcoreane.

Nessun accordo fra Usa e Corea del Sud

Nulla di fatto: Usa e Corea del Sud rinviano ancora il via libera all’accordo di libero scambio (Fta), dato alla vigilia in dirittura d’arrivo a seguito del lungo confronto avuto, arenandosi ancora su carne americana e auto sudcoreane. «Abbiamo convenuto che occorre più tempo per risolvere gli aspetti di dettaglio», ha ammesso il presidente sudcoreano Lee Myung-bak, al termine del faccia a faccia con Barack Obama, a poche ore dall’avvio del vertice G20. Il presidente Usa, invece, si è detto «fiducioso» che le parti possano trovare l’intesa, aggiungendo di voler risolvere le trattative «nell’arco di una questione di settimane». «Probabilmente, non ci vorrà ancora molto tempo», ha aggiunto Lee, con evidente dispiacere visto che aveva puntato molto sullo sblocco, in scia al freschissimo accordo siglato con l’Unione europea. A giugno, Obama aveva assicurato sulle buone intenzioni di Washington a eliminare le differenze ponendo le basi per la ratifica dello schema raggiunto nel 2007, nell’ambito degli sforzi dell’amministrazione di George W. Bush, già al vertice di Seul in modo da ottenere il voto del Congresso a inizio 2011. Gli sforzi di Washington hanno acquisito urgenza dopo che la Corea del Sud ha firmato a ottobre l’accordo di libero scambio con l’Ue che andrà in vigore a luglio del prossimo anno. I funzionari delle due amministrazioni hanno profuso i massimi sforzi negoziali per abbattere le barriere sull’export della carne Usa e su quelli delle auto sudcoreane, visto come un autentico spauracchio dalle Big Three di Detroit (Gm, Ford e Chrysler), ma senza successo, in base ai risultati di oggi. Le due parti hanno ridotto il divario sulle auto, ma la questione delle carni bovine risulta ‘insormontabilè: la Corea del Sud ha definito «non negoziabile» la sua politica di importazione di carni di bovini con meno di 30 mesi, considerati meno vulnerabili al morbo della mucca pazza. Un posizione immodificabile per evitare pesanti manifestazioni di piazza. «Insieme abbiamo accettato di dare più tempo ai ministri del commercio delle due nazioni sui temi aperti», ha rilevato ancora Lee. nella conferenza stampa congiunta. Obama si è spinto anche oltre: la zona di libero scambio sarà un vero ‘win-win’, una soluzione vincente per i due Paesi. Ma, stando alle valutazioni degli esperti, il superamento degli ostacoli è tutto da trovare.

Bak Ki Moon: “Clima di grande unità”

I leader del G20 devono «restare uniti e coordinare le loro politiche» perchè «questo è il tempo per l’unità». Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon parlando di fronte al Club di Seul dei Corrispondenti Esteri, dopo aver incontrato i leader della Repubblica di Corea. «Sono fiducioso – ha detto Ban Ki-moon – che in occasione del vertice di Seul si riuscirà a discutere non solo dell’attuale crisi finanziaria ed economica, ma anche di problematiche legate allo sviluppo e al cambio climatico, nonchè agli squilibri commerciali, ridando speranza a molti paesi poveri e vulnerabili» Nei piani per il rafforzamento della ripresa economica mondiale il G20 però, ha enfatizzato il segretario generale dell’Onu, «non deve dimenticare i più poveri». «La ripresa economica dalla crisi resta fragile: 64 milioni di persone sono diventate povere quest’anno. Ovunque, assistiamo a insicurezza economica e ansia circa lo stato dell’occupazione. Non possiamo permetterci di pensare in modo limitato allo sviluppo ed alla crescita economica». Ban Ki-moon – informa infine un comunicato delle Nazioni Unite – ha ribadito la necessità di mantenere le promesse legate agli Obiettivi del Millennio, per poter andare incontro alle necessità dei più bisognosi. Ha anche sottolineato il bisogno di compiere investimenti strategici e di canalizzare risorse a tal fine, e di compiere progressi nella lotta al cambio climatico. «Pagheremo caro ogni ritardo», ha messo in guardia. «Tramite azioni comuni, apriremo invece le porte alla prosperità, alla creazione d’impiego, alla crescita economica. Preparandoci ad affrontare un futuro più lontano, prospereremo nel presente».

Prodi: “G20, occasione per risolvere problemi del mondo”

Dal G20 di Seul emerga una ‘road map’ per i negoziati sui nuovi assetti del sistema finanziario e monetario internazionale. È l’auspicio espresso dall’ex premier ed ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi, intervistato dall’agenzia di stato cinese Xinhua (Nuova Cina). Prodi afferma di non attendersi accordi da Seul, ma si augura che dossier e problemi siano «focalizzati» per individuare una road map per i negoziati per delineare un nuovo asset del sistema finanziario e monetario internazionale«. »Certo – aggiunge – questo processo richiederà tempo vista la crescente complessità della scena mondiale, e tutti i passi avanti andranno fatti con calma«. Del resto, spiega l’ex premier, »dobbiamo ricordarci che tutti i precedenti accordi monetari, Bretton Woods incluso, sono stati preceduti da anni di conferenze e lunghi preparativi tecnici, sebbene l’assetto mondiale allora fosse molto più semplice dell’attuale«. Prodi sostiene comunque che il G20 è certamente più adatto ad affrontare i grandi problemi del mondo. “Nella mia vita – dichiara alla Xinhua – ho partecipato a 10 tra G7 e G8, cinque dei quali in qualità di presidente della Commissione Europea, potendo essere testimone di persona anno dopo anno quanto quell’assise sia insufficiente a interpretare i grandi problemi del mondo”. Per questo, ha aggiunto Prodi, “il G20 può e deve essere la soluzione, ma gli mancano ancora le strutture tecniche, preparatorie e organizzative necessarie affinchè possa svolgere il suo ruolo”.


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