Usa. Licenziato agente accusato di aver ucciso afroamericano. VIDEO

Monta la protesta negli Stati Uniti dopo l’uccisione di Walter Lamer Scott, un cinquantenne di colore, da parte di un agente bianco. Thomas Slager, 33 anni, ha sparato 8 colpi di pistola alle spalle del sospetto mentre questi fuggiva.

Una nuova croce nella lunga lista degli abusi e discriminazioni da parte delle forze dell’ordine contro cui la comunità nera si indigna. L’uccisione ad agosto 2014, a Ferguson, nel Missouri, di Michael Brown, un giovane nero disarmato, da parte di un agente bianco, ha rappresentato una svolta e innescato non solo una serie di proteste e riaperto il dibattito nazionale sui metodi delle forze dell’ordine e sulle discriminazioni nei confronti della popolazione afroamericana. “Sono qui in nome di ciascun padre di questo Paese per dire che sono stanco di vedere lo stesso dramma ogni settimana, ogni giorno, ogni 24 ore un giovane nero è ucciso da un agente di polizia” dice un partecipante alla marcia di protesta a North Charleston, dove è avvenuto l’episodio. Come già accaduto per altre operazioni di polizia finite in tragedia, il video girato da un passante ha permesso di smontare la tesi dell’autodifesa invocata dall’agente. Attenzione: le immagini, che potete vedere qui sotto, potrebbero urtare la vostra sensibilità. Le autorità di North Charleston e il sindaco Keith Summey hanno immediatamente espresso solidarietà alla famiglia della vittima. Ma anche a quella dell’agente accusato di omicidio, la cui moglie è in cinta all’ottavo mese e le cui spese sanitarie saranno ora a carico del comune. “Per adesso cerchiamo di tirare avanti, ma la strada sarà lunga prima rimettersi” dice Anthony Scott, fratello maggiore della vittima. “Restiamo io e mio fratello piccolo… Lui era il mezzano, era il secondo, faceva da collante tra di noi”. Michael T. Slager, 33 anni, è stato accusato di omicidio e licenziato dalla polizia di North Charleston, in South Carolina, dopo la pubblicazione del video sul New York Times. Aveva sostenuto di aver agito per legittima difesa ma le immagini smentiscono il suo racconto. Se riconosciuto colpevole rischia 30 anni di prigione o la pena di morte.

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