Birmania. Aung San Suu Kyi vince le elezioni, governo sconfitto

YANGOON – E’ una Aung San Suu Kyi sorridente, ma prudente quella che ha cercato oggi di placare l’entusiasmo dei suoi sostenitori, dopo il voto di ieri sancisce la vittoria della sua Lega nazionale per la democrazia.

La leader democratica sa che il difficile viene ora: a seconda della portata della vittoria, dovrà trattare con il partito sostenuto dall’ex giunta militare, Usdp, e con le minoranze etniche per riuscire a formare un governo e per cambiare la Costituzione che le impedisce di diventare presidente. Con un’ulteriore incognita: cosa faranno i militari?Il portavoce della Lega della democrazia Win Htein ha spiegato oggi che il partito del premio Nobel sta ottenendo il 70 per cento dei seggi negli spogli ancora in corso. Ed esponenti dello stesso USDP, come l’ex presidente Thura Shwe Mann, stanno ammettendo la sconfitta nei loro collegi, secondo quanto riferisce online il Bangkok Post.Ma “Amay” (“Madre”) Suu ha lanciato un invito alla prudenza. “E’ troppo presto”, ha detto affacciandosi al balcone del quartier generale della sua Lega nazionale per la democrazia, aggiungendo che “la gente ha un’idea dei risultati, anche se io non lo dico”. Poi ha continuato: “Non è ancora il momento di felicitarsi con i nostri candidati”, anche se “noi pensiamo di aver vinto”.La prudenza è giustificata non solo dai precedenti – la vittoria scippata nel 1990, dopo la quale la figlia del fondatore della Birmania indipendente fu costretta a 15 anni di arresti domiciliari, le elezioni truccate del passato – ma anche dalla necessità di non irritare i militari. Perché, sebbene questi abbiano formalmente lasciato le leve della politica e ancora ieri lo stato maggiore abbia assicurato che verrà rispettata la volontà popolare, l’ex giunta mantiene un forte grip sul potere reale nel Paese.

In primo luogo i militari, in base alla Costituzione da loro stessi voluta, nominano direttamente il 25 per cento dei parlamentari, a cui vanno aggiunti quelli che l’USDP riuscirà a ottenere. In secondo luogo, il loro potere sull’economia resta fortissimo. Infine, hanno dimostrato in passato di non farsi alcuno scrupolo a ricorrere alla forza. Quindi Aung San Suu Kyi, pur avendoli sfidati nei giorni scorsi sostenendo che a dispetto della Costituzione lei sarà “sopra al presidente”, sa che con i generali dovrà in qualche modo ragionare. E, comunque, dovrà ottenere più del 67 per cento dei voti se vuole governare da sola, altrimenti dovrà formare una maggioranza facendo leva sull’USDP o su partiti etnici.Portare pazienza, quindi, è la parola d’ordine. Non solo fino alla pubblicazione dei risultati, che dotrebbe avvenire già domani. Ma per quello che potrebbe accadere dopo. Il nuovo parlamento s’insedierà a febbraio. Ci sono dunque tre mesi e mezzi, nei quali potrebbe aprirsi, se la Lega per la democrazia non avrà numeri solidi, una partita negoziale complessa e delicata dagli esiti incerti.Probabilmente la leader democratica dovrà porsi sul terreno della mediazione, dovrà cercare di ricucire il tessuto di una politica nazionale frammentata. Oltre all’interlocuzione coi militari e con l’USDP, dovrà anche ragionare con i 91 partiti delle minoranze etniche, in Paese dove sono accesi conflitti identitari sanguinosi che la recente tregua elettorale ha solo sospeso.La storia di famiglia di Aung San Suu Kyi è legata anche alla promozione dell’integrazione, ma non sarà facile. Nel Paese è presente una forte componente nazionalista buddhista, che si scaglia contro le minoranze islamiche con una certa veemenza. Per di più, la decisione della Lega nazionale per la democrazia di correre dappertutto per le elezioni, anche negli orticelli etnici, ha preoccupato e irritato questi partitini. Non per nulla, oggi, Aung San Suu Kyi ha voluto rassicurarli: “Ci piacerebbe continuare la nostra strada con buona volontà per il paese e amorevole gentilezza per il popolo, senza alcuna discriminazione”.

Nel frattempo il partito al governo della Birmania (Usdp) ha ammesso la sconfitta alle elezioni di ieri nei confronti del partito all’opposizione Ndl guidato da Aung San Suu Kyi: lo scrive in un tweet l’emittente nazionale cinese Cctv.

 

Condividi sui social

Articoli correlati