Siria, lista Onu-Opac: Assad e fratello responsabili di uso armi chimiche

NEW YORK –  Un’indagine congiunta delle Nazioni unite e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) afferma per la prima volta di sospettare che il presidente siriano Bashar Assad e il fratello siano responsabili dell’uso di armi chimiche nel conflitto in Siria.

È quanto emerge da un documento di cui Reuters ha preso visione. L’indagine congiunta aveva identificato finora solo unità militari e non aveva fatto i nomi di nessun comandante o ufficiale, mentre il nuovo documento è una lista delle persone che gli inquirenti ritengono abbiano legami con una serie di attacchi con bombe al cloro compiuti nel 2014 e nel 2015: fra loro Assad, il suo fratello più piccolo Maher e altri personaggi di alto rango. Il che, stando a una fonte vicina all’inchiesta, indica che la decisione di usare armi chimiche è venuta dall’alto. 

L’elenco di 15 persone, spiega la fonte, è stato stilato sulla base di una combinazione di prove raccolte dalla squadra Onu-Opac in Siria e le informazioni di agenzie di intelligence occidentali e regionali. Un funzionario del governo siriano ha affermato che le accuse secondo cui le forze governative hanno usato armi chimiche “non hanno fondamento nella verità”. Il governo ha più volte negato l’utilizzo di queste armi durante i sei anni di guerra civile, sostenendo che tutti gli attacchi individuati erano opera di ribelli e Stato islamico. 

L’indagine Onu-Opac, nota come Meccanismo investigativo congiunto, è guidata da un panel di tre esperti indipendenti, sostenuti da una squadra di staff tecnico e amministrativo. Agisce su mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per individuare persone e organizzazioni responsabili di attacchi chimici in Siria. L’uso di armi chimiche è vietato dal diritto internazionale e costituisce un crimine di guerra. Gli inquirenti Onu-Opac non hanno poteri giudiziari, per cui nessuna individuazione di persone responsabili porta a un processo. La Siria non è un membro della Corte penale internazionale (Cpi), ma i presunti crimini di guerra potrebbero essere deferiti alla Corte dal Consiglio di sicurezza, anche se attualmente le divergenze fra le potenze globali rendono questa prospettiva distante. 

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