In Siria arrivano i Marines: offensiva finale su Raqqa

RAQQA – Gli Stati Uniti hanno inviato un gruppo di marine nel nord della Siria per sostenere le forze locali nell’offensiva finale sulla citta’ di Raqqa, capitale di fatto dello Stato islamico (Is) nel paese.

Lo riferisce la stampa Usa, aggiungendo che l’amministrazione Trump sta valutando di dispiegare fino a mille soldati in Kuwait come forza di riserva nella lotta all’Is in Siria e in Iraq. La notizia segue l’incontro avvenuto nei giorni scorsi tra i capi di Stato maggiore di Turchia, Russia e Stati Uniti ad Antalya, localita’ turistica turca sul Mar Mediterraneo. I tre paesi che finora hanno agito su fronti separati nel conflitto in corso potrebbero infatti coordinare le loro operazioni per infliggere l’ultima sconfitta al gruppo jihadista a Raqqa. La riunione tra i capi di stato maggiore, la prima trilaterale tra il generale turco Hulusi Akar, quello russo Valerij Gerasimov e quello Usa, Joseph Dunford, e’ stata incentrata sugli sviluppi delle operazioni militari in Siria dopo la liberazione delle due citta’ strategiche di al Bab e Manbij, entrambe nella provincia di Aleppo.

Lo scorso primo marzo il generale Steven Townsend, comandante della Coalizione internazionale contro il terrorismo a guida statunitense, ha detto ai giornalisti al Pentagono che tutte le forze presenti in Siria “sono ormai arrivate letteralmente a una distanza di una granata l’una dall’altra”. Turchia e Russia, dopo la riconciliazione avvenuta l’estate scorsa, hanno iniziato a collaborare nel contesto della guerra contro l’Is in Siria, conducendo raid congiunti nella parte settentrionale del paese dove Ankara ha lanciato ad agosto scorso l’operazione Scudo dell’Eufrate. 

Ankara chiede da tempo pero’ che sia la Russia che gli Usa tolgano il loro appoggio alle milizie curdo-siriane Ypg (Unita’ di protezione del popolo), braccio armato del Partito dell’unione democratica siriana (Pyd), considerate dalla Turchia un gruppo terroristico alla stregua del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). In particolare il governo turco ha fatto sapere recentemente che l’operazione per liberare Raqqa dovra’ escludere le Forze siriane democratiche, composte in buona parte da miliziani curdi delle Ypg e ha chiesto che gli Usa smettano di armarle e finanziarle. 

Nel frattempo, pero’, le Sdf procedono nella loro avanzata verso Raqqa con la copertura aerea statunitense. Nei giorni scorsi hanno strappato allo Stato islamico la strada che collega Raqqa a Deir ez Zor, nell’est della Siria, dove invece sono le forze governative, sostenute dalla Russia, a combattere contro il gruppo jihadista. I militari turchi che prendono parte all’operazione Scudo dell’Eufrate, invece, sono arrivati ad al Bab e sono diretti, a fianco dei ribelli dell’Esercito libero siriano (Fsa) verso Manbij, citta’ liberata dalle milizie curde lo scorso anno. Il premier turco, Binali Yildirim, tuttavia, ha detto che “senza un coordinamento con Russia e Stati Uniti, condurre un’operazione a Manbij non ha alcun senso”, aggiungendo che su questo tema sono in corso negoziati con entrambe le parti. 

Secondo fonti stampa, in ogni caso, il Consiglio militare di Manbij formato dalle forze curde avrebbe gia’ deciso di lasciare la citta’ e consegnarla all’esercito governativo siriano. Un coordinamento tra turchi, russi e statunitensi e’ comunque necessario per condurre la battaglia finale contro lo Stato islamico a Raqqa. “Un buon coordinamento e’ necessario per ripulire la Siria da tutte le organizzazioni terroristiche – ha detto oggi il premier turco Yildirim durante una conferenza stampa con l’omologo giordano, Hani al Mulki -. Se non c’e’ coordinamento si rischia un conflitto indesiderato. Questo e’ il principale obiettivo dell’incontro (tra i capi di Stato maggiore dei tre paesi)”.

Lo scopo e’ quello di “non interferire” l’uno con l’altro, ha sottolineato Yildirim, aggiungendo pero’ che occorre “individuare tutti gli elementi terroristici che impediscono una soluzione politica permanente del conflitto siriano”. Per quanto riguarda Raqqa, pero’ la Turchia attende ancora la risposta degli Stati Uniti alla sua richiesta di escludere le Ypg dalle operazioni. “Abbiamo inoltrato la nostra richiesta agli Usa e non abbiamo ancora avuto una risposta formale – ha detto oggi Yildirim – non sarebbe corretto dire che hanno altri piani considerando solo quello che e’ stato scritto negli ultimi giorni su questo argomento. Ma quello che e’ certo e’ che noi non saremo dove ci sono organizzazioni terroristiche”. 

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