Crisi. Tagliate le spese tra salari da fame e misere pensioni. E l’economia si affossa

ROMA – Ennesimo affondo sulla crisi economica che attanaglia il Paese. Questa volta arriva la  duplice conferma sul peggioramento del tenore di vita degli italiani arriva da Istat e Coldiretti.

L’istituto di statistica riporta un drastico taglio sull’acquisto delle derrate alimentari, pari a 35,8%, mentre la maggiore associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana centra l’attenzione sui menu alternativi che gli italiani sono costretti a scegliere, scegliendo prodotti decisamente inferiori di  prezzo e forse di qualità per arrivare all’agognata ultima settimana del mese.
E’ indubbio che a monte di questi risultati l’unica risposta viene dal potere di acquisto che gli italiani hanno perduto negli ultimi anni. Di sicuro i salari da fame e le pensioni da miseria che ci ritroviamo  e una tassazione considerata tra le più alte d’Europa la situazione è in stallo. E mettiamoci pure le passate e le recenti misure finanziarie che il governo Monti ha introdotto sulle spalle dei cittadini e che non gioveranno alla  massa, unico cuore pulsante per rimettere in moto la macchina economica su grande scala, ovvero la crescita.
Secondo l’Istat i consumi rispetto all’anno 2010 non sono calati solo nel settore alimentare,  tant’è che tra il 2010 e il 2011 risultano in contrazione, su tutto il territorio nazionale e in particolare nel Centro e nel Mezzogiorno, le spese destinate all’abbigliamento e alle calzature.

E infine c’è un altro dato significativo, ovvero la diminuzione percentuale delle famiglie che acquistano arredamenti, elettrodomestici, servizi per la casa. Ma non solo.  Si riduce, inoltre, la quota relativa al tempo libero e alla cultura , a seguito della diminuzione delle spese per divertimenti, hobby, cinema, teatro e abbonamenti a giornali e riviste, e, in misura minore, la quota per altri beni e servizi, come spese per viaggi, onorari di professionisti e assicurazioni sanitarie e sulla vita. 

Inoltre – come sottolinea l’Istat – “dopo una sostanziale stabilità tra il 2008 e il 2010, la quota di famiglie che occupano un’abitazione in affitto passa dal 17,2% del 2010 al 18% del 2011 a livello nazionale, attestandosi al 18,4% nel Nord (era il 18,2%), al 16,0% nel Centro (era il 14,4%) e al 18,8% nel Mezzogiorno (era il 17,6%). La spesa media effettiva per il canone locativo varia fra i 439 euro delle regioni del Centro e i 291 euro del Mezzogiorno.”
Insomma un quadro per niente edificante.

Secondo la Coldiretti, invece,  la crisi «taglia i consumi e cambia il menu degli italiani, che hanno già attuato la spending review a tavola dove portano più pasta (+3 per cento) e meno bistecche (-6 per cento), con una flessione media dei consumi alimentari in quantità stimata pari all’1,5 per cento». È quanto emerge nel rapporto della Coldiretti su ‘La crisi cambia la spesa e le vacanze degli italianì, illustrato dal presidente Sergio Marini sulla base dei dati relativi ai primi cinque mesi del 2012 elaborati da Coop Italia per l’Assemblea Nazionale della Coldiretti, in occasione della divulgazione dei dati Istat sui consumi delle famiglie.
Ad essere ridotti «in quantità- sottolinea la Coldiretti- sono anche gli acquisti di pesce (-3 per cento) e ortofrutta (-3 per cento), mentre salgono quelli di pane (+3 per cento) e leggermente di carne di pollo (+1 per cento). Se ben il 43 per cento degli italiani ha ridotto rispetto al passato la frequenza dei negozi tradizionali, una percentuale del 29 per cento ha invece aumentato quella nei discount, mentre il 57 per cento ha mantenuto stabili i propri acquisti nei supermercati secondo l’indagine Coldiretti/Swg».
La Coldiretti rileva inoltre uno stop per le colazioni al bar, con un aumento dei consumi a casa di latte e biscotti, soprattutto fette biscottate e miele. A questo si aggiunge un calo netto dei ‘vizì: quindi meno acquisti di caramelle, liquori, aperitivi, cioccolato, bibite e dessert. Il risultato di questa spending review è un boom del fai da te per gli italiani, come dimostra l’aumento delle vendite di farina, burro e uova (ingredienti base per moltissime preparazioni) e la parallela crescita di prodotti fatti in casa, come pane, pasta, pizza, conserve, yogurt e confetture.

Sarà forse l’inziio di una decrescita felice? Può darsi. Sta di fatto che forse è questa l’unica alternativa davvero valida. Almeno in questo frangente.

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