I fallimenti, un record tutto italiano

ROMA – La Cgia di Mestre informa che sono 46.400 i fallimenti in Italia dall’inizio della crisi.

Il 30% è dovuto all’impossibilità di incassare in tempi idonei le spettanze dovute dal pubblico alle attività private. Il record italiano sta nel fatto che l’Italia è l’unica nazione europea che negli ultimi 5 anni  ha concretizzato un aumento dei tempi di pagamento. Infatti, tutte le aziende che lavorano per lo Stato o le amministrazioni locali, devono attendere 180 gg. (6 mesi) per vedere qualche euro.
I 180 gg. sono da raffrontare ai 65 gg. della Francia, i 43 gg. della Gran Bretagna e ai sorprendente 36 gg. della Germania. È evidente che la Direttiva europea contro i “ritardi nei pagamenti” è da recepire urgentemente. Intanto si attendono i benefici delle misure del governo Monti che, entro fine anno, dovrebbero sbloccare la situazione.

Lombardia prima assoluta
Secondo alcuni dati i fallimenti colpiscono maggiormente le regioni del nord. Le rilevazioni Cerved (gruppo specializzato nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito) affermano che dal 2009 i fallimenti a nord si quantificano in 17mila, con punte importanti in Lombardia, Piemonte e Liguria. I dati evidenziano che la Lombardia ha una insolvenza ratio di 30,7 con punte di 39 a Milano. Il trend lombardo del 2011 è di 2,673 fallimenti che appunta un più 9,7%.
Anche il sud ha i suoi dolori con 8,358 con punte importanti in Campania. La regione campana ha visto crescere del 30% i crack, mentre nel Lazio le chiusure per insolvenze danno un totale di 1.253 con un incremento del 23,4%.

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