Bianchi Dircredito. Per MPS le soluzioni ci sono. Profumo non le vuole

Intervista a Luca Bianchi, sindacalista Mps di Dircredito

SIENA – Fallita la trattativa tra i vertici della Banca e i sindacati sul piano industriale Mps. Le sigle sindacali, DirCredito, Fabi, Fiba /Cisl, Fisac/Cgil, Ugl Credito e Uilca,  sono chiamate a decidere le risposte da dare e le iniziative da prendere  in merito al piano che la banca intende portare avanti..  Con Luca Bianchi, sindacalista Mps di Dircredito., il sindacato che rappresenta quadri , dirigenti, alte professionalità del settore abbiamo fatto l punto di questa vertenza molto difficile anche per  il ruolo che Momte Paschi ricopre sia nazionalmente e a Siena. Di seguito il testo dell’intervista.

La Banca, attraverso il comunicato diffuso dalla responsabile delle risorse umane, Ilaria Dalla Riva,  afferma che: “permane un’indisponibilità del sindacato ad affrontare un nuovo scenario. Permane, infatti, una netta contrarietà sindacale a qualsiasi forma di esternalizzazione”.

“L’esternalizzazione in banca è l’anticamera del licenziamento. Non è come una semplice ditta che esternalizzando porta lavoro fuori. In questo caso vuol dire prendere le persone con il contratto del  credito e portarle la dove questo non sussiste. Con una garanzia di pochi anni. É evidente che, anche grazie alla modifica dell’articolo 18, finite le garanzie di legge, e qualche volta nemmeno, se la ditta fallisce, i lavoratori vengono licenziati.
Come si può pensare che l’azienda paghi 80 o meno- come dice la Dalla Riva- un servizio che oggi costa adesso 166? Ci vuole una bella fantasia… Non credo che sia un’operazione possibile dal punto di vista industriale. É una semplice enunciazione di numeri per tacitare l’ EBA. Noi abbiamo trovato la soluzione con i numeri forniti dall’azienda.

Ovvero?

Il Piano Industriale prevede 2.360 esternalizzazioni. Per un risparmio di 166 milioni.  costo medio è di 70.339 euro per dipendente. Il canone da pagare è di 80 milioni. La rimanenza è di 86 milioni, cioè 1.223 persone. Consideriamo che di fronte alla proposta di un fondo per finanziare i prepensionamenti completamente a carico dei lavoratori che avrebbe permesso, nei soli anni del piano industriale, il prepensionamento di altre 690 persone, e considerando che nei 2.360 da esternalizzare almeno 90 maturano la pensione entro il 2015, vediamo come il totale “non coperto” scende dalle 1223 persone a 443 solamente. In questa situazione (cioè fondo e parziale esternalizzazione), la responsabile delle R.U. ha continuato a richiedere l’esternalizzazione di almeno 1600 lavoratori!!!
Questo sembra più un mantra suggerito da Profumo che il frutto di un ragionamento tecnico-industriale. Avevamo avanzato inoltre altre proposte sul personale femminile e su altri risparmi strutturali che avrebbero soddisfatto completamente le necessità del Piano Industriale oltre a creare un proficuo clima di fiducia e collaborazione tra le parti.

E il potere politico da che parte sta?

C’è un atteggiamento molto strano da parte del potere politico che governa e governava la nostra città. Da un lato c’è la propensione ad esternalizzare per favorire partner esterni politicamente schierati. Dall’altro l’assessore al Lavoro della Regione Toscana,  su Repubblica, scriveva che il gruppo Menarini, il cui Vice Presidente è Lucia Aleotti, che tra le numerose cariche ricopre anche quella di membro del cda del Monte dei Paschi, si sta rivolgendo alle strutture politiche della Regione per impedire l’applicazione della legge sui farmaci generici. A suo dire, infatti, essa danneggerebbe l’industria farmaceutica regionale, creando un rischio occupazionale nel settore. Mi chiedo come mai lo stesso ragionamento non valga anche per quanto riguarda il Monte dei Paschi ed il potenziale rischio occupazionale che i suoi addetti dovrebbero affrontare in caso di massicce operazioni di esternalizzazione.

Che cosa ne pensa delle modifiche che potrebbero essere apportate allo statuto del Monte?
 
Le ritengo molto insidiose. Conferiranno al cda la facoltà di decidere in merito ad eventuali cessioni di ramo d’azienda anche senza il passaggio all’assemblea dei soci, che risulterà quindi completamente esautorata a totale vantaggio del Presidente che otterrà piena discrezionalità rispetto a quali parti cedere.

Ma chi garantisce che vengano cedute lavorazioni che davvero sarà un vantaggio cedere?
 
Sto parlando di democrazia finanziaria. Poi… Una seconda considerazione riguarda l’aumento di capitale a discrezione del cda senza passare dall’emanazione di diritti. La stessa fondazione che è il socio di maggioranza relativa si vede scippare una sua prerogativa. Perché mai dovrebbe votare a favore di questa modifica?
Tutti i dipendenti del Monte dei Paschi, vedono negativamente la modifica dello statuto. La città di Siena sta a guardare. Si parla di aumenti di capitale senza opzioni. Si crea un vero e proprio scippo di certi prerogative degli azionisti e sembra che ciò avvenga unicamente per assecondare le strategie del Presidente Profumo.

I lavoratori prenderanno parte all’assemblea degli azionisti prevista il 9 di ottobre?

Credo di si. Anche se – ahimé – poco potranno fare rispetto alla massa di voti che porterà la Fondazione. Ora lo stesso Presidente Mancini che si è dichiarato contrario alla nomina di Profumo alla presidenza sembra appoggiare tutti i suoi progetti. Sarebbe interessante capire il perché. Non vorrei che tali scelte piuttosto che essere dettate da strategie di politica industriale fossero imposte dalla necessità di mantenere equilibri politici interni.

Che cosa ne pensa del piano di rilancio?

È molto vago. DirCredito ha sempre difeso la meritocrazia. Sono favorevole all’introduzione di un sistema incentivante in parte determinato dall’azienda, ritengo tuttavia che sia fondamentale garantire la massima trasparenza garantendo ad ogni singolo dipendente la possibilità di verificare, attraverso la pubblicazione degli incentivi, l’effetto a equità dei criteri di erogazione applicati dall’azienda. La verità è che la banca su questo terreno rifiuta qualsiasi tipo di confronto, pretendendo piena discrezionalità, sia sull’entità degli incentivi, che sui criteri di attribuzione. Ritengo ciò inaccettabile. D’altro canto l’azienda non ha ancora resi pubblici gli stipendi dei top manager appena assunti, il “ticket” di ingresso, i premi pattuiti e le condizioni di rescissione dei contratti.

Da dove si riparte?  

Togliamo dal tavolo le esternalizzazioni utilizzando la proposta del sindacato e facciamo un CIA (contratto integrativo aziendale) che contenga i costi, rispetti l’equita e non azzeri i diritti dei lavoratori Vede… “Di poco si campa ma di niente si muore”… Ripartiamo da poco… ma da qualcosa dobbiamo ripartire lasciando un po’ di dignità ai lavoratori che hanno fatto grande questa banca; sono gli amministratori precedenti che l’hanno affossata, mentre quelli attuali sembra quasi che siano qui per dare il “colpo di grazia”, basta vedere la gestione, ed i risultati prodotti negli ultimi 6 mesi!

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