Regione Lazio. Polverini tergiversa e non si dimette. Fiorito resta in carcere

Tra le motivazioni di carcerazione l’ex capogruppo Pdl definito “un ingordo grassatore della cosa pubblica”

 

ROMA – Perchè non si dimette la Polverini?

E’ questa la domanda che si pone non solo l’opposizione, ma tutti i cittadini della Regione Lazio. L’ex governatrice, unica investita da questo compito, continua infatti a tergiversare. Oggi da Lubino in Polonia, dove si trova per commemorare il viaggio della “Memoria” ha fatto sapere che le elezioni entro il 2012 sono improbabili. Il nodo da sciogliere per la Polverini riguarda il passaggio da 70 a 50 consiglieri, almeno questo fa sapere è la questione più “complessa”.

“Colossali balle”, replica  il presidente della Provincia di Roma e candidato alle regionali per il centrosinistra, Nicola Zingaretti. “Tutto quello che si è detto sugli impedimenti legislativi sono delle colossali balle perchè in realtà le norme sono chiare. Ci sono dei compiti da assolvere indicati dal governo, come la riduzione dei consiglieri ai quali si può adempiere anche dopo il voto nelle regioni in cui il presidente è dimissionario”. E poi: “La presidente si è dimessa il 27 settembre, siamo al 22 ottobre e in quasi un mese di tempo non è successo nulla malgrado il governo abbia chiarito che non è solo un problema legislativo ma che anche politicamente sarebbe giusto non lasciare questa situazione di impasse totale.” Inosomma per Zingaretti ci sarebbe un chiaro e “deliberato tentativo di rinviare la data del voto”. E di sicuro questo ennesimo posticipo a data da destinarsi non irrita solo l’opposizione, ma anche i cittadini del Lazio, vittime loro malgrado di questo immobilismo istituzionale.
Oggi anche il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, è intervenuta sulla questione Lazio: “L’unica cosa che il governo può fare è la moral suasion”, ha sottolineato. “La responsabilità- continua il titolare del Viminale- è solo ed esclusivamente di Polverini. Per statuto è costituzionalmente garantito che deve essere lei. Non è che è cambiata la legge in pochi giorni- aggiunge- la norma è quella e tocca alla presidente della Regione Lazio”.

Fiorito. Una personalità negativa,  ingordo grassatore della cosa pubblica

Intanto arrivano anche le motivazioni del provvedimento con il quale è stata respinta l’istanza di scarcerazione per l’ex capogruppo Pdl alla Pisana Franco Fiorito, chiesta dai suoi legali Carlo Taormina ed Enrico Pavia. “Un personaggio dalla debordante propensione criminale  che  irriderebbe eventuali prescrizioni diverse dalla custodia cautelare in carcere”, scrive il tribunale del Riesame.

Insomma stando ai giudici  solo il “carcere può permettere di recidere gli innumerevoli contatti intrattenuti dall’indagato  sia con i correi che con soggetti parimenti compiacenti, con i quali – nel caso di arresti domiciliari od obbligo di firma,  – potrebbe interferire, come già fatto, nel processo di genuina formazione della prova o mantenere la struttura di potere da lui stesso costituita”. “Una condotta biennale di ostentata strumentalizzazione della carica rivestita e di scandalosa dissipazione di ingenti risorse pubbliche per fini personali”, riporta ancora il provvedimento. In pratica per i giudici quella di Fiorito è una personalità «negativa» e «di un ingordo grassatore della cosa pubblica».

Nelle motivazioni viene citato anche il carico pendente, per «per tentata concussione, per fatti risalenti al 2004, quando era il sindaco di Anagni». L’atteggiamento tenuto da Franco Fiorito nel corso degli interrogatori per i giudici del Riesame di Roma ha messo in luce «le sue inequivoche, gravi responsabilità, ma anche la sua personale spudorata rivendicazione in ordine a modalità arbitrarie di gestione delle risorse – si legge nelle motivazioni – con speciale riferimento ai riconoscimenti ed ai compensi che egli stesso stabiliva essere appropriati alla sua carica». Per i giudici del tribunale della Liberta’ quello dell’ex capogruppo Pdl al Consiglio regionale del Lazio, è stato «un atteggiamento consapevolmente e volontariamente teso a misconoscere la supremazia della legge regolatrice dei limiti del suo mandato e di quelli afferenti alla gestione e all’uso delle risorse economiche pubbliche che gli erano state affidate”.

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