Crisi egiziana: voglia democrazia sta deteriorando stabilità Paese. La protesta continua

CAIRO – Per la democrazia vale la pena perdere la stabilità in un Paese?

Quasi a voler dare una risposta a questo quesito stamani il leader moderato dell’opposizione egiziana, Mohammed ElBaradei ha affermato: “Anche se il presidente egiziano Hosni Mubarak non se ne va, certamente questa ondata di cambiamento non si ferma”. “Certamente se la giornata di oggi termina senza le dimissioni di Mubarak è un fatto spiacevole, ma ormai il movimento di cambiamento si è avviato e non si può più fermare. Se Mubarak si ostina a restare in sella allora proseguirà lo stato di paralisi del Paese. Nel caso in cui Mubarak se ne andasse, allora potremmo entrare in una fase di transizione nella quale risolvere tutti i problemi”, ha aggiunto l’ex capo dell’Aiea. Nel frattempo L’ONU per bocca dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Navi Pillay, ha chiesto che vengano avviate indagini per capire se le violenze di mercoledì in piazza Tahrir, al Cairo, sono state pianificate e chi siano gli eventuali responsabili. “Il primo ministro egiziano, Ahmed Shafiq si è scusato per le violenze di mercoledì. Accolgo con favore questo pubblico riconoscimento, unico nella storia recente dell’Egitto, che le autorità hanno fallito nel loro compito di proteggere la popolazione, ha affermato la Pillay.

 

L’Alto Commissario ha poi, auspicato che l’Egitto inizi le riforme necessarie per promuovere i diritti umani e la democrazia. Oggi in piazza Tahrir, nel centro del Cairo sembrava ci fosse un raduno reeve. Nell’undicesima giornata di proteste di piazza, il ‘venerdì della partenza’, si respirava un’aria di festa. Decine di migliaia di manifestanti stanno partecipando alle manifestazioni contro Hosni Mubarak indette per oggi in varie città egiziane dopo la fine della preghiera del venerdì. Al Cairo la gente si è radunata per pregare nella grande piazza Tahrir. Anche ad Alessandria, migliaia di persone si sono riversate nelle strade dopo la preghiera. Sembra che il ministero degli Affari religiosi del Cairo abbia inviato una circolare agli Imam di tutto il Paese invitandoli a tenere sermoni in favore di Mubarak e contro le divisioni e le manifestazioni in corso nel Paese. E’ stata rispettata solo la seconda indicazione. Il governo si è impegnato anche a garantire che le manifestazioni possano avvenire in maniera pacifica. L’esercito è dispiegato a presidio delle strade e piazze. Questo, per evitare che bande di violenti possano entrare in contatto con i manifestanti e scatenare ancora scontri.

 

La gente si è dovuta mettere in coda per accedere alla piazza. Tutti devono passare dall’unica via di accesso aperta e controllata dai militari che perquisivano tutti quelli che vi facevano ingresso. Questo per evitare che siano introdotte in Piazza armi, pietre, bastoni o altri oggetti come quelli usati negli scontri dei giorni scorsi. Ad affiancare nei controlli i militari anche gli stessi manifestanti anti Mubarak. Lo scopo è bloccare anche i poliziotti in borghese e gli agenti della sicurezza resisi responsabili nei giorni scorsi di violenze e gesti provocatori. Purtroppo nonostante tutte le precauzioni prese, si sono comunque verificati scontri tra manifestanti pro Mubarak e anti in piazza Talaat Harb, poco lontano da piazza Tahrir facendo registrare diversi feriti. I militari egiziani hanno anche effettuato degli arresti. La mancanza di sicurezza sta spingendo anche chi ha resistito finora a lasciare il Paese per sfuggire al dramma degli scontri. Oggi anche il ministero degli esteri madrileno, come avevano fatto finora altri suoi omologhi, ha invitato tutti i cittadini spagnoli, che si trovano in Egitto, a lasciare il Paese al più presto. Le autorità spagnole hanno comunicato che verrà evacuato anche tutto il personale non indispensabile della rappresentanza diplomatica spagnola al Cairo, dell’ ufficio commerciale, dei servizi della cooperazione e dell’Istituto Cervantes. Nel Paese mediorientale sembra siano cessate le aggressioni fisiche ai giornalisti e cineoperatori registrate in questi giorni. Però continuano le limitazioni ai loro movimenti. Ai giornalisti viene impedito soprattutto di accedere in piazza Tahrir. E’ successo a due reporter italiani che sono stati fermati ai margini della piazza e trattenuti alcune ore per poi essere rilasciati.

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