Bersani indica Marini, scoppia la protesta e il Pd scricchiola

ROMA –   Pier Luigi Bersani ha avanzato la candidatura di Franco Marini per il Quirinale davanti all’assemblea dei grandi elettori del centrosinistra.

“La sua candidatura risponde alla questione sociale – ha spiegato il segretario del Pd – il suo profilo è adatto è la candidatura più in grado di realizzare le maggiori convergenze. È una persona limpida, generosa, capace di dialogo, è stato tra i costruttori del campo del centrosinistra”. “Siamo in mare mosso – ha poi aggiunto Bersani- insieme alla larga coesione servirà esperienza politica, capacità ed esperienza. Avanzo la candidatura di Franco Marini che sarà in grado di assicurare la convergenza delle forze politiche di centrodestra e centrosinistra, ha un profilo per essere percepito con un tratto sociale e popolare. È una personalità di esperienza con carattere per reggere le onde e con radici nel mondo del lavoro”.

Alla fine L’assemblea dei grandi elettori di centrosinistra si è conclusa con 222 voti favorevoli, 90 contrari e 30 astenuti sulla candidatura di Franco Marini. I parlamentari di Sel e alcuni renziani hanno lasciato la riunione.  

«Non ho nulla contro Marini – dice Nichi Vendola – ma bisogna dare un messaggio di cambiamento. L’Italia si è emozionata per l’elezione di Grasso e della Boldrini, noi dobbiamo dare un segnale di speranza». Domani mattina alle 8,15 è confermata la riunione di Sel che dovrà decidere se votare da subito il nome di Stefano Rodotà per il Quirinale.

Insomma la scelta di Marini ha provocato non solo una vera e propria protesta, ma anche una vistosa spaccatura all’interno del partito democratico

«Sono preoccupato: rispetto Franco Marini ma non penso possa rappresentare l’Italia di oggi e di domani», scrive Ignazio Marino, candidato sindaco di Roma,
su twitter.. Davanti  al teatro Capranica di Roma dove è in corso l’assemblea dei grandi elettori del centrosinistra, un gruppo all’esterno ha vivacemente protestato. “Keep clam and vote Rodotà” è lo slogan che si legge sui cartelli issati da una decina di persone che si dicono del Pd e che di inciuci con Berlusconi  non ne vogliono sapere.

Matteo Renzi, appresa la notizia, non lesina critiche. “La mia opinione è che votare Franco Marini vuol dire fare un dispetto al Paese”. Con la scelta di Marini secondo Renzi si preferisce  una persona più per le esigenze degli addetti ai lavori. D’altra parte,  se Marini sarà eletto sarò il primo sindaco ad appendere la sua foto
da presidente, per rispetto delle istituzioni”.
Durissima  l’europarlamentare Debora Serracchiani: “L’accordo che sembra chiuso su Marini al Quirinale è una scelta gravissima.  Secondo Serracchiani  “questa sarebbe la vittoria della conservazione in un momento in cui avremmo bisogno di dimostrare coraggio, magari scegliendo una donna. A quanto pare, ci sono alcuni
dirigenti che non resistono alla tentazione di consegnare il Paese a Berlusconi”.
 
Infatti Silvio Berlusconi gioisce e  appoggia incondizionatamente la scelta di Bersani: “È una persona leale e corretta  e per noi  non è una sconfitta”.

 


Deputati e senatori allertati per riunione congiunta

 

Gabanelli rinuncia, Rodotà accetta. Mistero sui numeri delle quirinarie

ROMA – Milena Gabanelli ha detto “no”. La nota giornalista e vincitrice delle quirinarie del M5S non ha accettato infatti la candidatura a Presidente della Repubblica.
“Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro – che amo profondamente – provo a cambiare le cose, ad agire in prima persona”, Così ha scritto Milena Gabanelli, in una lettera aperta al Corriere della Sera, declinando di fatto l’offerta del popolo del web del Movimento 5 stelle, che l’aveva indicata come candidata del Movimento 5 stelle. “Mi rivolgo ai tanti cittadini che hanno visto in me una professionista sopra le parti e quindi adeguata a rappresentare l’inizio di un cambiamento nel Paese – scrive la conduttrice di Report – . Sono giornalista da 30 anni e ho cercato sempre, in buona fede, di fare il mio mestiere al meglio; il riconoscimento che in questi giorni ho ricevuto mi commuove, e mi imbarazza. Certamente non mi sono mai trovata in una situazione dove sottrarsi è un tradimento e dichiararsi disponibile un segno di vanità. Forse non si sta parlando di me, ma dell’urgenza di dare un volto a un’aspettativa troppo a lungo tradita”.

Gabanelli poi ammette: “Che io non avessi le competenze per aspirare alla presidenza della Repubblica mi era chiaro sin da ieri, ma ho comunque ritenuto che la questione meritasse qualche ora di riflessione. E non è stata una riflessione serena. Quello che mi ha messo più in difficoltà in questa scelta è stato il timore di sembrare una che volta le spalle, che spinge gli altri a cambiare le cose ma che poi quando tocca a lei se ne lava le mani. Il mio mestiere – prosegue Gabanelli – è quello di presentare i fatti, far riflettere i cittadini e spronarli anche ad agire in prima persona. Ma quell’agire in prima persona è tanto più efficace quanto più si realizza attraverso le cose che ognuno di noi sa fare al meglio”. Parole sacre quelle della Gabanelli, anche se sarebbe il caso di conoscere quante preferenze ha  incassato la conduttrice di Report, sempre ammesso che l’abbiano informata su questo importante particolare, almeno per dovere di cronaca.

La patata bollente è poi passata nelle mani di Gino Strada, fondatore di Emergency che a sua volta ha rinunciato. “A proposito della candidatura al Colle, credo che il mio nome, avanzato dal M5S, sia un grande segno di apprezzamento per il lavoro di Emergency, – scrive in una nota il fondatore della Ong –  e di questo sono grato e orgoglioso. Emergency non si tira indietro quando c’è bisogno: lo dimostriamo da vent’anni nei paesi vittime della guerra e della povertà, lo dimostriamo tutti i giorni con il nostro lavoro in Italia, per assistere italiani e stranieri che oggi si trovano in difficoltà perché lo Stato non garantisce a tutti il diritto alla cura come pure è sancito dalla Costituzione. Il mio lavoro, il lavoro di Emergency, è questo. E penso che il modo in cui possiamo essere più utili a questo Paese, oggi, sia continuare a farlo, continuare a curare chi ha bisogno, continuare a cercare e proporre soluzioni per correggere il sistema e diventare finalmente inutili, perché è grave che nel 2013, in Italia, ci sia bisogno dei medici di Emergency”.

E così la palla passa a Stefano Rodotà che, invece, ha accettato la candidatura a prima carica dello Stato per il M5S. Come ha fatto sapere Beppe Grillo: “Dopo la rinuncia di Milena Gabanelli, – ha rivelato il comico genovese –  ho chiesto a Gino Strada che  ha optato per la candidatura di Stefano Rodotà.  Così,  ho chiamato Rodotà che ha accettato di candidarsi e che pertanto sarà il candidato votato dal Movimento 5 Stelle”.  

Ma non solo. Grillo avverte, contrariamente a quanto aveva detto ieri, che anche alla quarta votazione, quella a partire da cui si richiede la maggioranza assoluta per eleggere il nuovo capo dello Stato, il Movimento 5 Stelle continuerà a votare Stefano Rodotà. “Noi saremo su Rodotà. Poi non lo so, per adesso siamo su Rodotà. Siamo tutti contenti, è una scelta condivisa. Ora il pallino ce l’hanno loro,  la responsabilità è dei partiti”.

Nella mattinata sempre Beppe Grillo aveva lanciato duri attacchi, in particolare al segretario del partito democratico Pier Luigi Bersani: “Finora questo signore ci ha chiesto solo il voto per un governo Bersani per farsi i cazzi suoi”, ha accusato dal suo blog. “Berlusconi – ha aggiunto Grillo –  vuole un garante per i suoi processi. D’Alema, il principe dell’inciucio, e Amato, l’ex tesoriere di Craxi sono candidati ideali. Dopo l’occupazione del Tribunale di Milano da parte dei suoi parlamentari, vorrebbe occupare anche il Quirinale”. “Dal suo punto di vista – osserva il comico – è un legittimo obiettivo, per Bersani – rincara – è il suicidio della Repubblica di cui lui e solo lui sarà il responsabile”. E poi: “Bersani ha ignorato i nomi proposti dal MoVimento 5 Stelle per un semplice motivo. Gargamella ha già deciso. Ha fatto le Berlusconarie. I votanti erano due: lui e lo psiconano durante un colloquio intimo”. E così Beppe Grillo chiude così ogni ipotesi di intesa col Pd, almeno sul presidente della Repubblica.  E alla fine rivolgendosi sempre a Bersani: “Si prenda le sue responsabilità, sarebbe il primo passo per governare insieme”, ha aggiunto il fondatore del M5S.

Inutile nascondere che la situazione è ancora poco chiara. Tra l’altro deputati e senatori sono stati allertati per la riunione congiunta. Riunione “senza orario”, per la quale i parlamentari potrebbero essere convocati in qualsiasi momento. Anche domani. Chiaramente non dopo le 10 del mattino, ora in cui  inizierà la prima votazione per eleggere il  Capo dello Stato.
Intanto continuano a circolare rose di nomi da ambienti del centro sinistra che lo stesso partito democratico ritiene privi di fondamento.  La deputata del Pd Alessandra Moretti smentisce di aver mai detto che Bersani  tiene una carta segreta. “Interpretazioni che nulla hanno a che vedere con le mie opinioni”, tiene a precisare Moretti. Insomma l’intenzione del Pd sembra sia  quella di trovare la più ampia condivisione per affrontare prima di tutto le riforme. 

Situazione ingarbugliata

Insomma man mano  che passano le ore la situazione diventa sempre più ingarbugliata. La politica sembra essere preda di convulsioni. Le agenzie di stampa diffondono a getto continuo notizie che dopo pochi muniti vengono smentite. Nel pd siamo prsenza di una sorta di “ stop and go”.  L’Ansa diffonde la notizia  secondo cui Bersani avrebbe presentato in un colloquio telefonico con Berlusconi la rosa dei candidati al Quirinale: diversi nomi ma  sono tre quelli   sui quali  fare la scelta: Amato, D’Alema, Marini.   Bersani li avrebbe già incontrati personalmente.  Secondo altre agenzie di stampa la “ rosa “ non avrebbe contenuto il nome di D’Alema ma quello di Mattarella. “Ci sono le condizioni per una scelta condivisa- avrebbe detto Bersani-  sia a mi pare che la ricerca di una soluzione ampiamente condivisa sia a buon  punto”. Da qui arriva la notizia: “ Accordo fatto”,  Matteo Renzi non ci sdta, io non lo voto, dice. Visto che nnon è stato eletto fra i grandi elettori intende riferirsi ai  parlamentari “ renziani”. Una spaccatura che avrebbe pesanti conseguenze nel Pd.

Arrivano le smentite
Nel frattempo Berlusconi  avrebbe indicato Marini.  Ma passano pochi minuti ed ecco la smentita. Il Pd nega che vi sia una rosa con i tre nomi indicati.  E che sia stata discussa con Berlusconi. La  precisazione è ufficiale ed arriva con una nota del Pd: “ Nessuna rosa è stata presentata a Berlusconi. Si ragiona da giorni su diverse possibilità con tutte le forze  parlamentari per arrivare ad un nome largamente condiviso”. Un’altra agemzia di stampa rfivela che alkcune fonti parlamentari affermano che il candidato non uscirebbe dalla “ rosa” di cui si parla. Sarebbe una personalità che si vuole ancora tenere “coperta” fino a pochi momenti prima delle votazioni. Si torna a parlare della “ sorpresa” che Bersani si terrebbe ben nascosta.   Stefano Fassina intervistato dalla Tv di repubblica on conferma né smentisce in merito alle “ rose”. Dice che in discussione ci sono i nomi che in questi giorni compaiono sui giornali e che Grillo “ è una vecchia volpe della politica “che conl suo modo di agire impedisce di fattoi il dialogo” in relazione alla proposta  di M5S di candidare Stefano Rodotà dopo le rinunce di Gabanelli e Strada. Nel frattempo Scelta civica fa sapere che, nel caso, sarebbe contraria a Prodi, a meno che non vi fosse il sì del Pdl, cosa come è noto mpossibile.



Vendola che ha incontrato Bersani intanto si smarca sul nome  dell’ex garante della privacy  sul quale r ischiano di spaccarsi il Pd e la colazione di centrosinistra mentre riceve l’apertura del leader di Sel, che twitta: “Facendo la tara agli insulti, nei fatti dobbiamo coltivare il terreno offerto: la rosa di nomi M5S è una elevata prova di dialogo”. Le prove di accordo fra Pd e Pdl, del resto, trovano un ostacolo nel governatore pugliese. “Se le intese, gli accordi e i dialoghi in corso in queste ore sul futuro Presidente della repubblica sono la prova d’orchestra di un governissimo  – afferma il leader di Sel alla Camera- esprimiamo la nostra radicale contrarietà”.

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