Siria. Dell’Oglio rapito da un gruppo islamico come al Qaida. Domani fiaccolata

ROMA – Il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio, scomparso da una settimana nel nord della Siria, è stato apparentemente rapito da un gruppo islamico che è  una versione locale di al Qaida. E’ quanto ha detto oggi il ministro degli Esteri Emma Bonino in un’intervista a Unomattina.  Sabato scorso, la Coalizione nazionale siriana ha chiesto il suo immediato rilascio, esprimendo «profonda preoccupazione per la sua scomparsa a Raqqa».

Intanto la diplomazia sta lavorando intensamente per riportare a casa  Quirico e non si dà per vinta: ha aggiunto il titolare della Farnesina. «Lo stiamo cercando con grandissima difficoltà» ma «sono fiduciosa» non solo per la telefonata ma «anche per altri contatti che abbiamo, con diversi canali, che a volte si interrompono e poi riprendono. Alla signora Quirico vorrei dire che non ci diamo per persi e continuiamo a cercare”. Comtinua comunque la preoccupazione per il religioso, del quale non si hanno notizia dal 29 Luglio. Padre Dall’Oglio si è da sempre impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico e per questa ragione è stato osteggiato dal regime di Assad. La sua è una delle  voci fuori dal coro nel nostro paese che più si è spesa per raccontare il dramma di questa nazione evocando con forza la pace e la libertà per il popolo siriano,  fra le sue iniziative va ricordata anche la petizione indirizzata a  Papa Francesco . Mercoledì 7 Agosto è stata organizzata a Milano una fiaccolata per esprimere gratitudine e vicinanza a Padre Dall’Oglio. L’appuntamento è previsto alle ore 21:30 in piazza Cordusio.

Questo è il link dell’evento su Facebook

 
“Padre Paolo è per molti semplicemente Abuna. Dopo aver passato 30 anni in Siria a favorire il dialogo interreligioso tra musulmani e cristiani, è stato espulso dal regime di Assad nel giugno 2012 per il suo dichiarato appoggio ai giovani rivoluzionari in cerca di libertà (hurriye) e dignità (karama). Ha iniziato a girare il mondo, a spendersi con tutte le sue energie, per divulgare gli ideali della rivoluzione siriana, una lotta anzitutto per la dignità e la verità di un popolo schiacciato da oltre 40 anni di dittatura organicamente mafiosa e trasversalmente repressiva. Ha denunciato senza peli sulla lingua i giochetti politici di chi vuole spartirsi le macerie della culla della civiltà mediterranea. Chi ha avuto l’occasione e la fortuna di partecipare ad una delle sue innumerevoli conferenze in giro per il globo, non ha potuto fare a meno di calarsi nella sofferenza umana di un popolo abbandonato al proprio destino dal silenzio assordante della comunità internazionale, pronta a disegnare linee rosse mai rispettate, e tutt’ora incapace di prendere la coraggiosa decisione di schierarsi per un reale processo di democratizzazione e pacificazione della Siria. Abuna ama definirsi il cappellano della rivoluzione, il Don Orione dei siriani. Padre Paolo ha semplicemente seguito quel che la sua coscienza di essere umano, con i suoi forti valori di amore e solidarietà verso il prossimo, gli ha suggerito di fare. E ora che risulta irreperibile, è tempo di dimostrargli la nostra vicinanza e tirar fuori il lato umano che tutti, anche se solo in un angolo remoto del nostro cuore, possediamo.”

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