Fiat. Tornano in fabbrica i tre delegati Fiom cacciati da Marchionne

Cassa integrazione a Mirafiori. Landini: si torna in fabbrica ma la partita non è chiusa

ROMA – Le notizie del giorno sono due, ma non avranno gli onori delle  prime pagine, non circoleranno nei talk show, sempre più inutili , anzi dannosi per l’azione di disinformazione che esce dal piccolo schermo. Notizie collegate,la prima infatti riguarda il rientro  alla  Sata di Melfi di tre operai, delegati di fabbrica della Fiom Cgil, che Marchionne aveva licenziato nel 2010. ‘C’ voluto una sentenza  della Cassazione a “ convincere “ l’ad<del Lingotto  che non c’era più  niente da fare: Giovanni Barozzino, oggi senatore eletto nelle liste di Sel, e componente della Commissione Lavoro,Antonio Lamorte e Marco Pignatelli,  domani mattina varcheranno i cancelli della fabbrica alle ore 8 . La seconda notizia riguarda la proroga della cassa integrazione  per 5.321 lavoratori della Mirafiori di Torino, con l’accordo di Fim, Uilm Fismic, UIgl e Associazione Quadro. Non della Fiom che giudica la procedura seguita non legittima. Questo provvedimento  partirà il primo ottobre e durerà fino al 28 settembre 2014. Dal primo novembre potranno usufruire della cassa integrazione, in caso di necessità, anche i 1.096 lavoratori della Maserati di Grugliasco, dopo l’accorpamento tra i due stabilimenti. E tgutti i piani, gli investimenti annunciati con grande spolvero da  Marchionne dove sono andati a finire.? Insieme agli altri miliardfi annunciati dall’ad del lingotto, nel nulla. Nel frattempo si giocano delicate per e complesseoperazioni in Borsa che riguardano Fiat e Chrysler 

Chiesto al governo di convocare un tavolo e al Lingotto di mettere nero su bianco gli impegni assunti

Maurizio Landini,segretario generale<della Fiom-in conferenza stampa tenuta presso la sede della Cgi-ha ribadito ancora una volta di considerare “la questione produttiva ed occupazionale” del gruppo Fiat sempre più grave”,  ed ha chiesto   al governo di convocare un tavolo e di mettere “nero su bianco” gli impegni del Lingotto per avere “certezze sugli investimenti e sulle produzioni”.  Non è la prima volta che viene avanzata questa richiesta ma anche il governo Letta, così come quello Monti, per non parlare di quelli Berlsconi non gradiscono “interferire “ nelle scelte  di Marchionne e non hanno molta dimestichezza con i sindacati. E torniamo al rientro in fabbrica dei tre lavoratori. Saranno accolti da un presidio della Fiom di Basilicata, allestito per  “ raccontare” la vicenda e sottolineare il valore dello sforzo sostenuto per contrastare la tesi della Fiat. L’azienda aveva licenziato i tre operai accusandoli di aver bloccato, durante uno sciopero interno, un carrello diretto a lavoratori che non aderivano alla protesta. 

 

La Corte d’Appello di Potenza, nel 2012,  aveva dichiarato illegittimo il licenziamento e disposto il reintegro dei tre operai. Il Lingotto, pur stipendiando regolarmente i tre operai, non li aveva più fatti rientrare in fabbrica,colpendo il<diritto al lavoro, attaccando la loro dignità. Ti pago ma non metti piede in fabbrica. La Cassazione a luglio aveva respinto il ricorso della  Fiat contro la sentenza della Corte di Appello< ordinando il reintegro.

 

Il segretario Fiom:la Costituzione e le libertà rientrano in Fiat. Si torna in fabbrica entrando dalla porta“Domani la Costituzione e le libertà rientrano in Fiat – afferma, Maurizio Landini – si torna in fabbrica. abbiamo diritto ad entrare dalla porta, lo abbiamo ottenuto grazie alla lotta, alla tenacia  della nostra iniziativa ed  è un fatto molto< importante  ma la partita non è chiusa”. Il segretario generale della Fiom richiama anche la sentenza della Corte Costituzionale che ha censurato il comportamento dell’azienda.

“A partire da domani in tutti gli stabilimenti Fiat, la Fiom torna ad avere le salette sindacali ed i rappresentanti sindacali. E’ un fatto importante, che ha un valore generale”. Tuttavia, ha proseguito Landini- “permane da parte di Fiat un atteggiamento discriminatorio, perché non vuole applicare fino in fondo la sentenza della Corte costituzionale: la Fiom non viene chiamata direttamente ai tavoli di trattative e così la Fiat continua ad escludere i delegati della Fiom. E’ un comportamento antisindacale perché i sindacati rappresentativi hanno diritto ad essere coinvolti nelle trattative. Quindi la partita non è ancora chiusa e l’atteggiamento della Fiat continua ad essere discriminatorio. Non escludiamo, se sarà necessario, di chiedere l’applicazione della sentenza anche su questo”.  Si è poi rivolto alle altre organizzazioni sindacali dei metalmeccanici, rivolgendo< loro un appello: “Applichiamo tutti insieme tutti i punti della sentenza della Corte costituzionale. Siamo pronti  ad andare anche ad un rinnovo generalizzato delle Rsu”.

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