Lodo Alfano: le paure del Cavaliere lo spingono nelle braccia di Fini

Dopo i finti strepiti del premier (“Chiedo il ritiro del Lodo Alfano”), il suo partito accetta le condizioni di Fli sulla non reiterabilità dello scudo impunitario, sul quale prosegue l’esame in Commissione. Intanto le Camere vanno in Cassa integrazione ordinaria

ROMA – Tira di nuovo aria di compromesso fra berlusconiani e finiani sul cosiddetto “Lodo Alfano”, cioè l’impunità per il premier. Oramai la vita politica italiana è stritolata dalla questione giudiziaria di Silvio Berlusconi, mentre il Parlamento chiude e va in vacanza a novembre perché i suoi lavori sono diventati un orpello inutile, dato che non c’è alcun fondo di cassa in grado di finanziarie una legge. In 62 anni di vita repubblicana, non era mai successo che il Parlamento andasse in Cassa integrazione ordinaria (e si spera non straordinaria): un altro record del tempo di Silvio Berlusconi.

La reiterabilità dell’impunità

La questione si attorciglia intorno al concetto di “reiterabilità”. Come è noto, i finiani sono contrari ad un’immunità penale che riguardi la persona piuttosto che la funzione che quest’ultima esercita. La logica costituzionale (per quanto forzata all’estremo) non consentirebbe una tale applicazione del concetto di punibilità del premier mentre sarebbe compatibile con l’impianto della nostra legge suprema la salvaguardia delle funzioni esercitate dal Presidente del Consiglio. Ma ciò escluderebbe, appunto, la “reiterabilità” della protezione penale per più di una volta, in caso, ad esempio di una nuova elezione alla carica di Palazzo Chigi.

“Siamo pronti a discutere” ha oggi annunciato Gaetano Quagliarello, vicepresidente dei senatori Pdl, aprendo dunque alle richieste dei finiani, ma poi ha precisato: “Siamo d’accordo con il presidente Fini su una legge che tuteli la funzione e non la persona. Ma ci si spieghi perché la protezione possa durare per alcuni anni per poi lasciar scoperta la funzione per altri anni. Ci sembra una contraddizione, ma siamo pronti a discutere”.

I finiani hanno accolto favorevolmente il cambio di rotta del Pdl che, dopo aver fatto fuoco e fiamme, ipotizzando, con Berlusconi in persona, addirittura il ritiro del disegno di legge, sono venuti a più miti consigli evidentemente per paura delle elezioni anticipate. Curioso che il premier sbandieri sempre sondaggi a lui favorevoli ma molto meno per Fli e poi accetti sempre le condizioni poste da Fini su provvedimenti per lui vitali, come il salvacondotto giudiziario. Oggi alle 14 è iniziato di nuovo il confronto in Commissione costituzionale preceduto da un incontro fra la Bongiorno, Pasquale Viespoli, capogruppo di Fli in Senato e Maurizio Saia, unico membro dei finiani nella Commissione, per mettere a punto la strategia sull’iter del disegno di legge.

Berlusconi: quotidiano attacco ai magistrati

Di nuovo, al teatrino tradizionale della presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa (oramai divenuto una colonna della storiografia nazionale), è andata in scena l’ennesima violenta polemica del premier contro i pubblici ministeri. «Ritengo che una legge che sospenda i processi delle più alte cariche dello Stato mentre adempiono alle loro funzioni istituzionali sia opportuna ed anzi, vista la magistratura con cui abbiamo a che fare, assolutamente indispensabile» ha detto. Il premier è sereno, ma «soltanto con la forza d’animo che deriva dalla consapevolezza di non aver commesso alcun reato sono riuscito a disinteressarmi dei tanti, troppi procedimenti che mi sono stati addossati e che ogni giorno vengono amplificati da giornali e televisioni». Proprio disinteressato non si direbbe, visto le leggi ad personam che ha fabbricato in due legislature e che gli hanno permesso di sfuggire ad ogni processo o di sfruttare i termini di prescrizione per essere dichiarato “assolto” dal telegiornale di Minzolini. Poi ha nuovamente brandito l’ascia di una Commissione parlamentare sui giudici, a suo dire, “politicizzati”, mentre ha confessato a Bruno Vespa di attendersi una medaglia d’oro per la montagna di tasse che ha pagato nella sua vita.

Polemiche nell’opposizione

Le parole di Berlusconi contro i giudici sono state aspramente criticate dalle opposizioni, dove però oggi prevale lo scontro verbale. Alla proposta di Pierluigi Bersani su una “tornata” referendaria contro il Lodo Alfano, “se in Parlamento non la spuntiamo”, ha risposto in toni assai duri Antonio Di Pietro: “l’improvvisa folgorazione del segretario del Pd a favore di un referendum sul Lodo Alfano, che la maggioranza berlusconiana si accinge spudoratamente a varare, stupisce soprattutto per la folgorante superficialità e tardività della proposta. Se, infatti, Bersani si riferisce al ‘Lodo costituzionale’ attualmente in discussione al Parlamento il referendum, di tipo confermativo, è previsto dalla Costituzione ed è obbligatorio per il solo fatto che non potrà mai essere raggiunto in Parlamento il quorum di due terzi per modificare la Costituzione”.

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