Silvio Berlusconi non è più Senatore della Repubblica

Palazzo Madama ha respinto tutti gli ordini del finalizzati al ‘salvataggio politico’ del leader di Forza Italia 

 

ROMA – Silvio Berlusconi è fuori dal Parlamento. Il Senato ha deciso per la sua decadenza. Una volta che erano stati “stati respinti tutti gli ordini del giorno presentati in difformità dalla relazione della Giunta per le Immunità che proponeva di non convalidare l’elezione di Berlusconi” il presidente Grasso ha reso ufficiale la storica decisione. Una giornata tesa e lunga, da una parte e dall’altra dello schieramento politico, che è stata caratterizzata da due scenari principali: gli scranni di palazzo Madama dai quali si è votato per la decadenza e via del Plebiscito, di fronte Palazzo Grazioli, gremita dai sostenitori dell’oramai ex senatore. Silvio Berlusconi, anziché assistere personalmente alle operazioni in Senato, ha preferito partecipare da protagonista alla manifestazione indetta da lui stesso. “Siamo qui in un giorno amaro e di lutto per la democrazia” esordisce il Cavaliere rivolgendosi alla platea. Davanti alle bandiere di Forza Italia e dell’’Esercito di Silvio’ sventolate da circa un migliaio di fan azzurri Berlusconi rilancia il suo movimento: “Questa è una manifestazione legittima e pacifica, perché noi non viviamo nell’invidia e nell’odio come loro. La condanna sui diritti tv è basata soltanto su teoremi e congetture”, ha ribadito Berlusconi. La condanna, ha insistito, “non è basata su nessun fatto, su nessuna dichiarazione su nessun documento, su nessun testimone”. Quindi l’ex senatore insiste: “Questa sentenza grida vendetta davanti a Dio e agli uomini! Hanno calpestato la legge per farmi decadere”  ha dichiarato. Ma Berlusconi è sicuro: “Con la revisione del processo la sentenza sarà capovolta, sarò assolto”. Parte ora l’avventura fuori dai Palazzi del potere per Silvio Berlusconi: “Anche da non parlamentare si può continuare a battersi per la nostra libertà. Altri leader sono fuori dal Parlamento come me”, ha detto. Tra la folla si distinguono i cartelli con varie scritte a sostegno del Cavaliere, come ‘Forza Silvio’, ‘Silvio c’è’, tra i manifestanti anche piccole pallette di gomma con la scritta ‘E’ un colpo di Stato’ e alcune con l’avvertimento ‘oggi decade la democrazia’. A salutare il premier tanti esponenti azzurri, da  Mara Carfagna a Stefania Prestigiacomo, da Gianfranco Rotondi a Saverio Romano. Una piccola polemica scoppia quando uno striscione che portava la scritta ‘E’ un colpo di Stato, da prima apparso sulla facciata sinistra del portone principale, è stato rimosso dalle forze dell’ordine. Luca D’Alessandro, deputato azzurro e capo ufficio stampa di Forza Italia, commenta così l’accaduto: “Mi auguro che episodi di questo genere non si verifichino più e venga ripristinata quanto prima la possibilità di esprimere liberamente ai manifestanti pensieri, opinioni e idee”. Sull’episodio i capigruppo di Forza Italia di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, annunciano un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Una nota di Fi denuncia: “Continua un indegno e vergognoso boicottaggio. Prima hanno costretto i pullman dei nostri sostenitori a parcheggiare a Cinecittà. Ora hanno spento le macchine dei biglietti e chiusi gli uffici della Metro Aalla fermata Cinecittà-Anagnina”. Atac però precisa che la stazione di Anagnina è stata sempre regolarmente funzionante.

Nel frattempo, mentre Berlusconi parlava ai sostenitori di Forza Italia, in Senato andava avanti una discussione fiume sulla decadenza del Cavaliere. Nonostante gli appelli di Francesco Nitto Palma e di Renato Schifani, che chiedevano il voto segreto, il presidente Grasso ha da subito chiarito che il voto sarebbe stato espresso tramite procedura palese.

 

Il dibattito all’interno di Palazzo Madama è stato colorito e non sono mancati episodi di accesa diatriba. Come nel caso di Maurizio Gasparri e di Sandro Bondi che hanno attaccato i senatori a vita: “Siete presenti solo oggi. Vergognatevi”. Quindi Bondi ha sottolineato anche la “mancanza di sensibilità del premier Enrico Letta” che, in contemporanea con i lavori dell’Aula, ha convocato una conferenza stampa per parlare della nuova maggioranza a sostegno del suo governo dopo la fiducia incassata ieri sulla legge di stabilità. Dopo di che, la lite tra Bondi e Formigoni che ha addirittura richiesto l’intervento dei commessi. Poi Alessandra Mussolini se l’è presa con Angelino Alfano: “Non vogliamo i vostri voti. Se fossi stata io la capigruppo non li avrei accettati. Siete dei poltronisti, come dice Berlusconi, siete arrivati a un punto di non ritorno. Alfano è un piranha e preferisco chiamarlo Lino perché di Angelino non ha proprio nulla”. 

Quindi hanno preso la parola i vari esponenti dei partiti. Per il Nuovo centrodestra ha parlato Schifani: “Voteremo contro per prendere le distanze da una pagina buia della nostra democrazia parlamentare. E’ uno strappo di carattere istituzionale e costituzionale sulla trasparenza delle regole che sono state violate. E non ci stiamo. Le regole sono garanzie di un sistema e vanno applicate senza guardare il colore politico. La legge è uguale per tutti ma noi crediamo che l’articolo 3 non sia stata applicato nei confronti del cittadino Silvio Berlusconi”, ha concluso Schifani.

Non poteva essere che duro, invece, l’attacco dei grillini. Paola Taverna dice chiaramente “Silvio Berlusconi,è un delinquente abituale e recidivo” e che “non è sceso in campo per il bene del Paese, come dice lui, ma per salvare le sue aziende” ed “era in Senato per architettare reati e incrementare il suo patrimonio”. “Sentiremo molto la sua mancanza”, aggiunge ironicamente ricordando “lo 0,01% di presenze in aula” del Cavaliere. “Parliamo della decadenza di un senatore – ha sottolineato – che il suo mandato non lo ha nemmeno lontanamente svolto”. 

Per Forza Italia prende la parola Anna Maria Bernini: “Consegnare Silvio Berlusconi a questa magistratura significa consegnare la sovranità popolare. Oggi non è il 25 aprile di liberazione dal nemico storico ma l’8 settembre delle istituzioni democratiche”. 

 

Infine, il capogruppo del Pd Zanda ha dichiarato: “E’ la prima volta in vita mia che sento definire ‘colpo di Stato’ il rigoroso rispetto delle leggi”, ha affermato Zanda annunciando il voto favorevole del gruppo democratico. “Primo – ha sottolineato – bisogna essere prudenti, evocare la piazza con toni forti è molto pericoloso per la democrazia. Secondo: gli insulti gratuiti e infimi al presidente Napolitano sono una brutta pagina della nostra vicenda istituzionale. Sono errori seri e gravi, soprattutto perché hanno guastato un dibattito pubblico che per mille ragioni avrebbe dovuto avere un altro contenuto”.

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