Decreto Romani. Da Colpo grosso a Danno grosso. Ecco chi è il ministro anti-solare

ROMA – Paolo Romani, milanese, classe 1947, con un diploma di liceo classico alle spalle, si è preparato per la politica facendo l’editore di emittenti televisive locali.

Dal 1990 al 1995 ha diretto Lombardia7. Prima del fallimento della rete, e della susseguente indagine per bancarotta preferenziale (conclusasi per lui con un obbligo di risarcimento, informa Wikipedia), Romani si è regalato un po’ di successo col programma: “Vizi privati e pubbliche virtù”. Conduceva la (il) transessuale Maurizia Paradiso. Nel loro libro “Il mucchio selvaggio. La strabiliante, epica, inverosimile ma vera storia della televisione locale in Italia”, Giancarlo Dotto e Sandro Piccinini scrivono: “La Paradiso giocherà morbosetta con il pubblico maschile a casa, mentre delle pin-up si spogliano. Con la flessibilità che lo distingue, Romani tralascia il dibattito culturale e passa al puro svago per adulti, con implicazioni economiche interessanti, soprattutto per lui. «Ma la guardavano anche i bambini» esagera «avevo bandito qualunque volgarità.» Proibiti doppi sensi e parolacce inutili, partono tra un gioco e l’altro della Maurizia filmati osé, senza penetrazioni visibili, abbinati ai numeri proibiti, 144 e 166, coi quali Romani incassava tra i 60 e i 70 milioni al mese. Ritmi da 1500 telefonate a notte. Intere famiglie sul lastrico. Un successo clamoroso.”

Paradiso, in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, ha raccontato: “Sono stati due anni anche molto divertenti, lui entrava nel mio camerino, ci facevano le foto. Mi ha insegnato veramente bene a fare televisione. Si sedeva lì davanti a guardarmi e quando finivo mi diceva: sei un genio. Sua moglie era una ragazza di Vizi privati, lo sanno tutti: gliel’ho presentata io”
In realtà, nel libro “Il mucchio selvaggio” si scopre che i rapporti tra i due non furono sempre idilliaci:  “Maurizia era una pazza. Siccome era un uomo, aveva il problema che le cresceva la barba. Una volta al mese si attaccava sul sedere dei cerotti ormonali che la facevano uscire di testa. Un giorno insegue il regista con una forbice, stile Lorena Bobbit. Finisce ai ferri corti anche con Romani. Porte sbattute in faccia. Maurizia esplode in tutti i sensi. Nel diverbio, un cazzotto di Romani le fa scoppiare una tetta finta. Così almeno lei dichiara in una intervista all’«Indipendente», dopo aver chiamato l’ambulanza ed essersi fatta portare al pronto soccorso”(Per la cronaca, l’editore del libro è Mondadori).

Ad arricchire il curriculum di Romani ci pensano poi Marco Travaglio e Aldo Grasso, che gli attribuiscono anche la produzione di un altro discreto successo televisivo: “Colpo Grosso”, trasmissione fatta di giochi e scommesse, diventata un cult di Italia7 sia per l’allegra conduzione di Umberto Smaila, sia per le belle spogliarelliste che ammaliavano concorrenti e spettatori. “Il primo sexy-varietà della tv italiana”, l’ha definito Grasso.

Negli Stati Uniti esiste il Dipartimento dell’Energia. In Italia un ministero equivalente non c’è. Il Segretario (cioè l’equivalente di un nostro Ministro) che presiede tale Dipartimento, e quindi colui che svolge il ruolo chiave nelle politiche del governo Obama in materia energetica, è tale Steven Chu. E’ un fisico. Insignito di un premio Nobel. In Italia, oggi, ancor più del Ministro dell’Ambiente (Stefania Prestigiacomo), a dettare le nuove regole in campo energetico ci pensa il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani.

Le ragioni dell’ostruzionismo allo sviluppo delle energie verdi, da parte del Governo, è legittimo ricondurle alla volontà, chiaramente e ufficialmente espressa dall’esecutivo, di spingere il nucleare. I fondi statali sono quelli che sono, con essi non si può incentivare tutto. Se si vogliono le centrali, bisogna dirottare alcuni finanziamenti dal settore verde verso quello fosforescente. La  maggioranza politica continua a rassicurare gli italiani sulla sicurezza delle nuove centrali nucleari. Tuttavia, il terremoto in Giappone ha per l’ennesima volta evidenziato i rischi di questi impianti. Una nazione in grado di costruire grattacieli così efficienti da resistere al settimo sisma più forte della storia (delle rilevazioni), sta tremando non per le scosse di assestamento ma per il timore di un disastro nucleare; una nazione come l’Italia, in grado di costruire, in una zona notoriamente ad alto rischio sismico, un ospedale che dopo 10 anni dall’inaugurazione viene raso al suolo da un terremoto, quello dell’Aquila, migliaia di volte inferiore come intensità a quello nipponico: quanta fiducia può riporre, l’Italia, nelle rassicurazioni dei politici? E, soprattutto, in una questione tanto vitale, può davvero pretendere fiducia un produttore di “sexy-varietà”?

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