Legge elettorale. Pausa di riflessione nel Pd mentre Silvio Berlusconi chiama alle armi

Il ritorno a casa da sconfitto di Pierferdinando Casini

ROMA – Laura Boldrini rompe il silenzio e parla dei lavori parlamentari di questa drammatica settimana e della ‘Tagliola’ imposta ai 5 Stelle, che ha permesso l’approvazione del Decreto Imu-Bankitalia.

“Sento di aver fatto sinceramente la cosa giusta. Io mi sono assunta le responsabilità che mi competono, ma anche quelle non mie”, ha detto Boldrini nel resoconto settimanale dei lavori a Montecitorio. “Se siamo arrivati a questo punto è certamente per l’oltranzismo cieco di qualche opposizione ma pesa anche il fatto che il parlamento debba fare i conti con un numero molto elevato di decreti legge. Solo a febbraio ne abbiamo 6”. Dopo il ‘Rapporto Boldrini’ ci si interroga sul percorso parlamentare della legge ideata e concordata da Renzi e Berlusconi. Sul tema, spiega la Presidente della Camera , va detto che il disegno di riforma “è arrivato in Aula senza che la commissione Affari costituzionali abbia potuto esaminare un solo emendamento. Abbiamo esaurito la discussione generale e torneremo a parlarne in assemblea l’11 febbraio.

Su mia richiesta la Conferenza dei capigruppo ha deciso che ci sia qualche giorno in più per il dibattito. Ma con la garanzia che la Camera arriverà alla decisione finale entro questo mese”. E’ chiaro che questo rinvio sembrerebbe legato al fatto che nel Pd la corrente di sinistra resisterebbe su molti punti, non si tratterebbe di una posizione di stallo ma i rischi per la tenuta del Patto tra Sindaco e Cavaliere sarebbero più che concreti. Lo scenario che potrebbe profilarsi, se no di raggiungesse un accordo tra i Democratici, alimenterebbe il fronte incandescente dei franchi tiratori. Sul punto abbiamo voluto fare due rapidissimi conti: i deputati sono 630. Hanno votato contro la pregiudiziale in 351, favorevoli 154. Non hanno partecipato al voto M5S, Lega, Fratelli d’Italia.  Il totale dei parlamentari è 630. Fra votanti favorevoli e coloro che non hanno partecipato al voto, ovviamente  favorevoli si arriva a  279.  Da tenere conto che il gruppo del Pd, parte consistente ha votato contro per disciplina. Comunque si sono avuti, dicono,  25 franchi tiratori. Se  mettiamo insieme Pd, Fi, Ncd, i contrari dichiarati avrebbero dovuto essere  389 quindi i franchi tiratori sarebbero in realtà quasi quaranta. Se contiamo anche qualche voto contrario arrivati da gruppo misto (partitini berlusconiani, socialisti etc) i franchi tiratori sono molti di più ed è questo quello che più preoccupa, non tanto Berlusconi, ma il nuovo corso del Pd. Quanto al Cavaliere oggi, dopo molto tempo ha vissuto una bella giornata, visto che è tornato a far comizi in Sardegna, poi vedremo cosa ha detto  e questo dovrebbe preoccupare non poco Renzi, ed ha ricevuto un regalo inaspettato, il ritorno a Itaca dell’Ulisse Casini, che dopo aver percorso milioni di chilometri nei mari tempestosi della politica, ha deciso di tornare a miti consigli (la soglia di sbarramento per lui è ora un incubo ndr) per tornare al vecchio amore, con giustificazioni quanto meno discutibili. Ma ripartiamo proprio da Berlusconi che ieri, nel suo comizio a Cagliari, si dice convinto di poter conquistare la maggioranza in Parlamento, per poter cambiare la Costituzione e fare le riforme (ma non le stava fecendo con Renzi ndr). La sua lungimirante follia, citando Erasmo da Rotterdam, sarebbe quella di chiedere ad almeno 24 milioni di elettori il voto per il suo partito. Ieri, di fatto, è iniziata proprio da Cagliari la sua campagna elettorale, visto che il cavaliere ha chiesto, non ai Club sardi, ma ai Club di tutta Italia, un forcing porta a porta per raccogliere consensi e raggiungere quel 37% di consensi che decreterebbe la sconfitta di Renzi. Ma ieri è stata la giornata anche del ritorno del figliol prodigo Pierferdinando Casini che giustifica la sua decisione, con la fine del terzo polo. Un vero e proprio addio al sogno centrista, ma con la volontà do costruire il Ppe italiano. Casini dice si all’allennza con Berlusconi, ma anche con Alfano.  “A noi moderati – scandisce l’ex Presidente della Camera – spetta il compito di lavorare sullo schema del partito popolare europeo. E dobbiamo anche fare il fretta, perché il centrodestra è molto indietro, sul piano dei contenuti, rispetto alla carica innovativa rappresentata da Renzi”. Poi una battuta sul Segretario dei Democratici: “Può sembrare uno smargiassone e io stesso non gli ho risparmiato critiche. Ma non voglio mettergli i bastoni fra le ruote. Ci siamo parlati e ci siamo intesi. E lo sapete perché? Perché è un politico. E sono i politici, e non gli apprendisti stregoni, che producono le reali innovazioni”. Poi su Berlusconi: “Per noi è una grande questione. Le divaricazioni drammatiche che ci sono state non possono essere ricomposte con una battuta ma con un dibattito politico serio. Io per costruire il centro ho rischiato, ho rotto con Berlusconi e sono passato all’opposizione. Poi ho combattuto accanto a Monti, mettendoci la faccia da solo, mentre Berlusconi e Bersani, che pure governavano con noi, si sono defilati. Ma la sera delle elezioni ci siamo accorti che il nostro terzo polo era evaporato. Anzi, l’aveva fatto Beppe Grillo”. E se Casini è tornato all’ovile, sarà della partita anche l’altro ex Presidente della Camera Gianfranco Fini? Ce lo chiediamo e aspettiamo, forse sarà questa la notizia di una nostra prossima nota politica.

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