Inps. Meno pensioni e più povere. Lo Stato tappa il buco ma sarà allarme sociale

Oggi l’Inps scuote i nervi di molti lavoratori con i dati del bilancio 2014 pubblicati da Repubblica. Il numero delle pensioni in essere comincia a diminuire, di oltre 100 mila unità e il risultato economico migliora di 2,5 miliardi di euro arrivando a meno 12 miliardi.

Non inclusi in questo bilancio, perché effettuate con la legge di stabilità, il trasferimento, a titolo definitivo, delle anticipazioni concesse dallo Stato fino all’esercizio 2011, pari a complessivi 25.198 milioni di euro, con cui lo Stato ci mette una bella pezza trasformando un patrimonio netto negativo per 4,5 miliardi di euro in uno positivo per 20,669 miliardi.

Inps. Pensioni totali per 255,5 miliardi. In forte riduzione

Secondo i dati Inps contenuti nel bilancio di previsione 2014 che sarà presto presentato  all’esame del Consiglio di Indirizzo e vigilanza, la quota di spesa pensionistica finanziata dai contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro nel 2014 ammonterà a 243,4 miliardi, con un piccolo aumento sul 2013, +1,1%. Tale importo sarà pari al 15,19% del pil. La spesa pensionistica complessiva, comprese quindi le pensioni erogate per conto dello Stato, come gli assegni sociali o di invalidità, è invece pari a 255,5 miliardi.

Quest’ultimo dato è particolarmente significativo perché segna una netta riduzione della spesa pensionistica complessiva in rapporto al Pil, per il 2014 sarà infatti pari al 15,94% del pil mentre era al 16,21% nel 2013. Una riduzione che sembrerebbe essere destinata ad aumentare nei prossimi anni.

Inps. Risultati economici rivisti dalla legge di stabilità

Nell’ultimo bilancio dell’era Mastrapasqua dell’Inps emerge un risultato economico del 2014 negativo per 12 miliardi, meglio dei meno 14,4 miliardi del 2013. Il patrimonio netto sperimenta per la prima volta il terreno negativo per 4.529 milioni, rispetto al dato positivo per 7.468 milioni previsto alla fine del 2013. L’avanzo di amministrazione di scende a 30.680 milioni di euro rispetto all’avanzo di 42.701 milioni previsto alla fine del 2013, con un decremento di 12.021 milioni per effetto del disavanzo finanziario complessivo previsto per il 2014.

Questi dati non tengono però conto delle decisioni del Governo. Dopo il 30 settembre 2013 il Governo ha infatti deciso di azzerare le passività patrimoniali derivanti all’Inps dall’incorporazione dell’Inpdap, trasformando una anticipazione in trasferimento a titolo definitivo, per 25.198 milioni di euro.

Con questo balzo i conti nel bilancio di previsione passano in netto avanzo. Più 13,2 miliardi e un patrimonio netto di 20,7 miliardi.

Non va più in pensione nessuno. Si riducono le pensioni erogate

Nel 2012 erano state liquidate 1,14 milioni di nuove pensioni. Questo numero è crollato ad appena 649.621 nuove pensioni nel 2013. Un calo del 43 per cento in un solo anno. Ma a incidere è soprattutto il saldo tra le pensioni di nuova erogazioni e le pensioni eliminate, nel corso del 2013 sono infatti state cancellate ben 742.195 pensioni, con una riduzione delle pensioni attualmente erogate di quasi 100 mila unità. L’impatto di questa riduzione potrà sembrare ancora relativo, visto che il numero di pensioni erogate passa da 18.607.422 a fine 2012 a 18.518.301 nel 2013, poco più di mezzo punto percentuale, ma potrebbe annunciare l’arrivo di un duraturo punto di svolta.

Anche perché l’Inps prevede che il divario aumenti ancora nel 2014 con 596.556 nuove pensioni previste e 739.924 assegni che si prevede di eliminare. Oltre 140mila di pensioni in meno anche per il 2014.

Meno pensioni e più povere. L’allarme sarà sociale

A preoccupare dovrebbe essere sempre meno il bilancio dell’Inps visto che a causa della serie di riforme pensionistiche succedutesi nel tempo l’istituto potrebbe restare ben solido. L’Inps infatti vede ridursi costantemente il numero delle pensioni complessivamente erogate ed inoltre erogherà pensioni sempre minori una volta che la riforma in senso contributivo comincerà a pesare davvero sull’entità di una buona parte degli assegni di nuova liquidazione. Non è infatti da dimenticare come gli assegni liquidati oggi dall’Inps abbiano ancora una componente maggioritaria di calcolo col vecchio sistema retributivo, nel senso che molti assegni sono calcolati in maniera pressoché totale col sistema retributivo; quando invece si affacceranno alla pensione in maniera maggiore coloro che avevano meno di 18 anni di anzianità contributiva nel 1996 l’Inps vedrà calare nettamente anche l’entità delle pensioni da erogare. Spostando l’allarme dalla sostenibilità dei conti alla sostenibilità sociale.

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