Tocci. Senato: tre passi indietro per la riforma. Legittimato solo dal voto a suffragio universale

Intervista al senatore Pd, Direttore del Centro per la riforma dello Stato

ROMA –  No, non ci siamo proprio. Forse non ci rende bene conto che con le modifiche che si propongono,legge elettorale, riforma, bicameralismo, titolo quinto  si tocca in profondità la struttura stessa dello Stato, le garanzie democratiche, i diritti dei cittadini.Il rischio è che un dibattito partitomele finisca ancora peggio. Del resto  tutte le modifiche costituzionali della seconda repubblica hanno peggiorato e non riformato l’assetto istituzionale.” Walter Tocci, senatore del Pd, direttore del Centro per la riforma dello Stato, esprime un giudizio netto,moltocritico ed avanza proposte in particolare  sul bicameralismo di cui Matteo Renzi ha parlato  nella direzione del Pd. prevedendo un Senato che diventa “Camera delle autonomie”,composto da più di cento sindaci, consiglieri regionali e esponenti della società civile. Non si sa bene per fare cosa e si riunirebbe una o due volte al mese.

Per la riforma ripartire con una prospettiva diversa

Allora, chiediamo a Tocci, che fare? “Occorrono almeno tre passi indietro per ripartire in una prospettiva diversa. Intanto c’è un dato paradossale: per combattere la Casta si affida esclusivamente al ceto politico la nomina dei membri del senato con un messaggio chiaro. Vale tanto poco la Camera alta da diventare una sorta di “dopolavoro” di politici che dovrebbero essere già molto impegnati nella cura dei rispettivi territori. e riforma., Questo è un “plebeismo costituzionale” che arriva a degradare il modello istituzionale per offrire una finta risposta alla seria questione della Casta. Oltretutto è una soluzione inutile, poiché sono disponibili strumenti più diretti e più semplici per ridurre i costi della politica. Basta diminuire il numero dei  parlamentari. E si possono dimezzare gli emolumenti – come proposi alla prima assemblea dei Gruppi all’inizio della legislatura – eliminando le risorse che i parlamentari devolvono al finanziamento dei partiti e ai servizi di gestione del mandato sul territorio. “ Fra le motivazioni che portano  alla riforma.-chiediamo. vi è quella di rispondere alla esigenza di maggiore rappresentanza territoriale del Senato. Tocci: taglia corto .”La rappresentanza non è affatto carente, se si pensa a quante leggi vengono approvate con ripieno di provvedimenti localistici”. 

Rischio di  dissoluzione della fragile nazione italiana

Facciamo l’avvocato del diavolo,cosa è che non va? “Questo -risponde – significa attribuire ai nuovi senatori il vincolo di mandato di rappresentare prima di tutto la Regione o il Comune di appartenenza in contrasto con l’articolo 67 della Costituzione. Così gli interessi territoriali si esprimono direttamente, rompendo i pur flebili legami che oggi ancora vengono assicurati dalla mediazione dei partiti nazionali. Nell’aula del nuovo Senato la dialettica governo e opposizione non si esprime più sui programmi politici ma sulle rappresentanze territoriali. Nessuno può impedire, quindi, che si formi una maggioranza del Nord per mettere in minoranza il Sud. Sarebbe la miccia capace di accendere la dissoluzione della fragile nazione italiana.” Ma, -insistiamo – la fine del bicameralismo perfetto  viene considerata la condizione necessaria per velocizzare l’approvazione delle leggi. Non è così?” Sembra un argomento vero-risponde – solo perché viene ripetuto ossessivamente da trent’anni.

Il paese soffocato dall’eccesso di produzione di leggi

Ma in realtà il Paese è soffocato dall’ eccesso di produzione di leggi. Ogni settimana le Camere approvano testi legislativi di centinaia di pagine, contenenti migliaia di commi che spesso modificano quelli promulgati nei mesi precedenti. Da tanti anni in Parlamento non si approva più una legge organica. La legislazione è travolta dall’amministrazione corrente e prende la forma di decreti omnibus che assemblano norme frammentate, disorganiche e improvvisate. In tutti i campi della vita nazionale – la scuola, il fisco, la giustizia, il lavoro, le autonomie locali – è diventato ormai impossibile capire come funzionano le regole senza l’ausilio di esperti che sembrano oracoli iniziati ai misteri della dea Burocrazia vitali: “

Passiamo così ad affrontare alcune delle cause, quelle vere, come dice Tocci che parla di una sorta di epidemia. Accenna al ruolo dei  burocrati ministeriali che “invece di amministrare gli uffici preferiscono coprirsi dietro norme esecutive che li esentano dalle scelte e dalle responsabilità della gestione. Di fronte a qualsiasi inefficienza alzano le mani e danno la colpa alle leggi che loro stessi hanno scritto ma altri hanno approvato. I ministri a loro volta cercano soluzioni facili e di immediato impatto mediatico senza avventurarsi su complessi e lunghi processi riformatori.

La mancanza di progettualità surrogata dai titoli fantasiosi dei decreti

La mancanza di progettualità viene surrogata dai fantasiosi titoli dei decreti – il Fare, il Salva Italia, la Scuola Riparte, il Valore Cultura ecc. – che nei fatti contengono solo provvedimenti occasionali e di corto respiro. La legislazione diventa un proseguimento della comunicazione con altri mezzi. Infine, l’assenza di organiche proposte sollecita i parlamentari a produrre centinaia di emendamenti particolaristici che sbrindellano ulteriormente i testi normativi.Ma il discorso politico-mediatico si occupa solo dell’ingegneria istituzionale, sempre alla ricerca di modelli che aumentino la velocità di approvazione delle leggi. È un “futurismo legislativo” che promette efficienza e ottiene solo burocrazia. È  un decisionismo senza alcuna vera decisione. Aveva ragione Luigi Einaudi nell’apprezzare la lentezza parlamentare come la virtù capace di limitare gli eccessi normativi.”

Allora, Tocci,  visto che le esigenze di riforma sono giuste che si dovrebbe fare? Ci saranno delle soluzioni possibili? “La vera esigenza nazionale non è la velocità ma la qualità della legislazione. Basterebbero poche leggi l’anno purché scritte in forma semplice e con chiarezza di principi, delegando altresì le funzioni gestionali al Governo e aumentando i poteri di controllo e di indirizzo del Parlamento. Nessuno impedirebbe di farlo con l’attuale ordinamento, ma se proprio dobbiamo mettere mano alla Carta si può introdurre uno strumento nuovo per curare la peste normativa.

Necessario introdurre un terzo livello, le leggi in forma di Codici

Occorre rafforzare la gerarchia delle fonti introducendo un terzo livello: oltre le attuali leggi costituzionali e leggi ordinarie, si dovrebbero introdurre le leggi in forma di Codici, intesi come testi unitari che regolano organicamente i principi, i criteri e gli obiettivi nei diversi campi della vita pubblica”.

L’aggiornamento della seconda parte della Costituzione, pur complesso chiamdo a discerne costyiotuzionalisti, giuristi, – afferma – andrebbe a “esaltare “il valore della prima parte, sgombrando il campo dalle ipocrisie di chi ha sempre cercato di stravolgere la seconda per intaccare i principi della prima, come accadde nella revisione del 2005.”

Senato, tutela  di diritti e garanzie, Camera, governo del Paese, voto di fiducia

Definiti i principi entriamo nel merito delle funzioni, una netta separazione di funzioni.- dice il senatore del Pd. II Senato tutela i diritti e le garanzie, svolge funzioni di controllo  La Camera si occupa del governo del Paese, basandosi sul nuovo strumento dei Codici che insieme alle leggi costituzionali sarebbero di competenza del Senato ancora in regime di bicameralismo, mentre alla Camera sarebbe affidata in esclusiva la legislazione ordinaria e l’iniziativa di attuazione del programma politico che è risultato vincente alle elezioni.”

Dalla netta separazione discendono alcuni corollari importanti. Il voto di fiducia è di competenza solo della Camera e ciò stimola il Governo ad attuare il suo programma, ma senza poter intervenire con la decretazione sulle garanzie protette dai Codici. Il Senato, non avendo l’onere della governabilità, potrebbe essere composto con legge elettorale proporzionale, non essendoci motivo nel distorcere la rappresentanza con premi di maggioranza che anzi sarebbero in contrasto con le funzioni di garanzia.

Contro plebeismo costituzionale, peste normativa, frattura nazionale

In tal modo la riforma del bicameralismo risponderebbe ad una reale esigenza del Paese liberandosi dalle tre domande sbagliate che hanno finora fuorviato il dibattito.che Tocci così riassume::  Contro il plebeismo costituzionale   il Senato diventerebbe a tutti gli effetti la Camera alta, come luogo della sovranità dei diritti e delle garanzie. Contro la peste normativa che sfianca lo Stato e la società promuoverebbe una produzione legislativa di alta qualità.Contro il pericolo della frattura territoriale sarebbe un presidio dell’unità nazionale.

“La logica conseguenza – conclude – è che il Senato delle garanzie non può essere legittimato con le nomine di secondo grado, ma soltanto con la fonte primaria del suffragio popolare

 

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