Occupazione in salita in Europa, non in Italia. A salire debito e tensione coi sindacati

ROMA – Nell’ultimo trimestre del 2013 l’occupazione nell’Eurozona ha fatto segnare il primo dato positivo dalla metà del 2011 (+0,1 %), non Italia però dove l’occupazione continua a calare, meno 0,5 per cento.

Il debito pubblico continua invece a salire impetuosamente, di oltre 20 miliardi solo a gennaio, e arriva a 2.089,5 miliardi di euro mentre Fitch avvisa l’Italia che non ci sarà una grande crescita.

E intanto si alza la tensione nel dialogo tra il Governo ed i sindacati, un dialogo che la Camusso definisce inesistente. 

Occupazione in ripresa. Italia ancora indietro

Oggi Eurostat ha reso noto i dati relativi all’occupazione in Europa e c’è qualche piccolo segnale positivo che emerge dal gelido mercato del lavoro.

Nell’ultimo trimestre del 2013 l’occupazione nell’Eurozona ha infatti segnato una lieve ripresa, più dello 0,1% rispetto al trimestre precedente anche se il dato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente resta negativo, meno 0,5%. Molto più neri i dati relativi al nostro Paese che fa segnare meno 0,5 % rispetto al trimestre precedente e meno 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

2013 l’anno peggiore?

Secondo i dati Eurostat per il lavoro il 2013 è riuscito a fare peggio del 2012: la riduzione degli occupati nell’Eurozona ha fatto segnare una accelerazione passando dal meno 0,7 al meno 0,9%.

Ma il dato potrebbe costituire il fondo della curva alla luce dell’incremento dell’occupazione realizzato nel quarto trimestre 2013. Il segno positivo infatti non si vedeva dal secondo trimestre 2011, quando registrò un più 0,2 per cento nell’area euro.

Secondo Eurostat ad oggi sono presenti 145 milioni di occupati nell’area euro e 223 milioni in tutta l’unione europea a 27.

Il debito pubblico torna a ruggire. 2.089,5 miliardi a gennaio 

Torna a salire il debito pubblico italiano. Nel mese di gennaio è infatti arrivato a 2.089,5 miliardi di euro, con un aumento di 20,5 miliardi in un solo mese. Dai dati Bankitalia emerge che l’impennata è data dall’incremento (20,3 miliardi) delle disponibilità liquide del Tesoro, mentre la divisione per settori da qualche indicazione in più. Il debito delle amministrazioni centrali aumenta di 18,9 miliardi a 1.980,108 miliardi, quello delle amministrazioni locali di 1,5 miliardi a 109,193 miliardi e quello degli enti di previdenza è invariato. 

Tra le amministrazioni locali il debito delle Regioni e delle Province autonome sale a 37,754 miliardi dai 36,583 miliardi di dicembre, quello delle Province scende a 8,431 miliardi (da 8,452 miliardi) e quello dei Comuni si ferma a 47,077 miliardi (da 47,286 miliardi).

Fitch lancia l’allarme crescita

Fitch annuncia una ripresa in Italia “stagnante”. Nel suo ‘Global Economic Outlook’, l’agenzia di rating annuncia un Pil in crescita per il nostro Paese nel 2014 dello 0,6% e dell’1% nel 2015. Secondo Fitch nel 2014 la ripresa sarà spinta guidata dall’export mentre i consumi resteranno invariati (-2,3% nel 2013), ridotti anche gli investimenti modesti mentre il mercato del lavoro vedrà la disoccupazione toccare un picco nel 2014, dopo aver raggiunto il 12,9% a gennaio. Solo nel 2015 il tasso di disoccupazione comincerà lentamente a scendere, al 12,2%.

La crescita dei salari nominali secondo Fitch sarà “intorno a quota zero”, ma con una inflazione decisamente fredda l’impatto sul reddito reale delle famiglie sarà relativo. L’inflazione viene prevista sotto l’1% nel 2014 e all’1,2% nel 2015, un dato influenzato dalla ripresa fiacca e che espone il Paese al rischio deflazione.

Cgil. Relazioni inesistenti con le parti sociali

Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, è durissima sulle ipotesi di nuovo contratto annunciate dal ministro Giuliano Poletti. Secondo la Camusso con la misura annunciata, la creazione del contratto a termine acausale “si è fatto esattamente l’opposto di quello che lo stesso Presidente del Consiglio dichiarava; si è creata un’altra forma di precarietà.”

Secondo la Camusso “Se questo contratto sostituisse tutte le forme di contratti precari, sancirebbe il fatto che non ci sarebbe nessuna regola e non mi pare una buona soluzione. Siamo disposti a discutere invece di un contratto unico ma prima bisogna abolire il decreto che hanno deciso di fare”. 

Sul piano delle intese tra govern e parti sociali la Camusso afferma che “I rapporti con il presidente Renzi sono, dal punto di vista delle relazioni con le parti sociali, inesistenti. Mi pare che abbia affermato in varie occasioni che non intende incontrarle. Alle richieste di Confindustria ha risposto: ‘Invece dei tavoli mandatemi delle mail'”. 

Ma la CGIL non chiederà “né via mail e nemmeno via Twitter”. 

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