Bce, interviene su una economia ferma. Tra calo dei consumi e rischio deflazione

I dati cominciano a puntare in maniera sempre più preoccupante verso il grande baratro della deflazione. Da un lato arrivano infatti i numeri della Confcommercio che parlano di una riduzione profonda nei consumi dal 2007 ad oggi e di fino a 33 anni per poter tornare ai livelli precedenti il crollo, dall’altro lato l’Istat annuncia che i prezzi delle abitazioni continuano a scendere a passo di carica, meno 5,6 per cento nel 2013 dopo il meno 2,8 del 2012.

Per contrastare il rischio deflazione e impedire all’economia del Vecchio continente di finire in una prolungata stagnazione la BCE si dichiara pronta a “misure non convenzionali”, e Draghi parla della possibilità di tornare ad inondare i mercati di liquidità con il modello del quantitative easing.

Nessuno compra più. Fermi i consumi e immobili le case

Secondo Confcommercio i consumi sono “congelati” in attesa della ripresa, secondo la nota della associazione commercianti infatti “L’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) registra, a febbraio, una diminuzione dello 0,7% in termini tendenziali ed una variazione nulla rispetto a gennaio confermando l’avvio, in atto già da alcuni mesi, di una fase di stabilizzazione che, però, in assenza di miglioramenti sul versante occupazionale e del reddito disponibile, non riesce ancora a tradursi in una ripresa in grado di far ripartire il ciclo economico”.

La riduzione dei consumi rallenta quindi il suo andamento negativo e sembrerebbe essersi avvicinata al punto di minimo, il rallentamento dei consumi deriva, sempre secondo Confcommercio, da una diminuzione dell’1,0% della domanda relativa ai servizi e dello 0,6% della spesa per i beni mentre variazioni positive a febbraio 2014 rispetto allo stesso mese dello scorso anno, si rilevano per la spesa reale in beni e servizi per le comunicazioni (+4,3%), in beni e servizi per la mobilità (+1,4%, il secondo segno positivo nell’ultimo trimestre) e per i beni e servizi ricreativi (+0,4%). 

Al capo opposto le riduzioni più significative si sono registrate per gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (-2,1%), i beni e servizi per la casa (-1,9%). 

Impressionanti poi le previsioni per il recupero del livello 2007 dei consumi. La spesa reale oggi rispetto ai picchi pre-crisi, il 2007, è immensa con il settore dei beni durevoli, il vestiario e gli alimentari che hanno conosciuto le riduzioni più forti in termini reali

Ci vorranno 12 anni per tornare ai livelli del 2007

Sempre secondo Confcommercio  “I consumi sono calati di oltre 80 miliardi di euro: il mercato della mobilità, a causa di auto e carburanti, soprattutto, si è ridotto di oltre 35 miliardi. Abbigliamento e calzature hanno subito perdite per più di 13 miliardi di euro. Le perdite subite dal mercato dei beni durevoli sono state tali che, nella migliore delle ipotesi, ci vorranno dodici anni per riprendere i livelli del 2007 mentre ne serviranno ben 33 anni, cioè nel 2046, nell’ipotesi peggiore. Una ripresa della spesa alimentare all’1% richiederebbe circa 13 anni per un pieno recupero rispetto ai massimi. Un inatteso boom dei consumi totali costantemente al 3%, permetterebbe un pieno recupero prima della fine del 2016” Ma l’associazione ammette “E’ più un augurio che una previsione”.

A salire le sole spese obbligate, abitazione e sanità.

L’Istat invece ci conferma che  il mercato immobiliare sta vivendo quella che sembra una lunga agonia. 

In media, nel corso 2013, i prezzi delle abitazioni sono infatti diminuiti del 5,6% rispetto al 2012, dopo essersi abbassati del 2,8% nel 2012 rispetto al 2011. Secondo l’Istat il calo arriva da una riduzione del 2,4% dei prezzi delle abitazioni nuove (+2,2% nel 2012) e del 7,1% di quelle esistenti (era -4,9% nel 2012). 

Il crollo dei prezzi arriva con il crollo delle compravendite. I contratti sono infatti calati del 9,2% nel 2013 dopo il clamoroso -25,8% del 2012.

Draghi. La Bce potrebbe ricorrere al quantitative easing

Draghi in conferenza stampa insiste molto sul punto che il rischio deflazione ‘non è aumentato’. Il governatore della Bce annuncia comunque che la sua “grande paura è un periodo prolungato di stagnazione” che potrebbe rendere strutturale e quindi meno aggredibile un livello elevato di disoccupazione in Europa, una paura che in parte si è già realizzata. Per facilitare la ripartenza dell’economia la Bce è quindi pronta a utilizzare strumenti anche non convenzionali di politica monetaria anche se Draghi sottolinea che ”la politica monetaria è importante ma non è la sola. Serve un complesso pacchetto di politiche” che includa le riforme strutturali. Nella riunione odierna il board dell’Eurotower ha così deciso di mantenere i tassi sui minimi storici ma ha anche discusso l’ipotesi di abbassare il tasso sui depositi facendolo diventare negativo, oggi e’ 0%. Draghi ha poi aggiunto che ”il board è unanime a  a utilizzare, se necessario, misure non standard” per procedere ad allentamenti monetari soprattutto perché le prospettive sul fronte dei prezzi non lascerebbero intravedere rischi, anche in presenza di una prolungata bassa inflazione.

Bce-Fondo monetario. Una nota di polemica

Sempre Mario Draghi ha risposto in maniera piuttosto secca al Fmi, il cui direttore generale Christine Lagarde aveva ieri sollecitato la Bce ad adottare misure per sostenere la crescita.

Secondo un ironico Draghi  ”Il Fmi e’ sempre molto generoso di consigli con noi mi piacerebbe vedere che il Fmi fornisca consigli anche ad altre istituzioni, ad esempio anche il giorno prima delle riunioni della Federal Reserve”.

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