L’Aquila. Una fiaccolata per non dimenticare. Troppe vittime, poca ricostruzione

L’AQUILA – Alle 3.32 di notte sono rimbombati i 309 ritocchi delle campane. Tanti quante sono state le vittime del tragico sisma del 6 aprile. In migliaia, hanno invece, partecipato alla fiaccolata in memoria di quelli che non ce l’hanno fatta, dei feriti, 1.500, e dei circa 70 mila sfollati.

Insomma, quel giorno fu un dramma incancellabile dalla memoria di chi ha vissuto quei momenti terrificanti.

La scorsa notte oltre 12mila persone hanno camminato in silenzio, passando per i luoghi simbolo della catastrofe. Il corteo ha attraversato le vie in cui sorgevano alcuni edifici crollati provocando decine di vittime e di feriti, come i palazzi al civico 79 e 123 di via XX settembre, la Casa dello Studente, via Campo di Fossa, via Generale Francesco Rossi, via D Annunzio, via Cola dell Amatrice, via Luigi Sturzo, Villa Gioia, via Poggio Santa Maria. 

Crolli per i quali la Procura ha aperto 220 fascicoli di quella ribattezzata «maxi inchiesta», giunta quasi alla sua definizione in primo grado. La Via Crucis del dolore terminata a piazza Duomo dove sono stati letti i nomi delle vittime e, dopo la messa nella chiesa della Anime Sante e la veglia, il silenzio è stato rotto da 309 rintocchi, uno per ogni vittima del tragico terremoto. Prima della Santa Messa il presidente della Regione, Gianni Chiodi, che fino alla fine di agosto del 2012 è stato commissario per la ricostruzione, ha detto che «gli aquilani non molleranno mai e se fossi un giovane non me ne andrei dall’Aquila».

All’Aquila tuttavia si attende ancora che la città possa tornare ad essere quella di un tempo, che si  rimettano in moto attività e luoghi di aggregazioni che quel terremoto ha portato via al suo passaggio.

Oggi anche il Papa durante l’Angelus ha pregato per la risurrezione del popolo aquilano. “Sono passati esattamente cinque anni dal terremoto che ha colpito L’Aquila” – ha detto il Pontefice – .  “In questo momento  vogliamo unirci a quella comunità che ha tanto sofferto, che ancora soffre, lotta e spera, con tanta fiducia in Dio e nella Madonna. Preghiamo per tutte le vittime: che vivano per sempre nella pace del Signore. E preghiamo per il cammino di risurrezione del popolo aquilano: la solidarietà e la rinascita spirituale siano la forza della ricostruzione materiale”.

La ricostruzione non si vede ancora

Un messaggio di speranza che gli aquilani hanno apprezzato, anche se a dirla tutta la situazione a distanza di 5 anni non è migliorata. Anzi. Basta contare gli edifici ricostruiti nel centro del capoluogo abruzzese e in molte delle 56 frazioni colpite. Con circa otto miliardi e mezzo di euro spesi, la devastazione dei centri è ancora tutta lì, il tempo quasi sospeso.

I dati sulla ricostruzione forniti dal comune dell’Aquila parlano di 11.825 interventi di ripristino conclusi a fine dicembre 2103 sui 22.841 previsti. Mentre sono 18.657 le persone assistite, che vivono ancora in alloggi provvisori, di cui 11.699 nelle new town (progetto C.A.S.E L’Aquila) e 2.464 nei moduli abitativi provvisori (progetto map L’Aquila).

Un conteggio delle risorse stanziate, impegnate e spese lo fa invece il ministero della Coesione territoriale (soppresso dall’attuale il governo) in una Nota sullo stato di attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dell’Aquila e degli altri Comuni di gennaio 2014:

12 i miliardi di euro stanziati ad oggi per l’emergenza, gli interventi di ricostruzione e di sviluppo per L’Aquila e gli altri comuni colpiti: 10,5 miliardi stanziati fino al 2012 a cui vanno aggiunti 1,2 miliardi stanziati nel 2013 e 600 milioni stanziati nella legge di stabilità per il 2014.

Escludendo questi ultimi 600 milioni, gli 11,4 miliardi di risorse stanziate si possono raggruppare in tre categorie: emergenza, assistenza e altro (4,7 miliardi), ricostruzione edilizia pubblica (1,5 miliardi), ricostruzione edilizia privata (5,2 miliardi). Nel complesso, sono stati impegnati 8,3 miliardi di euro e spesi 6,3 miliardi, di cui 3,5 durante la fase dell’emergenza per attività differenti dalla ricostruzione pubblica e privata.

Dei 1,5 miliardi stanziati per l’edilizia pubblica, 900 milioni sono stati impegnati da parte degli enti attuatori e 200 milioni circa sono stati spesi. Restano da impegnare circa 600 milioni. Sui 5,2 miliardi stanziati per l’edilizia privata, 3,8 miliardi sono stati impegnati e 2,6 spesi. Rimangono da impegnare 1,4 miliardi.

“A fronte dei soldi spesi, solo il 20% del centro storico dell’Aquila è stato ricostruito – commenta Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – il resto è ancora un groviglio di ponteggi e puntellamenti, una parte dei quali necessiterebbe di manutenzione, e quel 20% è quasi tutto riferito alla ricostruzione residenziale. Soltanto una chiesa è stata restaurata e riaperta al culto. Le frazioni, poi, in molti casi sono ancora alle prese con la progettazione di un piano di ricostruzione. E’ evidente che la ricostruzione, dell’edilizia pubblica e privata, deve cambiare passo, insieme all’impegno della politica – prosegue Rossella Muroni – che ci auguriamo possa essere concreto, diverso da quelle promesse a effetto che hanno prodotto ben pochi risultati per la rinascita dell’Aquila e dei luoghi simbolo della sua identità, il ripristino dei piccoli comuni e il ritorno alla normalità della vita dei loro abitanti”.

“Nonostante il tempo perso, l’Aquila deve essere ricostruita in modo corretto e senza speculazioni – aggiunge Francesca Aloisio, presidente del circolo Legambiente dell’Aquila – Siamo convinti che, con la volontà di portarla avanti e il dovuto controllo, una ricostruzione ecosostenibile e all’insegna della legalità sia possibile. L’Aquila può diventare un esempio modello di città sostenibile e un punto di riferimento per l’urbanistica mondiale”.

Condividi sui social

Articoli correlati