Romani e il gioco delle tre carte: ops, il nucleare non c’è più

ROMA – L’atomo elettrico tornerà «solo con una decisione coordinata di tutta l’Europa». Lo afferma il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, in un’ intervista al Sole 24 Ore, in cui sottolinea che un ritorno al nucleare potrà essere riprogrammato «solo quando verranno chiarite tutte le conseguenze e le incognite del disastro di Fukushima». Nel frattempo avanti con una «soluzione equilibrata» che garantisca «lo sviluppo a costi sostenibili» delle energie rinnovabili.

Il nuovo decreto sugli incentivi al solare fotovoltaico rappresenta secondo il ministro «un buona mediazione, condivisibile da tutti», col quale si garantirà al Paese «un consistente sviluppo dell’energia fotovoltaica in un momento in cui il nucleare ha forti problemi». «Rendiamo sostenibile la produzione solare – prosegue Romani – adeguando gli incentivi ai livelli garantiti dagli altri Paesi europei, con un decalage progressivo da qui a gennaio 2013 senza porre alcun limite agli incentivi dedicati agli impianti di potenza fino a 200 kilowatt che saranno del tutto liberi sui tetti e con un semplice meccanismo antifrazionamento, e quindi antispeculazione, per gli impianti a terra, con un ridimensionamento temporale degli incentivi proporzionale alla grandezza: meno veloce per i piccoli impianti, più veloce per quelli grandi. La transizione rispetto al vecchio sistema è garantita, e con essa la salvaguardia del pregresso. In vista della piena adozione, dal gennaio 2013, del modello tedesco che prevede un decalage automatico a seconda degli obiettivi raggiunti». «I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere fra poche settimane fra un programma di fatto superato o una rinuncia definitiva sull’ onda d’emozione assolutamente legittima ma senza motivi chiarezza» ha poi chiarito il ministro, evidenziando quale sia il vero obiettivo a breve del governo, cioè far fallire i referendum.

Pd: “Il ministro Romani è allo sbando”

«Il ministro Romani è allo sbando. Vengono sempre prima gli interessi del premier. Rinunciando al piano sul nucleare e ammettendo di conseguenza il fallimento delle scelte energetiche dei primi tre anni del governo, il neoministro dello Sviluppo economico afferma di volersi orientare verso le energie rinnovabili. Purtroppo non è credibile». Lo dice Raffaella Mariani, capogruppo Pd della commissione Ambiente della Camera. «La diffusione della bozza del ‘quarto conto energià è la dimostrazione – prosegue – della miopia di un governo che, a differenza degli altri paesi europei, non crede nello sviluppo di un settore che con aiuti e incentivi avrebbe poi camminato da solo. Stanno uccidendo un comparto di imprese piccole e medie che avevano creduto nell’innovazione e nell’economia verde. E saranno compromessi posti di lavoro dedicati ai giovani: si torni indietro e si rispettino gli impegni presi nel parlamento che ha votato all’unanimità la risoluzione a prima firma Franceschini».

Idv: “Ci hanno provato anche con l’acqua”

«Hanno fermato temporaneamente il nucleare per paura del voto sul legittimo impedimento. E ci hanno provato anche con l’acqua. Un esponente del governo mi ha confidato che un analogo emendamento al decreto Omnibus è stato presentato anche per bloccare il referendum sull’acqua, ma è stato respinto dal Quirinale per estraneità di materia». Lo scrive il capogruppo di Idv alla Camera, Massimo Donadi, nel suo blog. «Hanno tentato di svuotare di contenuto anche i referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Una tattica per depotenziare quello sul legittimo impedimento. – spiega – Berlusconi ed il suo governo hanno dimostrato ancora una volta di utilizzare gli istituti democratici a proprio uso e consumo. Il dietrofront sul nucleare, quindi, non ci lascia tranquilli, perchè ci riproveranno appena passata la tornata amministrativa e quando l’impatto della tragedia di Fukushima sull’opinione pubblica si sarà affievolito. Per questo non ci fidiamo di questo governo». «Se prima era solo timore, -commenta – ora siamo alla certezza di essere di fronte ad un governo di avventurieri che fino all’altro ieri cavalcava il nucleare come la panacea di tutti i mali della politica energetica dell’Italia e oggi alla chetichella, fa un clamoroso passo indietro». «Noi chiediamo con forza, – conclude – lo faremo anche con dei subemendamenti: o c’è una presa di posizione chiara da parte del governo che dice che questa è una rinuncia per sempre, totale e definitiva l’uscita dell’Italia da ogni progetto nucleare oppure dovrà essere davvero chiaro al di là di Ruby o non Ruby per tutti in Italia che c’è un governo che sistematicamente utilizza l’azione legislativa all’unico fine di perseguire interessi privati».

Referendari: “Più che stop è pit-stop”

Ora dopo ora «più che uno stop quello del governo sembra un pit stop, una pausa strumentale e transitoria per evitare di ricevere una mazzata dagli italiani al referendum e pure alle amministrative. Ma senza cambiare rotta». Lo afferma in una nota il Comitato ‘Vota Sì per fermare il nuclearè, formato da oltre 70 associazioni, commentando le dichiarazioni del ministro Paolo Romani al Senato, mentre si discute del dl omnibus. «Il piano nucleare del Governo – afferma il Comitato – non finisce nel secchio, va solo nel cassetto, pronto a tornare in auge alla prima occasione». «Se l’intenzione del Governo – continuano le associazioni – è usare quell’emendamento per azzerare il referendum sul nucleare, e poi, tra un anno o due, varare una nuova norma che ci riporterà al punto di partenza, con un nuovo programma atomico, allora siamo di fronte ad un truffa referendaria bella e buona».

Di Pietro: “Il governo se la fa sotto”

«Il governo vorrebbe ancora fare le centrali nucleari, ma non le farà più». Ormai «se la fa sotto», per «il nostro referendum e per il disastro in Giappone». Lo dice Antonio Di Pietro, intervenendo ad una manifestazione a favore delle energie rinnovabili in piazza Montecitorio. «Sono molto orgoglioso – sottolinea l’ex pm – di essere stato a favore delle energie alternative, a prescindere dal disastro giapponese». Per il leader dell’Idv è probabile che il governo, «fra un anno, ci ripenserà, dimenticata Fukushima»; per impedirlo, occorre partecipare in tanti al referendum, e soprattutto, avverte Di Pietro «bisogna scommetterci, sulle energie alternative, bisogna metterci i soldi…la nostra battaglia sarà infatti quella di ripristinare tutti quegli incentivi e tutte quelle agevolazioni che furono un tempo stabilite per le energie rinnovabili».

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