Maltempo. In Italia a rischio 6.210 scuole e 550 ospedali

ROMA  – Il Maltempo imperversa e il nostro Paese si mostra anche quest’anno sempre più vulnerabile.

Secondo dati del Ministero dell’Ambiente riferiti dall’Anbi-Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue, il 9,8% della Penisola è costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica dove si stimano a rischio 6.250 scuole, 550 ospedali, circa 500.000 aziende agricole comprese e 1.200.000 edifici residenziali e non. Un quadro che espone migliaia di cittadini italiani. Con riferimento alla popolazione, infatti, si calcolano 6.154.011 abitanti in aree ad elevata criticità idraulica (dati Ispra-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e circa 22 milioni di abitanti su territori a rischio medio. Un recente studio, inoltre, attesta che l’Italia è il Paese europeo maggiormente interessato da fenomeni franosi: sono state censite 499.511 frane, pari a circa il 70% delle frane mappate in Europa. Sempre secondo stime Ispra, la popolazione esposta a fenomeni franosi in Italia ammonta a 1.001.174 abitanti. Ed i costi del territorio disastrato sono davvero alti. Solo nello scorso anno le piogge intense e violente che hanno colpito il territorio del nostro Paese hanno infatti provocato danni ingenti pari ad oltre 4 miliardi di euro.

In un recente rapporto sull’uso del territorio, inoltre, l’Ispra ha di nuovo sottolineato le gravi conseguenze della cementificazione e quindi dell’impermeabilizzazione del suolo, che negli ultimi anni ha più che raddoppiato la propria incidenza per abitante rispetto agli anni ’50: da 178 a 369 metri quadrati. Risultato: il suolo urbanizzato occupa oggi il 7,3% della superficie nazionale (60 anni fa era il 2,9%), ben oltre la media europea, pari al 4,6%. “Se si considera che si costruisce soprattutto su terreni pianeggianti, facilmente accessibili e che in Italia sono relativamente pochi, la percentuale di urbanizzazione in pianura si avvicina al 20%” riferisce ancora l’Anbi. In sostanza, spiega l’Anbi, “sono stati sottratti all’assorbimento naturale della pioggia ed all’agricoltura 1,32 milioni di ettari, prevalentemente fra i terreni migliori del punto di vista agricolo; superfluo è sottolineare anche le conseguenze da un punto di vista produttivo ed occupazionale”. Secondo stime correnti per risarcire e riparare i danni dopo le alluvioni, si è speso da tre a cinque volte più di quanto sarebbe stato necessario per adottare interventi strutturali preventivi e programmabili, quindi maggiormente trasparenti, nelle zone interessate.

 

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