Unioni civili. Intervista a Andrea Catizone per fare chiarezza

ROMA – A pochi giorni dal “Family Day”, chiediamo all’Avv. Andrea Catizone quale sia la sua opinione su questa kermesse ma, soprattutto, una delucidazione sui punti essenziali della riforma Cirinnà, che ha diviso e continua a dividere l’Italia.

D: Avvocato, questa riforma ha letteralmente spaccato non solo la politica, ma l’Italia intera, tanto che 2 milioni di italiani, o molto meno, come in realtà sembrerebbe, sono scesi in piazza contro la sua approvazione. Ma quanti in realtà conoscono davvero questa norma? Si protestava contro l’utero in affitto, le adozioni gay, punti che in realtà la riforma non tocca o tocca in modo diverso da quanto l’opinione pubblica afferma. Ci chiarisca quali sono i punti fermi del decreto, in primis.

R: Intanto, come dice, c’è un gran confusione tra l’opinione pubblica, perché tutte le volte che si toccano delle situazioni che sono a cavallo tra la morale e l’etica è evidente che si tasti un nervo scoperto della sensibilità delle persone.

Con questa norma non si legittima il matrimonio gay, ma le unioni civili in genere, omosessuali o eterosessuali che siano. Vengono tutelati dei diritti, successori, di assistenza ospedaliera e questi sono solo alcuni esempi. La questione, infatti, non è legata necessariamente ai gay: ci sono ad esempio, molte coppie di anziani che convivono, magari vedovi che per scelta o per necessità non hanno desiderio di risposarsi, cui l’ordinamento italiano non fornisce alcun riconoscimento in caso di morte del compagno. La Cirinnà fornisce questo riconoscimento, questi diritti che altrimenti verrebbero negati. 

Poi si affronta il tema dell’ ”infelicemente” chiamata stepchild adoption, infelicemente perché già l’adoperare un termine inglese sembra una trappola, con questa legge non viene concessa la possibilità di adottare indiscriminatamente. In effetti si disciplina una situazione già esistente, per cui una persona può adottare il figlio della compagna o del compagno e questo vale sia per gli omosessuali che per gli etero. È pur vero che quest’ultimo caso viene disciplinato dalla legge 184/83 nel titolo “casi speciali”, ma, essendoci una situazione specifica, è meglio creare una norma ad hoc, particolare e particolareggiata. Non si prevede quindi l’adozione per gli omosessuali, affermare questo è un grave e grossolano errore che crea un’immensa confusione, perché in Italia l’adozione sia per i single che per gli omosessuali è vietata, o meglio, non ammessa dalla legge 184/83. Tutta la normativa nazionale ed internazionale sulle adozioni è una normativa a parte che nulla c’entra con la Cirinnà. 

D: Non crede che le fazioni politiche stiano strumentalizzando questo dibattito, fomentando una lotta per strapparsi l’un l’altra fette di elettorato?

R: Totalmente! Questa è diventata una petizione, un referendum tra chi è favorevole e chi contrario. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con il decreto, l’orientamento sessuale qui non c’entra assolutamente. La Cirinnà ha fotografato una situazione sociale già esistente in Italia, in cui, di fatto, si creerebbe discriminazione, non tutelando i diritti delle coppie omosessuali ma solo quelle eterosessuali.

D: Un nesso, tuttavia, tra utero in affitto e stepchild adoption sussiste davvero. È possibile che questa nuova possibilità si traduca in qualche viaggio in più verso quei luoghi dove la gravidanza surrogata è permessa. Dunque, la Cirinnà può rappresentare effettivamente un incentivo all’ ”utero in affitto”. In Austria ad esempio hanno approvato le unioni civili senza possibilità di adozione, ma la corte di Strasburgo ha sancito che se si danno alle coppie omossessuali i diritti del matrimonio vietare l’adozione è una discriminazione e quindi ora l’Austria ha dovuto adeguarsi. Anche la Cirinnà potrebbe rischiare di essere attaccata per sentenza, come accaduto oltralpe?

Il rischio c’è: come sempre fatta la legge aggirato l’ostacolo. Questo accade con qualsiasi norma, non si può adottare come un argomento sostenibile contro l’approvazione della Cirinnà. Ci saranno genitori che hanno concepito un figlio aggirando il divieto italiano dell’utero in affitto o attraverso la fecondazione assistita, ma è anche vero che queste situazioni di fatto esistono già, e, ciò che interessa in tal caso la legge è tutelare il diritto del bambino, qualunque sia il modo in cui è venuto al mondo.

D: In Francia le coppie omosessuali sposate possono adottare, ma chiedono a gran voce accesso alla fecondazione eterologa e alla gpa .  La Cirinnà può essere considerata un primo passo verso una futura legittimazione di queste pratiche?

R: La scienza ci pone continuamente davanti ad interrogativi di natura morale. È probabile che la questione dell’utero in affitto sorgerà in futuro, ma è solo in futuro che ci si dovrà interrogare in merito. 

La questione non deve essere posta per discutere sull’approvazione o meno della Cirinnà, perchè questo passo non è obbligatorio. Ad ogni modo se e quando la discussione verrà fuori si dovrà andare molto cauti, in America ad esempio ci sono già molte sentenze su temi che pongono interrogativi importanti: i diritti del genitore biologico o il tema del pagamento.

D: Il suo è il più quotato tra i nomi in discussione per l’assegnazione della carica del nuovo Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, se in futuro la legge dovesse estendere l’adozione effettiva alle coppie omosessuali, sarebbe d’accordo? A quanti dicono che una famiglia omosessuale sia conto natura, o dannosa per la psicologia del bambino, avvalorandosi anche di studi medici, cosa risponde?

R:  Io da giurista posso dire che tutte le norme che tutelano i bambini o ne fanno gli interessi sono norme giuste, “belle”, quelle che invece non li prendono in considerazione o addirittura li negano sono normative da disapprovare. Ripeto, la questione viene affrontata dal punto di vista dell’orientamento sessuale ed è proprio questo che è sbagliato. È necessario assumere una posizione equilibrata, per concedere la maggior tutela possibile al minore: non si può da un lato, riconoscere un diritto di maternità/paternità realizzando un desiderio egoistico dell’adulto, né tantomeno dall’altro, negare un diritto del fanciullo alla famiglia.

D: Ma l’Italia è pronta? Lo è la nostra società, ad accettare un bambino figlio di due madri o due padri? Poniamo l’esempio di un contesto dove l’arretratezza culturale fa da padrone, questo bambino potrebbe essere vessato per la sua situazione familiare, venendo cosi danneggiati il suo percorso di crescita e le sue dinamiche relazionali. Non crede che per attuare questo passo in avanti, siano da prendersi delle precauzioni? Ad esempio proponendo l’assistenza psicologica scolastica?

R: L’Italia ha già dimostrato di essere pronta ad affrontare questioni importanti. La vicenda dell’immigrazione ne è un esempio: di fronte ad un bambino le persone si sciolgono, semplicemente. Certamente ci vorrà del tempo perché questa nuova realtà sia accettata, e, nel momento di passaggio, è necessario che vengano adottate delle misure per tutelare i fanciulli. Ad ogni modo, al di là del ddl, i bambini vivono disagi quale che sia la composizione della famiglia. Il problema è che, come sempre, si estremizzano i punti di vista: così come ci sono famiglie eterosessuali che possono funzionare e non, anche quelle omosessuali che oggi vengono proposte come modello di felicità e amore assoluto possono non essere perfette. È per questo che non bisogna tagliare in fretta la questione, ma approfondire il dibattito, tenendo conto che, affermare un diritto, oggi quello delle famiglie omosessuali, non significa negarne un altro o colpirlo.

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