Italiano rapito in Turchia: spunta un debito non pagato

ROMA – Spunta l’ombra di un debito da pagare nel giallo di Sergio Zanotti, 56enne lombardo che in un video datato 15 novembre, ma arrivato solo ieri sui grandi canali di comunicazione, dice di essere prigioniero in Siria.

Ed i rapitori – ma su questo gli 007 sono cauti – dicono di avere in mano altri ostaggi europei e di aver ucciso un norvegese lo scorso anno. Un sequestro anomalo, notano in tanti. “Non parlo di anomalie – ribatte il comandante del Ros, generale Giuseppe Governale – ma di un fatto che dobbiamo verificare.

Anche in altre circostanze e’ mancata la rivendicazione, non e’ il primo caso, noi guardiamo tutto. Si tratta di un italiano presumibilmente in grave difficolta’”. Sequestrato da ‘dilettanti allo sbaraglio’, da una banda di criminali comuni o da un gruppo jihadista, messa in scena per scopi ignoti dopo essere finito nei guai come altre volte gli era capitato in passato. Tutte le ipotesi sono ancora aperte, mentre altri particolari emergono dalle comunicazioni via Facebook datate 22 novembre tra ‘Almed Medi’, l’account che ha postato il filmato e la foto di Zanotti e la responsabile dell’edizione inglese di Newsfront, il sito russo che ha ricevuto il video dopo che questo era gia’ comunque circolato nella settimana precedente. Sembra sia stato inviato in precedenza anche ad un media campano, che lo ha poi girato a chi indaga. In un inglese zoppicante, colui che si presenta col nome di Abu Jihad, “chief for european prisoners”, si dichiara jihadista e chiede che venga pubblicato il video spiegando che “io voglio aiutare questa persona e se tu posti il video ed il suo Governo si muove ok. Se il suo Governo non fa nulla mandero’ tra qualche giorno un altro video, ma senza testa”. Nella chat Jihad ricorda che “un anno fa abbiamo ucciso un giornalista norvegese, il suo governo ha giocato con noi e non ha accettato le nostre richieste”. Il riferimento e’ a Ole Johan Grimsgaard-Ofstad, messo “in vendita” dall’Isis e poi ucciso nel novembre del 2015.

Nello scambio di messaggi con Newsfront su Facebook, l’uomo fa sapere poi che “abbiamo molti europei nelle nostre mani. Li rapiamo perche’ l’Europa, gli americani e i russi ci combattono e vogliamo mettere fine ai bombardamenti in Siria”. Intelligence ed investigatori sono cauti, in attesa di ulteriori comunicazioni da parte dei sequestratori. Il riferimento al norvegese e ad altri presunti ostaggi potrebbe essere millanteria. Accertamenti sono comunque in corso.

Dopo che il video e’ diventato pubblico e la vicenda ha guadagnato le prime pagine dei giornali italiani e’ probabile che i rapitori si facciano risentire con richieste piu’ precise che darebbero il via alla trattativa. Intanto, si moltiplicano gli sforzi per scavare nella vita di Sergio Zanotti, personaggio non facile da inquadrare, due matrimoni falliti alle spalle, un periodo agli arresti domiciliari ed una condanna per evasione fiscale. Vola in Turchia ad aprile per non meglio precisati motivi di lavoro. Una volta li’, sparisce. La prima moglie denuncia la scomparsa. A maggio negli ambienti dell’intelligence comincia a circolare l’ipotesi – ancora generica – di un italiano in difficolta’ in Siria. Nei mesi scorsi sembra anche che ci siano stati tentativi da parte di alcune persone di mettersi in contatto con i familiari, non andati a buon fine. L’uomo – stando a quanto si e’ appreso – potrebbe essere partito per la Turchia lo scorso 14 aprile alla disperata ricerca di denaro. Non si esclude che possa aver accumulato debiti in Italia che aveva intenzione di saldare. “Gli hanno sempre venduto sogni e ci e’ sempre cascato”, ha detto la figlia 21enne Alessia parlando del genitore, il cui cellulare registra l’ultimo accesso di Whatsapp il 5 maggio. Il telefono dell’uomo continua a suonare a vuoto anche oggi. Tanti i buchi nella storia. Zanotti, in mano un cartello con la data del 15 novembre, dice di essere prigioniero in Siria da sette mesi. Come mai i rapitori non si sono fatti vivi prima? Chi doveva incontrare l’uomo in Turchia? Perche’ non ci sono ancora richieste? L’indicazione di chi investiga e’ di far calmare le acque e lavorare in silenzio per acquisire elementi piu’ chiari sul misterioso rapimento.

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