Crisi. Obama-Sarkozy-Merkel commissariano Berlusconi-Tremonti

ROMA – Alla fine è sceso in campo perfino Barack Obama. Vista l’incapacità del governo Berlusconi di prendere qualsiasi decisione, dopo un giro convulso di telefonate con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, insieme alla Commissione europea, ha ordinato al premier italiano di fare il fatidico annuncio: il pareggio di bilancio sarà anticipato di un anno (dal 2014 al 2013), mentre la riforma del welfare, che consisterà essenzialmente in forsennati tagli allo Stato sociale, partirà subito, entro ferragosto.

GOVERNO INETTO. Da ieri, dunque, gli italiani possono avere la certezza che l’inettitudine della coppia Berlusconi-Tremonti ha avuto non solo una certificazione europea ma mondiale. Non si era mai veramente compreso perché il governo avesse messo in cantiere una manovra per correggere i conti pubblici con draconiani tagli alla spesa prevedendo una sua reale applicazione soltanto a partire dal 2014. La ragione più logica individuata era che si desiderava puntare ad una campagna elettorale, nel 2013, senza “aver ancora messo le mani in tasca agli italiani”, secondo il falso slogan amato dal Cavaliere. L’irresponsabilità di tale decisione è stata finalmente certificata da Obama e dagli altri leader europei e dallo stesso governo italiano, che ieri, durante la conferenza stampa, ha implicitamente ammesso l’errore, anticipando gli effetti della manovra. Ma ora, con l’anticipo degli effetti della manovra, Berlusconi penserà seriamente ad un anticipo delle elezioni nel 2012, per non presentarsi agli elettori freschi di decapitazione dopo le mannaie utilizzate dall’attuale maggioranza.

DIRETTORIO EUROPEO E AMERICANO. Nello stesso tempo ieri i leader mondiali hanno certificato che oramai la situazione italiana è identica a quella spagnola, con uno spread sui titoli tedeschi tornato a 380 punti base ma che, nel corso della giornata, aveva superato quello della Spagna, dimostrando come, già la settimana prossima, questa situazione possa ripresentarsi. Uno spread di tali proporzioni rispetto ai bund significa che i prossimi titoli pubblici italiani, per essere acquistati dai risparmiatori, dovranno consentire una remunerazione superiore al 7%, considerata normalmente la soglia oltre la quale c’è il default. Per questo motivo, la Bce, dopo che i leader mondiali avevano imposto al governo italiano l’anticipo degli effetti della manovra, acquisterà anche titoli italiani per premere in funzione anticiclica sui mercati e consentire un abbassamento dello spread.

UNA MANOVRA INIQUA. I leader mondiali ovviamente non giudicano il contenuto della manovra italiana, guardando essenzialmente ai suoi risultati (maggiori entrate e minori spese). Ma si tratta, come sempre nel caso di manovre predisposte da Giulio Tremonti, di una manovra che colpisce esclusivamente i ceti medi e lascia intatte le fortune di quelli affluenti. Nessuna revisione delle aliquote Irpef, una scure pesantissima sugli sgravi fiscali, soprattutto per le famiglie. Ieri l’economista di area finiana Mario Baldassarri notava come le maggiori entrate per 52 miliardi (dovute ad inasprimento fiscale) andranno a finanziare soltanto la spesa corrente e non gli investimenti. Si tratta, quindi, di una manovra profondamente sbagliata, che inciderà ancora più pesantemente sulla crescita, privando qualsiasi ripresa della domanda e dei consumi.

LE OPPOSIZIONI. Negativo il giudizio che fornisce Pierluigi Bersani: “Al di la delle fumisterie costituzionali, andiamo alla sostanza: anticipare la manovra senza cambiarla sarebbe un colpo gravissimo al paese dal punto di vista economico e sociale. Noi, come abbiamo ripetuto, siamo pronti a discutere anche in agosto e a prenderci le nostre responsabilità per trovare soluzioni urgenti ma non a fare discussioni inutili come quella di tre giorni fa nè ad accodarci a scatola chiusa alle decisioni di un governo che è stato fin qui fallimentare”. Secondo Antonio Di Pietro il governo vuole fare “le nozze con i fichi secchi”. Anche Confindustria non nasconde le sue perplessità sul complesso delle decisioni prese dalla manovra economica, soprattutto quelle che avranno una ricaduta negativa sui consumi, quindi sulle possibilità di crescita economica. Ma da un Esecutivo “commissariato” a livello internazionale (dai leader mondiali) e a livello interno (dal Presidente della Repubblica) e con un ministro dell’economia come Giulio Tremonti non ci si può attendere poi dei colpi di genio.

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