Esplode a Milano la rabbia dei Sindaci: “Siamo noi la risorsa dell’Italia”

MILANO – E venne il giorno dei sindaci. Al grido di “siamo noi la risorsa dell’Italia siamo noi”, in oltre 2000 sindaci hanno sfilato per le vie di Milano contro i tagli iniqui della manovra imposta dal governo.

Erano presenti, tra i tanti,  Alemanno (Roma) Fassino (Torino) Marta Vincenzi (Genova) Pisapia (Milano) e persino Tosi, sindaco di Verona. Pisapia e Fassino hanno annunciato che la protesta dei sindaci si concluderà solo quando si vedranno risposte concrete, e dopo una VERA discussione con il governo. Tanto che, intorno alle 16, una delegazione composta da Fassino, Alemanno, Marta Vincenzi, Osvaldo Napoli e Attilio Fontana è stata ricevuta in Prefettura a Milano, dal Ministro Maroni reduce dall’incontro di Arcore tra Bossi e Berlusconi.

Non di poco conto è stata la stessa presenza e la forza rivendicatrice espressa dal sindaco di Roma Gianni  Alemanno, che non si è fatto scrupoli nell’affermare che “se i tagli non vanno via dovremo portare davanti a Palazzo Chigi i disabili e le persone che vanno alla mensa della Caritas; per Roma l’impatto è devastante, l’anno prossimo avremo 270 milioni in meno che peseranno su sanità, mobilità e servizi sociali. Questa è una battaglia di tutti i comuni, sia dei comuni piccoli che non possono essere fatti scomparire, che di quelli grandi che non possono essere messi in ginocchio, quelli del Nord, del Centro e del Sud. Nessuno può chiamarsi fuori perché è una battaglia totalmente trasversale”. E’ il chiaro sintomo di un governo che non segue una logica omogenea, privo com’è di una strategia politica definita, poco credibile e palese nel dimostrare quanto insegua solo fini legati a logiche di profitto slegate spesso persino dalle stesse finalità partitiche.

Sulle misure per gli enti locali nella manovra correttiva “vogliamo chiarezza”. “Basta prese in giro”. Lo ha detto Vasco Errani, presidente dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza Stato-Regioni dal palco allestito in piazza della Scala a Milano in occasione della manifestazione dei sindaci dei Comuni italiani contro la manovra. Il governo, ha continuato Errani, “deve cancellare i tagli ai Comuni, alle Province e alle Regioni e iniziare a tagliare allo Stato centrale. Basta con gli spot contro gli enti locali. Il paese ha bisogno di riforme istituzionali serie”.  Le voci di protesta sono tante e di spessore. L’unità di intenti è indiscutibile. “La manifestazione di Milano è stata la più importante mobilitazione di sindaci di questi ultimi anni” ha sottolineato Boccali, sindaco di Perugia, ed “intende ribadire come, in primo luogo, l’autonomia dei Comuni sia non solo costituzionalmente garantita, ma presidio di rappresentatività della propria Comunità. In ballo non c’è solamente l’eliminazione dei piccoli Comuni, concetto di per sé incomprensibile, ma la vita di tutte le Comunità italiane. Speriamo che questa manifestazione aiuti i parlamentari e il Governo italiano a meglio comprendere il ruolo che le autonomie Locali hanno nello Stato italiano e che pertanto stralcino l’art. 16 del decreto 138/2011 ed eliminino i tagli previsti dall’ultima manovra”. Le dichiarazioni di Boccali sono esemplificative di una volontà che non ha intenzione di piegarsi alle scriteriate decisioni paventate con la manovra da questo governo. “Nessuno forse aveva previsto – ha sottolineato ancora Boccali – che 2 mila sindaci italiani si sarebbero ritrovati insieme a dover sfilare per difendere le proprie città, i diritti dei cittadini, l’equità, la tutela dei servizi. In una parola, per il presente ed il futuro delle comunità che amministrano. A Milano ha sfilato l’Italia che vuole crescere e sconfiggere la crisi, l’Italia convinta che non ci possono essere sempre e solo tagli e che debbano esserne penalizzati sempre i soliti, che occorre invece ragionare in un’ottica di sviluppo, che servono politiche rigorose ma anche proiettate verso il lavoro”.

L’eco di rabbia viene da Merola, sindaco di Bologna: “C’è una grande rabbia”, ma anche una decisa presa di coscienza che questa è “una manifestazione unitaria”.  La richiesta dei sindaci è “di essere coinvolti, e che non si scarichino le tasse sugli enti locali”. Le alternative alle misure previste sono “fare pagare quelli che sono stati condonati abbondantemente”. Poi prendere “dei seri provvedimenti contro l’evasione fiscale”. Noi come Comuni – ha aggiunto – siamo pronti a fare la nostra parte, occorre che le Agenzie delle entrate ci diano gli strumenti completi per segnalare le evasioni”. Oltre a questo, ha insistito Merola, “bisogna rivedere il patto di stabilità: permettere ai Comuni che hanno i mezzi come quello di Bologna di non tenere quei soldi per forza accantonati, ma di investirli in opere, infrastrutture, per permettere la ripresa economica”. Ancora un chiaro e netto NO ad una manovra che “fa solo tagli” preparando il terreno per farne altre, visto che oltre alla negatività si aggiunge l’inutilità di tali provvedimenti.

Tra i manifestanti c’era anche il sindaco di Verona, Tosi. Come prevedibile parla di riduzione delle spese dello stato senza penalizzare i “comuni virtuosi” solita abitudine di distinguere tra buoni e cattivi). E quelli che per una ragione o per l’altra non sono tra i “virtuosi”? La risposta viene da sola. Si accoda alla politica di una maggioranza che lavora e propone “a braccia”, improvvisa e si affida alla finanza “creativa” di quel Tremonti che è l’emblema di come non si dovrebbe amministrare le risorse di un Paese come l’Italia.
Resta comunque la traccia indelebile di una giornata che non può passare inosservata; della voce di chi vive a contatto con le esigenze ed i bisogni del Cittadino. In questo momento hanno la legittimazione Popolare di milioni di abitanti. Nelle loro grida si percepisce molto bene anche la voce di chi rifiuta questa manovra che ancora una volta, come da copione, vorrebbe colpire come sempre “i soliti noti”.

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