La politica latita, Confindustria all’attacco del governo Berlusconi, in crisi conclamata

ROMA – Chi aveva dubbi è stato accontentato. Berlusconi è nel mirino di tutti (giustamente) ma chi spera che ogni cosa torni al suo posto con la dipartita di Berlusconi, forse dovrebbe riflettere bene.

Un filo sottile lega il manifesto “per salvare l’Italia”, reso pubblico da Confindustria oggi, e la critica che già si intuiva sulle colonne del Corriere di ieri riguardo alla non completa se non addirittura “non efficiente” applicazione dei “suggerimenti” della Bce, da parte del Premier italiano. Emma Marcegaglia, sempre più somigliante ad un leader sindacale (dei ricchi) lancia il suo affondo contro l’immobilismo del governo. C’è da chiedersi se abbia davvero approfondito la situazione in cui versa la maggior parte delle famiglie o se è preoccupata dal declino industriale che limita il paradiso di molti suoi adepti.  Quello che non ha fatto il governo vorrebbe che fosse fatto da qualcun altro. Parla di pensioni, fisco, privatizzazioni, liberalizzazioni, vendita di immobili pubblici e, udite udite, di una patrimoniale che in pratica non andrebbe a colpire il vero cuore della ricchezza che genera sproporzione e ingiustizia sociale. Una farsa, dunque! Si continua con queste proposte a chiedere sacrifici ai lavoratori evitando di metter mano sui grossi patrimoni, confermando la validità dell’articolo 8 che colpisce al cuore il mondo dei lavoratori.

Pian piano si sta delineando il quadro di uscita di un Berlusconi che, a quanto sembra, non fa più gli interessi dei ricchi; Confindustria sceglie di percorrere altre vie che siano più redditizie visto che non basta il dissanguamento dei lavoratori (e non) italiani. Non accetta più l’impasse che non genera profitto e parte all’attacco. Qual è la risposta del mondo della politica?  E’ stata offerta una taglia per trovare quella parte politica in grado di sciogliere questo nodo. Se aspettiamo il Pd dovremo arrivare al 2012 e forse ancora più avanti. L’attenzione di Bersani e soci sembra più orientata a far entrare in funzione una nuova legge elettorale; ma il ritorno al “Mattarellum” risolverebbe il problema? Forse darebbe meno vantaggi al centrodestra ma evidenzia la volontà di continuare nel solco del sistema maggioritario anche se impasticciato con una piccola parte di proporzionale.

Non giochiamo sulle formule senza tradurle! Il “Mattarellum” consentirebbe di tenere a distanza i partiti numericamente più piccoli, quelli che non raggiungono il 4%, rendendo di fatto ancora attivo un sistema bipolare che si è sempre basato su inciuci ed alleanze, piuttosto che puntare a riconoscere il diritto di tutti ad essere rappresentati secondo la propria idea.  Sorge spontaneo chiedersi se lo stesso Pd potrebbe essere in grado di essere autosufficiente.  Bersani ha più volte affermato di sì, ma i fatti lo smentiscono. Si sceglie il male minore senza pensare a quello che comporta realmente, piuttosto che presentare una vera riforma di legge condivisa e condivisibile.  

Siamo ancora in presenza di un vero progetto alternativo, di qualcosa che possa rilanciare le speranze degli italiani.  Si cercano le intese senza coinvolgere i Cittadini. Il termine lavoro viene raramente associato ad una presa di coscienza che la disoccupazione non può essere risolta senza una redistribuzione delle risorse. Nel mirino ci sono le pensioni, quasi fosse giusto attingere ai redditi di chi ha lavorato una vita. Ecco il motivo di scelte più radicali, la ragione dell’individuazione di una vera patrimoniale che serva non per coprire un “buco” ma per ridare forza alle attività produttive. Leggi, formule ed elezioni sono strumenti che rischiano di lasciare le cose come le hanno trovate. Sia chiaro, questo governo deve passare la mano e deve essere sostituito da un governo legittimato dal voto popolare, ma ciò che preoccupa è l’assenza di un progetto, di un piano che di veramente il segno della discontinuità da quelle politiche portate avanti dal centrodestra durante questi anni. Forse se la politica ripartisse dal mettere al centro di tutto la Persona in quanto tale, potremo arrivare a comprendere quanto sia importante battersi affinché i due piatti della bilancia tornino ad essere su piani paralleli. E’ difficile ma non impossibile. Si tratta come abbiamo più volte scritto, di mettere in pratica una rivoluzione culturale che in pochi attualmente hanno voglia di perseguire.

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