Monti incassa la fiducia al Senato, ma le perplessità e i dubbi sul governo tecnico rimangono

ROMA – L’ipocrisia regna sovrana. Sembra che tutti i mali del mondo siano ormai alle spalle dopo la costituzione del governo tecnico guidato da Monti. E’ chiaro come la dipartita di Berlusconi sia stata sentita e vista da molti come una “liberazione”, ma da qui a far passare “l’evento Monti” come il nuovo “sogno italiano” ce ne corre, e non possiamo neppure tacere che tutto questo non permette davvero  di stare allegri. 

Ha ragione chi afferma che questo governo in realtà ha più nemici che amici, così sul fatto che “non è tutto oro quel che luccica”.  Le forze politiche gli sorridono, qualcuna sembra pure beatificarlo, altre giocano sporco. (In verità sembra che quasi tutte giochino solo in maniera “sporca”, e solo per se stesse!). Il Cavaliere è pronto come un falco a dargli contro alla prima occasione, ma non è uno sprovveduto (lo abbiamo imparato a nostre spese!) e la prima mossa è stata quella di esplicitargli il proprio consenso; del resto gli affari sono sempre affari e le aziende valgono pure il “sacrificio” di un sorriso truffaldino.  La posizione dello scacchiere politico Nostrano sono comunque ormai note. Il Pd si aggrappa a questo governo come ad una vera e propria ancora di salvezza, senza dubbio prima di una resa dei conti che lo costringerà a rispondere delle proprie divisioni interne (Casini guarda e sorride!) e poi alle parti sociali, oltre ovviamente ai lavoratori.  A quel punto sarà veramente interessante vedere come riuscirà a spiegare un’involuzione politica che ha fatto del termine “sacrificio” la parola d’ordine da spendere verso quegli stessi lavoratori che guardano a sinistra.  La situazione non è comunque facile da far capire. Si evince dai giudizi dell’uomo della strada, che sogna una ripresa dopo anni di buio.

 

Quali siano le premesse che portano a sognare, in un momento in cui siamo alle prese con il debito più alto della storia della Nostra repubblica, non è dato saperlo!  Forse sono ancora molti quelli che hanno paura di perdere quei piccoli “privilegi” che consentono spesso di tirare avanti. Ma vogliamo guardarci una volta tanto negli occhi e dirci la verità?? Con i salari più bassi d’Europa, con il precariato sempre più diffuso, con le masse di disoccupati, di “flessibili”, e di “non garantiti” (e qui è doveroso aprire una parentesi per richiamare l’attenzione su quella massa di non più giovani verso i quali non viene spesa mai una parola!), con i giovani che vivono grazie alle pensioni dei nonni o degli aiuti dati loro dai genitori, il solo “privilegio” rimasto è quello rappresentato dall’accesso al credito.  Cerchiamo di capirci, dunque! Quando si esplicita il timore di perdere tutto si fa riferimento non a vere e proprie rendite, ma a quelle forme di “cassa assistenziale” successivamente ripagata con gli interessi:  parliamo di quel “meccanismo” che permette a milioni di italiani di sopravvivere, di quello che “terra terra” viene chiamato sistema creditizio, “concesso” (mai con troppo entusiasmo) dal sistema bancario. Questo è quello che tutti o molti hanno paura di perdere!  In una dichiarazione a La Repubblica il nuovo premier ha prontamente dichiarato di “non far parte dei poteri forti”. Strana questa affermazione. O sospetta la presa di coscienza del Cittadino o gioca d’anticipo.  (o si è dimenticato di essere un “uomo” della Goldman Sachs!!). Comunque abbiamo sempre sostenuto che un “tecnico” non può amministrare un Paese senza avere l’idea di quale tipo di Società e di Paese vuole costruire; questo è il compito della politica e dei politici, che legittimati dall’espressione popolare indicano il percorso.

Servono leggi che permettano nuove proposte fatte sulla base di un sistema di regole condivise; abbiamo bisogno di regole eque e non “generalizzate”, forgiate sul sacrificio “generalizzato” ed esteso a tutti!
Non è giusto che la patrimoniale venga pagata da tutti, ma bensì dai più ricchi, dai redditi altissimi (ritorniamo su quel famoso 10% di famiglie italiane che detengono la vera ricchezza del paese!). Invece, a quanto pare, l’ex rettore della Bocconi chiederà sacrifici a tutti, in proporzione, ma a tutti! E questo non è comprensibile. Sarebbe stato compito della politica esprimersi e indicare un criterio secondo il quale muoversi. Ci sono ragioni di equità sociale, di redistribuzione, di giustizia morale da rispettare nei confronti di quei milioni di persone che per anni hanno pagato anche per chi non lo ha fatto! Siamo curiosi di valutare la sua opera nei fatti e non giudicheremo il lavoro di Monti senza prima averlo visto all’opera. Ma da ciò che ha proposto siamo scettici e restiamo perplessi pur non per “partito preso”, ma per i motivi sopra espressi. Che il “debito” venga pagato da chi realmente l’ha causato! Tagli dove deve tagliare ma non pensi solo da tecnico che non umanizza i suoi obbiettivi. Ci sono parti di società, interi ceti sociali che hanno già dato troppo e per troppo tempo. E quando parla di sviluppo non si concentri solo sulle pensioni o sul lavoro dipendente! E’ una musica che suona sempre la stessa nota, come un disco rotto.  Prima della rigidità pensi all’equità; tenga conto di coloro i quali hanno sempre pagato e di altri che hanno invece eluso. 
Last but not the least: non abbiamo ascoltato una parola sulle ingenti somme spese finora in materiale bellico per finanziare missioni di guerra! Con l’aggravante di aver messo al dicastero della Difesa un Militare! Suvvia, possiamo dichiararci ottimisti o addirittura convinti che questa possa essere stata una buona scelta? Non credo, neppure se questo sia il prezzo da pagare per aver allontanato un certo “caimano”!

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