Monti “manovra” per costruire un futuro diverso. Resta difficile capire attraverso quali criteri

ROMA – Si preannunciano giorni difficili. Il premier Monti incontrerà domani sera (domenica 11, ndr.) le parti sociali, anche se il mondo del lavoro ha già dato il suo responso sulla manovra in atto. Sarà sciopero. 

Il punto politico è comunque ancora diverso. Ben vengano i correttivi (se accolti) proposti dai sindacati, che stavolta sembrano essersi “ritrovati” dopo una lunga frammentazione (imposta sapientemente dall’ex governo Berlusconi), ma non si capisce il motivo per il quale si preferisce adottare misure economiche e finanziarie piuttosto di altre.  La realtà è sotto gli occhi di tutti e non può essere smentita. Sicuramente nessuno potrà insegnare a Monti come “fare i calcoli matematici”, ma sulla scelta dei percorsi e sull’impatto che questi possono avere sulla Popolazione crediamo che debba essere fatta una doverosa quanto assai accurata analisi.  Il documento di 104 pagine scritto dal Premier, e facilmente ritrovabile online, ci consegna dati sui quali non si può far finta di nulla. Si chiede sacrifici e basta e si chiede questo ai lavoratori. Lo si fa in nome di nuove prospettive, oltre che di un modo per arginare “l’emorragia” in atto per colpa di un debito pubblico non certo nato oggi né sicuramente facile da ripianare. Oltretutto senza sottolineare il fatto che è determinato da una crisi profonda e strutturale di livello mondiale. Perché non ci interroghiamo sul significato di questa riflessione?  Ciò che fa più rabbia è la miopia, più che probabilmente voluta, che scarta a priori altri tipi di interventi. Scontato il riferimento alla patrimoniale sui grossi redditi, che già la dice lunga sull’input politico che è stato dato a questo governo. Così come si evince la palese intenzione di non dare risposte alle tante proposte alternative messe in campo. Già, sono in molti a pensare che TUTTA la politica si sia nascosta o defilata. Ma non è proprio così.  Pur trovandoci d’accordo sul fatto di applicare (se proprio deve essere applicata!) l’ICI anche sugli immobili della Chiesa, possiamo facilmente individuare altri “punti oscuri” e altrettanto “esaminabili” prima di aggredire welfare e pensioni.  E’ stato abilmente costruito un terreno fatto di luoghi comuni dove si fanno passare certe indicazioni quali fossero esclusivo appannaggio di gruppi oltranzisti.  Bene, diamo allora uno sguardo alla realtà.  Una realtà nella quale non viene mai fatto cenno all’acquisto dei 131 cacciabombardieri F35 che gravano sul bilancio dello Stato per 15 miliardi di euro. La matematica non è un’opinione e si può vedere benissimo come questa cifra, DA SOLA, copra oltre la metà della manovra proposta dal governo. Basta fare zapping in Internet per raccogliere altri dati in merito. Il costo di un F35 è di oltre 100 milioni di euro; in molti si sono sbizzarriti ad ipotizzare quello che può venir fatto con questa cifra. Ci chiediamo e chiediamo a Lor Signori perché non si prende mai in considerazione il costo di questo “mezzo da guerra” evitando di “convertirlo” in qualcosa di molto più produttivo.  Con 100 milioni di euro si costruirebbero oltre 1900 asili nido offrendo lavoro e occupazione ad oltre 2000 lavoratrici del settore!!   Perché Prof. Monti non si discute di questo invece di chiedere sacrifici a chi nel corso degli anni gli ha sempre fatti??

La portata di questa manovra è dirompente, e le ragioni stanno nelle cose che si prefigge di portare a termine. Colpirà i lavoratori, i ceti sociali più deboli ma anche quegli strumenti fondamentali che sono alla base per capire e farsi capire. Invece di tagliare i costi delle spese militari si preferisce sopprimere la libertà e il pluralismo d’informazione. Lo si fa attraverso la cessazione della legge n.250, prevista all’art. 29 del recente decreto. Un centinaio di giornali che usufruivano dei contributi diretti all’editoria (ex legge 7 agosto 1990, n.250) dovranno chiudere! Esiste un rapporto dettagliato fatto del Reuters Institute for the Study of Journalism, che smentisce l’utilità di tale intervento preventivato da Monti e &. Tale rapporto prende in considerazione cinque paesi: Germania, Francia, Finlandia, Italia e Stati Uniti. Il risultato indica con precisione il fatto che, paesi come Francia e Italia, che beneficiano di interventi diretti (interventisti) a livello statale, in realtà sono quelli che spendono meno degli altri tre paesi presi in considerazione da questo studio di settore.   E’ la dimostrazione che non siamo di fronte ad un governo tecnico ma bensì ad un governo di tecnici che rispondono a input politici!! Sarà più difficile se non impossibile attingere alla libera informazione; sarà arduo avvalersi di quel pluralismo d’informazione che ci consente oggi di chiedere spiegazioni, anche se per via indiretta, all’uso scriteriato dei capitali pubblici per l’acquisto di mezzi da combattimento del valore di miliardi di euro!! Sarà ancora più difficile contrapporsi a chi si presenta con impeccabile “buonismo” per chiedere ancora sacrifici sottolineando che saranno sacrifici basati sull’equità. Finora nulla di quanto è stato prospettato risulta corrispondere a questi criteri. Nessun contraddittorio è stato possibile e questo per volontà di quei partiti “collaboratori” che hanno volutamente abiurato al loro compito. Il 2013 è alle porte. Il Cittadino si sta però chiedendo se e come ci arriverà. Un altro mondo è possibile, certo. Ma solo se rimangono in piedi le condizioni minime per un confronto “ad armi pari”. Ad oggi così non è!

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