Manovra in arrivo, tra “l’omelia” di Napolitano e le trame del “solito” Berlusconi

ROMA – Due eventi o modi di affrontarli che non convincono; uno viene dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’altro, ovviamente, dal “solito” Berlusconi. Napolitano parla al Popolo chiedendogli sacrifici, a prescindere dal ceto sociale; non ha forse ben compreso che siamo in una fase dove la lotta di classe è riemersa con tutte le profonde lacerazioni che portano con sé queste dinamiche.

L’accorato appello del Presidente, la cui provenienza politica non può essere dimenticata, sembra non badare al fatto che i sacrifici sono stati fatti nel corso degli anni da quegli stessi ceti popolari, dai lavoratori e dai ceti meno abbienti. Chiedere di farne ancora in eguale misura non è segno di equità. Al contrario sarebbe se fossero ristabiliti quei criteri che permettessero in questo momento storico di operare un giusto riequilibrio spostando il baricentro del “sacrificio” verso quelle classi sociali che hanno certamente da colmare lacune storiche rispetto a chi ha sempre pagato per tutti! 

 

Ma il discorso sembra ormai vecchio e forse anche il Cittadino ha compreso che non c’è la volontà di fare questo tipo di “operazione equa”. Diplomazia, politica e finanza si stanno rimpallando le responsabilità con l’unico obbiettivo, quello di mantenere e conservare privilegi e potere.   In apertura abbiamo fatto riferimento al “mitico” Cavaliere da Arcore. Nessun tipo di stupore. Parliamo dell’uomo che ha sicuramente accelerato il processo disgregativo della società italiana, e che adesso sta cercando certosinamente di ricostruire e tessere una tela che faccia nuovamente presa sugli italiani. Parla del governo tecnico come se tutto il resto non contasse, come se il contesto in cui ci troviamo non chiedesse risposte adeguate e nettamente diverse. In questo momento mostra ingenuità; non nasconde neppure che il suo obbiettivo (visto che Lui non ha difficoltà ad arrivare a fine di mese come la maggior parte delle famiglie italiane!) è quello delle nuove elezioni. Il suo è adesso un piano da affinare, senza fretta, aspettando che il governo dei tecnici finisca il proprio mandato. Sa bene che in caso contrario avrebbe matematicamente tutti contro e si limita a parlare di futuro. Lo fa senza scrupoli nel dire che “penserà di nuovo Lui” a sistemare ogni cosa dopo il “lavoro” fatto dall’attuale governo. Si dipinge quale fosse un politico credibile, dispensa giudizi e sarcasmo. In realtà è l’ultimo dei problemi che in questo momento affligge l’Italia. Nessuno ha la sfera di cristallo ma la sua figura è ormai consegnata alla storia, pur brutta che sia. Neppure si rende conto di criticare un governo Monti che sta facendo “a viso aperto” quello che Lui stesso avrebbe fatto sotto traccia, ritagliandosi come sempre un cospicuo vantaggio “personale”.  

 

Nel suo intento c’è quello di cavalcare ancora lo scontento. Questo è il solo e serio pericolo derivante dalle sue azioni pubbliche. E’ sicuramente un motivo in più per quelle forze politiche che erano all’opposizione (sinistra in primis) che oggi stanno mostrandosi tentennanti se non addirittura collaborazioniste (Pd, se ci sei…). Sicuramente dopo l’approvazione della manovra si apriranno momenti duri; la coesione sociale è un ricordo dell’era paleolitica e le difficoltà in cui si troveranno le famiglie italiane sarà evidente tanto che non ci stupiremo se la disperazione si impadronisse di molti. Monti ha chiaramente fatto intendere che nella sua mente c’è un budget, una somma e quella deve rimanere. Cambia questo, cambia quello, ma non cambia i criteri di intervento. La coperta deve rimanere corta perché certe fasce sociali non devono essere toccate. Capirlo non è difficile: altrimenti avrebbe riversato la sua attenzione sulla patrimoniale! La cosa mostruosa, quella che ci ha fortemente sorpreso è il fatto che un terzo delle entrate derivanti dalla manovra saranno destinate non allo sviluppo, al rilancio delle politiche del lavoro, della formazione e dell’innovazione (sogni!!) ma bensì all’imprenditoria che beneficerà dell’abbassamento della pressione fiscale!

 

E’ una logica inaccettabile: si aiuta gli imprenditori così possono rimettersi in gioco. Perché il mondo della grossa imprenditoria (soprattutto la “grossa”), non si rimette in gioco lo stesso attingendo alla rendita accumulata nel corso degli anni?  Sono diventati tutti poveri al punto da aver bisogno di drenare capitali dal “sacrificio pubblico”??  No, caro Prof. Monti, qui sta la vera incongruenza che neppure i suoi lucidissimi conti potranno servire per renderla chiara. Un Paese sbilanciato sarebbe dovuto essere riequilibrato, e non rimesso in corsa con le stesse modalità attraverso le quali è andato incontro nel tempo ad un drammatico declino. Preferisce semmai colpire le fasce medio – alte piuttosto che quelle significativamente alte; ignora capitolati di spesa che non avrebbero motivo di essere (armi, spese militari, privilegi della classe politica). Oggi si arriverà alla probabile conclusione di un iter parlamentare che non ha contraddistinto l’opera di qualificati professionisti ma la scelta politica di operare tagli su tagli in base a criteri imposti e di parte. La realtà non può essere sconfessata. Sempre che gli italiani accettino di subirne il peso.

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