La crisi si attorciglia. In piazza contro la precarietà

Il viceministro Vittorio Grilli ha fatto strada. Da quando ha affermato che “il governo ha un cuore”, altri ministri lo hanno seguito. Fornero, a dimostrazione, dice che “sulle attenzioni ai più deboli e ai sofferenti siamo in ritardo”.

Fa autocritica quando afferma che “la riforma delle pensioni è stata molto dura ed ha creato problemi a molte persone e famiglie”. Corrado Passera il ministro per lo Sviluppo si dice “ angosciato”, parla di  circa sette milioni fra disoccupati, inoccupati, sospesi, annuncia che la “recessione“ sarà lunga, il ministro per la Salute chiede “attenzione per le fasce popolari”. Da Confindustria arriva un nuovo grido di allarme. Il centro studi della associazione degli imprenditori che si appresta al cambio della guardia, da Marcegaglia a Squinzi, annuncia che le prospettive dell’economia italiana si fanno sempre più fosche e che “sale la probabilità di una caduta del pil nel secondo trimestre 2012 più accentuata di quella prevista a dicembre (-0,3%) e forse di quella stimata per il primo (-1,0%)”.

La ripresa si allontana. Angosce e  autocritiche dei ministri

Insomma la ripresa “si allontana”. Malgrado le angosce dei ministri, le lacrime a scoppio ritardato, le autocriticihe, il timore di una crisi che si attorciglia, però i ministri sono ottimisti perché la nostra economia “è forte”. Certo le responsabilità della Ue sono grandi e ora bisogna cambiare. Torna la parola miracolosa:crescita. La Merkel, di fatto, è sotto accusa. Lo stesso Monti, sulla scia di Hollande alza la voce e  nelle prossime settimane annuncia che  si farà sentire nelle numerose riunioni  degli organismi tecnocratici della Ue dove si parlerà di eurobond, di Tobin tax, di investimenti da tener fuori dai bilanci. Siamo contenti. Però quando si passa dalle parole ai fatti la distanza fra il governo e i bisogni dei cittadini si stanno divaricando. Il ministro Fornero, per esempio, all’autocritica n on fa seguire  i fatti. Anzi si ripresa ai sindacati e per quanto riguarda gli “esodati” chiude alla richiesta di Cgil, Cisl, Uil di affrontare il problema di tutti quei lavoratori che perduto il posto di lavoro rischiano di rimanere senza salario e senza pensioni. Che dice loro, “ sofferenti e più deboli”?  Per 65 mila stiamo provvedendo per gli altri, calcolati in perlomeno duecentomila “ si vedrà” E così per il lavoro che non c’è. Confindustria  ha messo al centro della sua azione la riforma del mercato del lavoro, leggi articolo 18, la flessibilità in entrata e in uscita che doveva aprire una autostrada per dare lavoro stabile ai precari.

Cgil: il solo taglio giusto è quello della precarietà.

Lo stesso Monti ha avuto modo di dire che da questa riforma sarebbe venuto ben poco in termini di nuovi posti di lavoro. Proprio in questi giorni però nella discussione sul disegno di legge piovono emendamenti anche da parte del governo,passi indietro per contrastare la “flessibilità cattiva” E nelle strade e nelle piazze    di oltre settanta città italiane, per iniziativa della Cgil, si sono svolte oggi manifestazioni  per dire che “ il solo taglio giusto è quello della precarietà”, uno slogan azzeccato che campeggiava in cartelli, manifesti, striscioni. Da questa situazione nasce l’iniziativa unitaria di Cgil, Cisl, Uil  con la manifestazione che si svolgerà a Roma. La Festa della Repubblica, dicono, le Confederazioni, nel nome del Lavoro, come recita la Costituzione.  Questo è il quadro di un paese in sofferenza, il cui futuro è sempre più incerto, la coesione sociale a rischio e forse qualcosa di più, la disperazione entra nelle case, in tante famiglie, i giovani sentono che il loro avvenire è stato rubato.  Il governo è chiamato, oltre ai mea culpa e le autocritiche, a dar prova di aver preso coscienza che delle tre parole “rigore, equità, crescita”, il programma enunciato da Monti solo la prima ha avuto attuazione.

Assalto Pdl al governo, l’emendamento “salva Ruby”

Un cambio di passo è indispensabile, urgente. Monti cerca di dare un colpo al cerchio e una alla botte. Di fronte a quello che viene definito dai media “un assalto al governo”, alle minacce dei berlusconiani di togliere la spina, ai tentativo sempre dei berlusconiani di bloccare leggi come quella contro la corruzione, la riforma della giustizia  con l’emendamento “salva Ruby” per evitare il rischio di una condanna per il cavaliere, mettere il veto a qualsiasi cambiamento per quanto riguarda la governance della Rai non accetta di fare il vaso di coccio. La responsabilità dello stato attuale del Paese dice  è dei governi precedenti. Arriva l’offensiva di una cinquantina di parlamentari del Pdl contro di lui con parole non proprio eleganti e fa marcia indietro, poi di nuovo in avanti. Così non si esce dalla crisi,non si fa neppure un passo su una strada che si annuncia molto lunga, tortuosa, difficile. Ciò che si richiede oggi è il coraggio di scelte nuove, diverse, certo il rigore ma non ci possiamo impiccare al pareggio di bilancio nel 2013 di cui Monti continua a farsi vanto. Per evitare di andare alle urne ad ottobre ci vuole un atto di coraggio da parte del professore: insieme a un cambio di passo una svolta nelle scelte di fondo a partire da una politica di investimenti che rapidamente rimetta il paese in carreggiata.


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