Grecia, nella partita con la Ue rischia una nuova sconfitta

ROMA – La Grecia ha perso. La Germania era troppo forte ed è già tanto se i giocatori in maglia blu hanno resistito per trentanove minuti all’assalto dei bianchi “osservati speciali” da Anghela Merkel che se li beveva con gli occhi.

Subito il gol sono rientrati in campo decisi a vendere cara la pelle.  Addirittura hanno osato pareggiare, guarda caso, con il gol di Samaras, come il capo del governo di Atene, ricoverato in ospedale per il distacco della retina.  Merkel ha sussultato. No, proprio  Samaras, no. Poi  la truppa d’assalto teutonica ha ripreso a macinare  ed è finita 4 a 2.  Merkerl saltellava per la gioia e dalla parte dello stadio  di Danzica dove si trovavano i tifosi ellenici è stata una continua salva di fischi. I greci hanno giocato con il cuore in gola, sapevano cosa chiedevano loro tifosi e non tifosi ellenici, una impresa impossibile.  Ora il problema della Grecia è di non perdere una seconda volta, con il medesimo avversario. Questa volta non si tratta di uomini con la casacca bianca, ma di una donna che veste sempre con una attillata giacca dai colori più vari, dal verde pisello al lillà. Perché Anghela ha fatto sapere al nuovo governo greco che “ gli impegni vanno mantenuti”. Questa gelida frase  l’ha pronunciata ancora prima che il governo chiedesse ufficialmente  una proroga di “almeno due anni”, cioè fino al 2016, per l’applicazione del piano d’austerità imposta da Ue, Bce e Fmi, con l’entusiasta applauso della Germani.

 

Da Bruxelles. No alla proroga chiesta dal governo greco

Subito la replica, durissima da Bruxelles.Il portavoce del commissario Ue Olli Rehn ha affermato: “Non è possibile discutere di questioni di questo tipo. Anzitutto dobbiamo avere una chiara valutazione di come il programma è stato attuato finora e di come il nuovo governo greco intende attuarlo”. La proroga  è uno dei punti che la Grecia pone ai suoi  creditori per  una revisione del piano di salvataggio promessa dal nuovo esecutivo ateniese che punta a raggiungere l’equilibrio dei conti  “senza ulteriori riduzioni di salari, pensioni e investimenti pubblici”, si legge nel documento che annuncia un congelamento dei licenziamenti nel settore pubblico e un aumento dei fondi per la disoccupazione.  Se questa risposta significa che l’argomento non farà parte di quanto si discuterà il 28-29 al Consiglio della  Unione europea vorrà dire che la crisi non solo della Grecia ma dell’eurozona si aggraverà, può prendere strade pericolose, fino alla dissoluzione di quell’euro che Monti, Hollande, Merkel e Rajoy hanno definito “ irreversibile”.  A prescindere ovviamente dalle ridicole dichiarazioni di berlusconi che, iora, vuole cacciare la cancelliera Merkel dall’eurozona.La  paciosa conferenza stampa che i quattro leader europei hanno tenuto al termine dell’incontro di Villa Madama, durato neppure due orei , preamboli, saluti, macchine fotografiche e telecamere  comprese, ha certificato che sotto il vestito c’è ben poco e che la due giorni di Bruxelles rischia di finire come gli altri diciotto vertici che si sono svolti in questi ultimi tempi. Ciò con impegni, annunci privi di solidi ancoraggi. Il “quartetto” ha insistito su questa parola, crescita, diventata ormai una sorta di marchio  di fabbrica per un prodotto di bassa qualità o,peggio, di cui si ignora la composizione . Al Consiglio verrà presentata la proposta  per un piano da 120 miliardi per la crescita, un punti di Pil con la rimodulazione del bilancio Ue,a partire dai fondi strutturali, i project bond e un aumento di capitale della Banca per gli investimenti ( Bei di 10 miliardi).  Un po’ poco per battere le mani. SI tratta quasi di una partita di giro. Bisognerebbe sapere quanto sono i miliardi realmente disponibili. Poi c’è la Tobin tax, d’accordo i quattro, ma non c’è solo la Gran Bretagna contraria, quindi è tutto da vedere. Di eurobndo non si è neppure parlato. Così rischia di finire nel cassetto delle buone intenzioni la proposta di Mario Monti per quel che riguarda l’utilizzo del Fondo di solidarietà . Dal “ quartetto” l’annuncio che l’Unione bancaria  è ormai uno dei problemi risolti.   La realtà è che si proceda spizzico, un po’qua, un po’ là.

Si procede a spizzico, manca un progetto per l’unità dell’Europa

 Manca un vero progetto per affrontare la crisi,aggredendo le cause che l’hanno provocata. Manca un progetto politico, che definisca quale  Europa si vuole costruire, che tipo di unità, un Europa federata, gli Stati uniti d’Europa, organismi eletti democraticamente e non tecnocrazie che gestiscono  un potere immenso, quale quello di devastare Paesi come la Grecia. E’ davvero un fatto singolare che tre associazioni imprenditoriali, tre Confindustrie, italiana, francese e tedesca, nel corso  di un convegno promosso dal vicepresidente del senato, Emma Bonino, in collaborazione con il Consiglio italiano del movimento europeo e  del partito radicale, concluso da Romano Prodi abbiano posto , in assoluta convergenza , il problema di fondo: se-dicono- non si passa velocemente agli Stati Uniti d’Europa, non ci sarà salvezza per nessuno. E ill nuovo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, certo in modi irriverente,, che non è più il tempo delle sole decisioni tecniche ed ha portato un esempio: “ Fare solo l’unione bancaria- ha detto. È come curare un tumore con l’aspirina”. Il “quartetto” di Villa Madama aveva accuratamente evitato il problema. Solo  un accenno di Monti al fatto che ci voleva anche “un pochino di unità politica “. Un po’poco, scusandoci per il bisticcio di parole.

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