Il Pd e lo spietato Monti

ROMA – La mannaia di Mario Monti si è abbattuta con spietata determinazione su ciò che rimane del settore pubblico del nostro Paese.

E’ stata realizzata una manovra aggiuntiva, senza dirlo, con l’obiettivo di rinviare (dubitiamo) il previsto aumento dell’Iva di sei mesi e di tranquilizzare gli Dei intoccabili di Monti e della sua squadra, i Mercati. Con lo spread a 450 gli speculatori hanno bruciato gli effetti taumaturgici -così ci era stato spiegato- della riforma delle pensioni e di quella del mercato del lavoro. Ci sarà un effetto sui mercati e quanto durerà dal taglio sul settore pubblico,è a questo punto un interrogativo secondario.

In realtà Monti appare mosso da un obiettivo esplicito e da un altro più sottile e nascosto. Quello esplicito lo ha ben spiegato Ernesto Galli della Loggia su Il Corriere della Sera: il pubblico per un liberale e un liberista come il premier è un settore da ridurre al minimo possibile. Un dipendente pubblico è per sua natura un fannullone. Poco importa che così si distruggono la scuola, la sanità, la giustizia -e cioè i fondamenti di un paese civile. Il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri è mosso da quest’ideologia.  Contiene anche norme giuste e di buon senso, mescolate con autentici colpi di mazza a settori decisivi per il futuro dell’Italia. La norma più incredibile è quella che accompagnando all’uscita dal lavoro decine di migliaia di professionalità sperimentate blocca per anni tutte le assunzioni, negando ai giovani un futuro in questi settori.
L’obiettivo più nascosto e sottile è quello di logorare il Partito Democratico, e cioè l’unica prospettiva concreta per passare presto da un commissariamento “tecnico” a un governo politico e democratico. Il Pd porta sulle sue spalle gran parte del carico del Governo Monti. E se oggi tempera alcuni effetti (sull’università o, pare, correggendo in parte gli errori fatti dal Governo sugli esodati ), tuttavia deve bere, anche grazie al sostegno conclamato del Presidente della Repubblica, tagli dolorosissimi. L’obiettivo politico è quello dopo il voto di continuare il commissariamento, anche grazie a quei settori moderati e liberali del Pd che condividono pienamente le ricette di Monti.

Ora al Pd, piuttosto che discutere di Matteo Renzi e di lotta fra persone, si propone il compito di assumere un’iniziativa con la prossima assemblea del 14 luglio. Un’iniziativa politica che raddrizzi con determinazione la rotta sbagliata assunta dal Governo. E che ponga un’elementare questione: perché fra tutte le terapie di rigore dei Monti boys non è stata mai assunta quella di una patrimoniale vera? L’IMU è diventato il solito prelievo nei confronti dei redditi medio-bassi. Traccia di una patrimoniale non si trova, come di qualsiasi provvedimento che abbia un segno di giustizia sociale e di eguaglianza.
Far finta di niente, per il Pd, vorrebbe dire tradire il senso della propria missione e funzione.

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