Decreto salute. La montagna ha partorito il topolino

ROMA – La montagna ha partorito il topolino. Non può essere che  questo il  commento al decreto salute presentato dal Consiglio dei Ministri due giorni fa.

Per mesi si è parlato di questo provvedimento, che doveva essere rivoluzionario e che doveva modificare nel profondo il funzionamento del Sistema sanitario nazionale.
Così non è stato, per le note vicende interne al governo ma soprattutto perché è mancata la volontà di affrontare le cronicità che affliggono la sanità italiana.
Ci sono clamorose questioni irrisolte che interessano da vicino la salute dei cittadini e in particolar modo quella degli anziani, a partire dall’aggiornamento dei Livelli essenziali sanitari, dalla costruzione di quelli sociali e dal grande problema della non autosufficienza.
Il decreto non solo non apporta modifiche innovative tali da aumentare il livello di salute dei cittadini ma conferma la sostanziale apertura nei confronti della privatizzazione della sanità favorendo il conseguente depotenziamento della sanità territoriale.
Ciò che manca del tutto è la definizione delle forme di presa in carico integrata della cronicità, a cui si poteva dare un forte impulso prevedendo che una parte di retribuzione dei medici fosse legata ad obiettivi di salute della popolazione assistita.
Continuiamo a pensare che bisognava aprire un vero tavolo di confronto con i soggetti sociali che rappresentano la domanda, a partire dalle organizzazioni sindacali dei pensionati, perché la programmazione della salute delle persone può e deve essere fatta attraverso la partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche.
Questo governo però ci ha ormai abituati ad escludere la rappresentanza sociale dalle decisioni, considerando la concertazione un orpello da rimuovere.
Lo Spi-Cgil rivendica pertanto nei confronti del governo l’apertura di un tavolo sulla salute perché pensiamo di avere più di qualche suggerimento da dare, nell’unico interesse generale di provare a migliore un Sistema sanitario nazionale falcidiato dai tagli, sempre più costoso e sempre meno efficiente per i cittadini.
Il nostro auspicio è che ci sia ancora tempo per affrontare le tante questioni rimaste irrisolte.
Non ne possiamo più di vedere derubricate tutte le esigenze delle fasce più deboli del paese e ci aspettiamo pertanto che questo governo, dopo aver tolto tanto ai pensionati e agli anziani intervenga sui Livelli essenziali sanitari e sociali e arrivi alla definizione di un Piano nazionale per la non autosufficienza, che è diventata ormai una vera e propria emergenza nazionale.
E’ questo quello su cui a gran voce chiediamo al governo se non vuole continuare a negare quel diritto universale alla salute che appare già drammaticamente compromesso.

 

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