Crocetta, un ecologista a palazzo D’Orleans

PALERMO – Con il 31% oltre 600 mila voti Rosario Crocetta è stato eletto presidente delle Regione Siciliana, portando per la prima volta nella storia della Sicilia il blocco democratico, progressista e di sinistra al governo.

Nella Sicilia del 61 a zero e del milione di voti di differenza tra Lombardo e la Finocchiaro, nella terra degli otto presidenti incriminati per mafia, è una rivoluzione dalla portata epocale che poteva avere un contorno ancora più definito se il progetto di cambiamento dell’ex sindaco di Gela non fosse stato assorbito in parte dall’astensionismo o dal voto di protesta.  In queste elezioni che segnano una cesura netta con il passato e aprono un futuro incerto che potremo chiamare della post politica, uno tsunami ha investito il centrodestra lontano sideralmente dal dato del 2008 con meno 20 punti percentuali e dalle immagini dei tanti trionfi forzisti dall’isola. Il partito democratico può commentare con soddisfazione il risultato della lista (13,5%) che va oltre le attese della vigilia infatti considerando gli accessi dal listino è confermato con diciassette consiglieri oltre i 5 della lista Crocetta, il primo gruppo parlamentare in assemblea. Grande novità il movimento 5 stelle che conquista il 15% eleggendo 15 consiglieri regionali, con rappresentanti in ogni provincia siciliana.

 

Straordinario il cambiamento se si considera che Crocetta, molti consiglieri del PD e tutti gli eletti del M5s, hanno dichiaratamente posto al centro della proposta politica i temi ecologisti e della green economy come driver per un nuovo sviluppo che guardi al futuro in Sicilia. Un’ARS che cambia morfologia e prospettiva, un cambiamento certo non totale, ma consistente se in questa legislatura  potranno vedere la luce le proposte degli Ecodem siciliani sposati dal governatore e… diventare realtà la legge per l’acqua pubblica e per i beni comuni, la riforma della gestione dei rifiuti con l’addio definitivo alle suggestioni della termovalorizzazione, la filiera indstriale del riciclaggio, la diffusione dell’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti  rinnovabili, il sostegno alle politiche d’innovazione di modernizzazione ecologica del settore agricolo, il diniego alla realizzazione del Mous di Niscemi, la manutenzione del territorio, un robusto argine contro le ecomafie, il clientelismo e il malaffare. Ecco che la buona politica può diventare buon governo e imprimere un svolta in Sicilia a partire dalla portante ecologista per attivare nuove opportunità di lavoro e una innovativa idea di sviluppo.

                                 

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