Monti, l’ultimo giorno di scuola. Forse non si ricandida

ROMA – I ragazzi delle scuole hanno fatto festa. .Le tanto sospirate vacanze sono arrivate. Un  rito che si perde nella notte dei tempi.

Quando le scuole chiudono i battenti cambia la vita delle città. Non più file di  auto per accompagnare i più piccolini, non più bus, tram ,metro presi d’assalto da orde di ragazzini . Le strade si popolano di gente che va in cerca di regalo da mettere sotto l’albero, si prepara il cenone di Natale, là dove c’è questa usanza. Un clima di pace, serenità, amicizia cala sulla vita di tutti i giorni. E si pensa all’anno nuovo, alla Befana. Tutto questo avveniva  un po’ di anni fa. Non è più così, la crisi, la recessione in campo da ormai più di cinque anni, un ventennio in cui, si salari, gli stipendi  non sono stati adeguati al caro vita, hanno cambiato tutte le nostre abitudini. E oggi l’ultimo giorno di scuola assume un significato particolare. Per tutti, salvo quel dieci per cento di cittadini italiani che detiene più della metà della ricchezza nazionale, degli evasori fiscali, degli arricchiti tipo furbetti del quartierino, dei corrotti e dei corruttori che ci portano via una bella fetta di miliardi di euro. Ma, in particolare, è la politica che non chiude i battenti.

Una giornata frenetica, convulsa con  il premier che sale al Colle

 Le dimissioni del presidente del Consiglio, per un puro caso ma denso di significati, avvengono proprio durante l’ultimo giorno di scuola. E dopo? Le” voci “ dicono che Monti in queste ultime ore avrebbe ripensato al suo futuro. Non si  candiderebbe più.. A conclusione di una giornata convulsa, frenetica, dove la politica ha avuto modo di mostrare   i peggiori lati del suo volto, capofila le oscene comparsate di Berlusconi che invade radio e tv. Monti , come si dice è salito al Colle ed ha rassegnato le dimissioni nelle mani del capo dello Stato.  Prima le ha annunciate al consiglio dei ministri che ha discusso alcuni dettagli di fine legislatura. Una formalità perché la decisione era stata presa da tempo, da quando Alfano, per conto del cavaliere, avevo annunciato che il governo dei tecnici era finito e che non avrebbe avuto più la fiducia del Pdl che si sarebbe astenuto. Leggi importanti , quella di stabilità, la vecchia finanziaria, dove sono entrati anche argomenti che meglio era se venivano evitati, leggi case da gioco, sono state approvate grazie al voto del Pd. Monti . L’ultimo giorno della legislatura non è stato un belvedere. Monti si è levato qualche sassolino dalla scarpe quando parlando alla conferenza con gli ambasciatori d’Italia. “ Non per colpa dei Maya che avevano previsto la fine del mondo per il 21 dicembre Monti se ne va in anticipo di qualche mese . Non è il tempo, qualche mese in più o in meno, che conta .

Berluasconi  impazza su radio e tv e spara contro il professore

 E’ stato Berlusconi con i suoi imbrogli, la sua voglia mai sopita di rivincita, il suo rancore verso tutto e verso tutti, a far saltare il banco. E ora è  partito all’attacco, lancia in resta, di Monti, che non avrebbe accettato il suo invito a  candidarsi come leader dei moderati, da Storace alla  Lega, passando per il Pdl, fuori le balle delle primarie , con lui capo della coalizione.Monti  aveva avvertito puzzo di bruciato, così come i suoi amici del Partito popolare europeo che hanno abbandonato il cavaliere, pressando  il premier italiano a candidarsi. Neppure una telefonata – è sbottato Berlusconi- mi è arrivata da Monti eppure io gli aveva fatto una grande proposta. Eliminata questa farsa berlusconiana si passa alle cose serie.  E  ce ne sono da mettere in fila.  la politica non   va in ferie. Nel Lazio si vota il 10 e 11 febbraio, poi sarà la volta di Lombardia, Molise e delle politiche. L’incertezza regna sovrana. Solo il Pd, la coalizione di centrosinistra offrono ai cittadini un quadro chiaro, una prospettiva per il futuro del Paese, in un quadro europeo, democratico, fortemente rinnovato.

Dovranno essere  i “ centristi” a dire da che parte stanno

 Dovranno essere Montezemolo, Riccardi, Olivero, c on una loro lista con o senza Monti, Casini con il suo Udc, i fuori usciti del Pdl, se vi saranno, a dire  da che parte stanno. Il filo da tessere è nelle mani di Monti.  Bersani  guarda con tranquillità  a cosa intende fare il professore. Gli ha detto che sarebbe preferibile la sua “ terzietà”, il suo “essere  una riserva della Repubblica”. Ma , come si dice, l’appetito vien mangiando. Non gli basta il riconoscimento che con lui l’Italia ha riconquistato la credibilità perduta a livello europeo e internazionale. Come tutti i professori che vogliono sempre impartire lezioni crede e lo dice apertamente che senza di lui si rischia di dissipare il patrimonio di sacrifici che i cittadini hanno sopportato per evitare che l’Italia cadesse nel baratro. Ed ecco che trasforma Palazzo Chigi nella sede di un partito. Li riunisce i suoi possibili partner, si parla di liste con il suo nome , di società civile, intendendo imprenditori, banchieri, mondo della finanza con qualche sindacalista incontrato per strada.  Si lavora per ricostruire un soggetto politico che risponda al mondo cattolico. Convegni, riunioni, incontri sempre più avvicinano il niovo movimento alla vecchia dc, magari all’ala sinistra della vecchia dc. Monti si spinge troppo avanti. Tanto avanti che ricopia la liturgie democristiane quando i leader dello scudo crociato aprivano la campagna elettorale  con il pieno e invisibile sostegno del mondi imprenditoriale, Fiat in testa.

L’abbraccio con Marchionne  un errore di prospettiva

Non è un caso che Monti si presenti a Melfi, quasi nun patto d’amore con Marchionne. Invece di operare  per riportare unità e coesione fra i lavoratori, spinge in senso inverso, attacca la Fiom e la Cgil, mandando Bonanni, il segretario della Cisl, in brodo di giuggiole. Da notare che Bonanni è uno dei sostenitori della lista Monti. Non solo. Monti dice che da Melfi parte  la nuova politica e dimentica che Marchionne  per ben dodici volte è stato condannato dai giudici per comportamento antisindacale,. Che tre operai attendono ancora di essere reinseriti nel posto di lavoro come deciso dai giudici. Fa finta di non accorgersi che la Cgil e la Fiom non sono state invitate alla presentazione del nuovo piano dei sogni di Marchionne, una specie di “ Fabbrica Italia 2”. Bersani storce la bocca. Dice chiaro e tondo che le liste con il nome delle persone, leggi lista Monti non sono un segno di rinnovamento della politica.Anzi. E arriva un sondaggio: il 60% dei cittadini italiani giudica negativamente una sua candidatura. E poi rimanere stretto fra Berlusconi che ne ha fatto  da subito il suo bersaglio e Bersani che, malgrado il bon ton, deve pur prendere voti ,mettere in sicurezza la coalizione del centrosinistra lo ha portato ad una nuova riflessione, forse una marcia indietro,forse la rinuncia alla candidatura. Forse, sempre forse, ha rivisto l’abbraccio , simbolico, con Marchionne. Orse, sempre forse, si è reso conto che non era proprio il miglior inizio di campagna elettorale, per uno che “ vuol servire la Repubblica”.

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