Con i progressisti al governo cambiare si può

ROMA – Finisce l’anno orribile. Ma quello che viene  non porta niente di buono. Sperare sulla Befana è del tutto inutile. Una povera vecchia abbandonata  da tutte e da tutti.

Dai nonni, dai genitori, dai nipoti . Da chi con la Befana tornava bambino e dai bambini che si sentivano grandi perché sapevano che la vecchietta con le scarpe tutte  rotte che viene di notte era una invenzione, un personaggio della fantasia che si tramandava di secolo in secolo. Finito. Il telefonino  ha reso il posto della scopa che a velocità ultrasonica trasportava la vecchietta da un camino all’altro. Se  ce ne fosse stato bisogno, quasi non conoscessimo per averle provate di persona quante sono le difficoltà che incontriamo ogni giorno nella nostra vita, in questi  giorni siamo stati inondati di numeri, uno dopo l’altro, uno peggiore dell’altro. Costo della vita, disoccupazione, cassa integrazione, consumi, produttività, vacanze scomparse,  fabbriche che chiudono, la grande industria in crisi nei settori portanti, l’edilizia che frana, frana non solo nel senso che non si costruisce, ma perché il territorio è stato abbandonato, l’ambiente devastato dalla speculazione, i servizi sanitari in crisi, i trasporti che non funzionano, le pensioni bloccate, gli esodati, i giovani disoccupati, le donne che non lavorano, nel Mezzogiorno tutto è più grave, terra abbondata da dio e dagli uomini si diceva una volta. E poi la corruzione che si è insinuata nelle pieghe della società.

Il berlusconismo ha cambiato in peggio la nostra vita

Riassumiamo: lavoro, dignità del lavoro, scuola, università, formazione, cultura, questione morale, diritti individuali e collettivi, libertà dell’individuo. E insieme la crescita a dismisura delle disuguaglianze. Chi è più ricco diventa sempre più ricco, chi è più povero diventa sempre più povero. La parola  povero è tornata prepotentemente a circolare in Italia, in Europa, in tanti paesi. Il mercato detta legge, decide chi e come colpire, la finanza domina l’economia, la economia detta legge alla politica. Tutto questo, siamo certi di aver dimenticato qualcosa,  ci propone l’anno che se ne va e quello che viene. Abbiamo pagato un conto salato alle disastrose politiche portate avanti dai governi Berlusconi, non solo in termini economici ma anche culturali. Il berlusconismo ha cambiato in peggio la nostra vita, ci ha inaridito, ci ha tolto anche la voglia di combattere, di lottare. L’anno del governo dei tecnici con Monti presidente  si è trovato di fronte ad una eredità pesante. Occorreva cambiare marcia, dare qualche segnale in direzione  non solo del rigore che l’Europa conservatrice, dominata dai governi di destra, o di centrodestra per essere più precisi, ci ha imposto, governo Berlusconi  privo di ogni credibilità. Se è vero che  il professore ha recuperato credibilità, ha  restituito dignità e ruolo al nostro Paese è altrettanto innegabile che per quanto riguarda crescita, uguaglianza siamo rimasti all’anno zero. In particolare per quanto riguarda i problemi del lavoro, come ha detto Susanna Camusso, il segretario della Cgil che  Monti vende  fumo per gli occhi. Insomma si è tornati a trenta anni fa, come con la Thatcher imperante. Il Pd ha cercato di reggere l’urto, ha corretto provvedimenti ingiusti, sbagliati. Ma il Parlamento era quello dei Berlusconi, degli scilipoti, dei transfughi. Qui siamo.

Le primarie, una luce in fondo al tunnel

Ma, usiamo una espressione che piace tanto a Monti, alla fine del tunnel si vede una luce, un barlume. Le primarie del centrosinistra, Pd, Sel, socialisti, lista di Tabacci e Donadi, già Idv, i tre milioni e passa di elettori che si sono presentati alle urne, approvando la carta di intenti della coalizione di centrosinistra, assicurando un grande successo  al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani  candidato premier e poi i tanti altri  di nuovo tornati a votare per scegliere i candidati al Parlamento, sono un segnale che la situazione sta cambiando. Che la voglia di fare politica sta  tornando. Un barlume, ma di straordinaria importanza.,Perché il nuovo anno è destinato a segnare una tappa importante, storica, nella vista del nostro Paese. Si vota fra neppure due mesi per rinnovare Camera e Senato, Regioni come il Lazio, La Lombardia , il Molise, poi comuni come Roma . E una elezione che tutte le comprende riguarda il Capo dello Stato.Napolitano che termina il settennato lascia un grande vuoto. Certo il suo impegno continuerà nelle forme che la Costituzione prevede.  Ma in questi anni  ha dato molto al Paese. E’ stato un punto di riferimento nei momenti più difficili, in cui  si poteva smarrire la strada della democrazia. Si è mosso in un mare in tempesta, cercando di tenere ferma la barra del timone.

Con le elezioni  buona politica   e governo dei progressisti  

Ora che si intravede il ritorno possibile della buona politica spetta a noi, ai cittadini, prendere il timone nelle mani. Si va verso queste elezioni in un quadro preoccupante confuso con Berlusconi che torna, Monti che convoca riunioni segrete mentre parla di rinnovare la politica e mette insieme l’Udc di Casini e il Fli di Fini con transfughi del Pdl e qualcuno anche del Pd., Grillo che vuole il referendum sull’euro,  Ingroia che si mette alla testa di ciò che resta di Rifondazione, dei Comunisti italiani, dei Verdi e dell’Idv. Presenta una lista con il suo nome in gigantografia,  da far invidia a Berlusconi. Gli esponenti della società civile  che lo hanno appoggiato lo contestano perché ha accettato di candidare tutti i segretari dei partiti che hanno aderito alla lista. La Lega  accentua la sua politica antieuropea. Populismo, demagogia si sporecano. La coalizione di centrosinistra è l’unica certezza che abbiamo, per una alternativa, un governo dei progressisti. Cambiare si può Ora tocca a noi, ai cittadini decidere verso dove indirizziamo questo Paese. Le carte sono scoperte.

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